Come eravamo – 1

Pubblicato il 29 luglio 2016, da Realtà padovana

 Approfitterò del periodo estivo per proporvi qualche spunto storico sulla vita politico amministrativa padovana negli anni ’60/’70. Non per una operazione nostalgia ma con un’altra finalità. Far conoscere ai più giovani cosa voleva dire essere militanti o dirigenti dei partiti di allora. E su questa base cercare di riflettere insieme: quelle funzioni di servizio alla vita democratica che allora venivano svolte in forme diverse dai partiti come possono essere svolte nella contemporaneità?

In questi casi bisogna sempre evitare due errori: il primo è di ricordare solo le cose positive, mettendo tra parentesi errori e mancanze, il secondo è di pensare che gli strumenti di allora possano essere validi per il presente. Non è così: la società dei partiti di massa era una società diversa dalla società liquida del presente che richiede forme di rappresentanza e partecipazione diverse. Il nostro compito sarebbe di costruirle. Per far questo è sempre utile conoscere la lezione del passato. Naturalmente queste note non interesseranno chi pensa che la storia inizi con il proprio tempo.

Parlerò del partito in cui mi sono formato. La Democrazia Cristiana. Partito di massa e partito di governo. C’erano naturalmente altri partiti al governo della città, la cui storia sarebbe altrettanto interessante. Il Partito Socialista, che con la formazione delle prime giunte di Centro Sinistra a partire dal 1964 svolge un ruolo importante, i socialdemocratici che a Padova hanno sempre avuto un peso, il Partito Repubblicano, piccolo per numeri, ma ben inserito nei poteri cittadini. Poi c’è il grande partito di opposizione, il PCI, con una forte presenza popolare.

la mia prima tessera della DC

la mia prima tessera della DC

Come faceva la DC a prendere tanti voti a Padova? Negli anni ’60/70 tra il 48% del 1960 ed il 43,8% del 1970%. I motivi sono tanti, naturalmente, di politica nazionale e di politica locale. Non secondaria era la capacità di sviluppare una forte presenza organizzativa, forte e capillare nei vari ambienti in cui si sviluppava la vita comunitaria. Tanto per dare qualche numero: nella provincia di Padova a metà degli anni ’60 la DC aveva 204 sezioni. Non solo in tutti i comuni ma anche in quasi tutte le frazioni di quei comuni, anche perché la presenza organizzativa di una sezione contava al momento delle elezioni amministrative per essere poi rappresentati in Giunta e ottenere interventi per il proprio territorio. Gli iscritti superavano le 40.000 unità. La vita interna poteva essere più o meno attiva, a seconda anche della capacità dei dirigenti locali, però certamente non erano sezioni per finta, ma terminali veri di iniziativa politica.

Anche qui qualche numero per rendere l’idea. Sono relativi agli anni 1965 e 1965. Anni importanti perché nel 1964 c’è un turno di elezioni amministrative e si apre l’esperienza politica del centrosinistra, fortemente contrastata anche da alcuni settori della Democrazia Cristiana. In quei due anni si tengono nella provincia di Padova 452 riunioni organizzative, 373 dedicate ai temi amministrativi e 380 di aggiornamento politico, per un totale di 1205 manifestazioni. Un partito perciò che sviluppava una reale capacità di indirizzo per le proprie strutture territoriali e di partecipazione per gli iscritti.

Nel Comune di Padova erano attive una ventina di sezioni. La figura del Segretario di Sezione era una figura autorevole nelle propria comunità. Per la propria reputazione e capacità di rappresentanza prima ancora che per il ruolo politico. Ma poi diventava un riferimento per i cittadini: per lo svolgimento delle pratiche in Comune, per la segnalazione di opportunità di lavoro, per informazioni di ogni genere, consigli che venivano richiesti anche per le scelte familiari. Il Segretario di Sezione era affiancato da un “Direttivo” in cui finiva di essere spesso rappresentata la società locale così come era organizzata: vi era quello che faceva parte dei donatori di sangue, della società sportiva, delle strutture parrocchiali, la CISL, gli artigiani, ecc. Era questa capillarità di presenza che rendeva utile la vita democratica. Se un Sindaco andava in una sezione trovava lì rappresentata non tanto la struttura partitica ma la società nella sua interezza. Naturalmente il tutto era facilitato dal fatto che la DC era un partito al governo della città.

Strutture e modelli non replicabili nella società contemporanea. Ma tra quel quasi tutto di allora ed il quasi niente di oggi una via intermedia la si può trovare. Recuperando la sostanza di quella lezione: partiti non autoreferenziali ma capaci di stare nelle pieghe della società, dirigenti politici rappresentativi anche perché non facevano solo vita di partito ma erano qualcuno nelle loro comunità locali: sapevano ascoltare, aiutare, accompagnare. Perchè alla fine il confronto resta: elezioni amministrative 1970 partecipazione al voto 95,4%; elezioni amministrative 2014 70,6%: La democrazia è fragile anche per questo.

Sarebbe interessante se tra i lettori ci fosse qualcuno che avesse voglia di raccontare le proprie esperienze anche in altri partiti. Lo spazio è aperto.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

Scrivi un commento