Nel mondo democrazia minoritaria?

Pubblicato il 20 luglio 2016, da Nel Mondo

Ritorno a qualche commento dopo dieci giorni di vacanza in Sicilia. Tra mare e siti archeologici di eccezionale valore. Testimonianze del fatto che la globalizzazione non riguarda solo la contemporaneità, se i greci arrivavano ad insediarsi all’estremo occidente della Sicilia, lasciando l’eccezionale memoria di Selinunte e se la storia è rimasta la stessa: allora non diversamente da oggi la guerra per il controllo economico delle risorse, tra greci, cartaginesi, romani.

Le drammatiche vicende di questi giorni non possono essere contenute nella emozione che poi passa più o meno in fretta. Ci sarà purtroppo l’assuefazione al peggio? Il massacro di Nizza è purtroppo una normalità ripetuta in vaste aree del mondo.

Bisogna riflettere, ed organizzare risposte, su un punto fondamentale. Ciò che si sta realizzando, anche se facciamo fatica a riconoscerlo, è la fine di un lungo ciclo, avviato con la sconfitta delle tragiche dittature del XX secolo, che ha visto nella democrazia parlamentare, con le sue convenzioni costituzionali, le sue regole, i suoi strumenti di legittimazione, un valore condiviso dal popolo ed accettato come lo strumento per migliorare la propria vita. Democrazia efficiente, perchè accompagnata da larga ed organizzata partecipazione di popolo (partiti e sindacati) e da risultati concreti: più reddito, più diritti, più sicurezza…IMG_9428

Oggi c’è invece una enorme crisi di legittimazione e di leadership. Partecipazione bassa al voto, istituti di rappresentanza ai minimi termini, leader che durano una stagione, con le dovute eccezioni.

Diciamo la verità, la democrazia non fa più sognare, non è il cemento che tiene insieme una comunità. Brexit segnala una incapacità dei gruppi dirigenti di parlare al popolo e di averne fiducia, in Francia alle prese con ripetuti attacchi terroristici la figura di Hollande appare di una tragica inadeguatezza, pensare al tempo d’oggi di stipendiare un parrucchiere personale francamente è incredibile.

La democrazia può restare nelle sue forme esterne, ma vi è una torsione verso regimi di stampo autoritario. Se facessimo una statistica a livello planetario dovremmo constatare  che queste forme di governo, dalla Cina, alla Russia di Putin, a larghe parti dell’Asia e dell’Africa, sono quelle più affermate. La novità è che non sono più forme residuali in via di superamento, ma si sta affermando, di fronte alle angosce della contemporaneità, una domanda di una democrazia altra, senza intermediazioni, senza garanzie, affidata al carisma personale. Quello che sta succedendo in Turchia con l’epurazione e la privazione di ogni diritto a centinaia di migliaia di cittadini, senza processi e senza garanzie, lo dimostra. E’ un paese con una forza militare considerevole, che fa parte della Nato, che si sta trasformando in una dittatura.

Di questo dovremmo preoccuparci. Penso che sia chiaro a tutti che Trump potrebbe essere tranquillamente il vincitore delle presidenziali USA. Basterebbe qualche attentato per spostare il fragile equilibrio, e capiremmo che tipo di mondo si preparerebbe, tra regimi autoritari, nazionalismi esasperati, xenofobia e razzismo diffusi. Molto diverso dal mondo sognato dopo le tragedie delle guerre mondiali. Eppure la risposta non c’è. A nazionalismi, integralismi, guerre non si contrappone una vigorosa risposta democratica: appare piuttosto la ripetizione stanca e senza passione di riti formali.

Cosicchè anche il dibattito politico italiano appare inadeguato ed incapace di appassionare. Che passione può suscitare un referendum su modifiche costituzionali che diventano pret a porter, ad ogni maggioranza la sua Costituzione, invece di un patto tra cittadini, o una legge elettorale che si illude di creare la governabilità giocando sui numeri della rappresentanza piuttosto che sulla convinzione del popolo? Tutte cose pensate in un altro contesto, drammaticamente superate dagli eventi che stanno avanzando.

Mi piacerebbe un PD capace di organizzare una iniziativa su questi temi, e forse questa sarebbe la strade per ritrovare unità e capacità di parlare al popolo.

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2 commenti

  1. Pierluigi Petrini
    20 luglio 2016

    Analisi perfetta. Del resto non è un caso se sei ormai un rottame politico.


  2. Paolo
    22 luglio 2016

    Caro Pierluigi, grazie. Infatti, però le idee sono più difficili da rottamare degli uomini…


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