Sinistra svegliati: è cambiata l’agenda del mondo

Pubblicato il 27 luglio 2016, da Nel Mondo

80 morti in Pakistan. Un prete di 86 anni ed una suora sgozzati in Francia. Che si aggiungono ai tanti martiri cristiani in Medio oriente, assassinati più o meno nel disinteresse generale. Un pazzo in Giappone. Davvero la questione è più complessa della visione semplificatoria “noi e loro”. Islam contro Occidente. Piuttosto vale l’analisi di Papa Francesco, prontamente accantonata dai potenti perché troppo scomoda, della presenza di “una guerra mondiale a pezzi”.

Della guerra combattuta dall’Isis sul territorio tra Siria e Irak i media non ci raccontano più nulla, il che è molto singolare. Però dobbiamo purtroppo ammettere che per la guerra psicologica, che sempre accompagna la guerra delle armi, dei morti, dei civili assassinati, l’ISIS ha messo a segno due vittorie importanti.

La prima consiste nel fatto che la campagna di morte lanciata dall’ISIS è entrata nel quotidiano dell’Occidente. Paura, angoscia, rancore fanno parte nel vissuto del mondo occidentale. E’ un fatto nuovo. Anche quando il terrorismo non c’entra come a Monaco scatta ormai un riflesso condizionato e tutto viene riportato ad un potere incontrollato dell’ISIS. Che può organizzare gli attentati o semplicemente usare lupi più o meno solitari, dalla mente bacata, che diventano però soggetti planetari, sostenuti da un sistema comunicativa pervasivo, non controllabile, deresponsabilizzato. Menti deboli che si sentono protagonisti sulla scena mondiale e tanto basta a dare senso alla loro vita disperata. Qui bisogna anche dire che finora troppo debole è stata la reazione del mondo mussulmano. Le condanne formali ci sono state ma è mancata finora una iniziativa in cui i responsabili delle comunità tolgano acqua ai terroristi ed alle azioni preparatorie di reclutamento dentro le moschee.

La seconda, conseguente, è che è profondamente cambiata l’agenda politica del mondo occidentale, con il crescere a dismisura di una reazione che va in direzione della chiusurrouen_chiesa-1000x600a, della xenofobia, della ricerca dell’uomo forte, ecc. Esattamente ciò che serva all’ISIS, che ha bisogno di un mondo basato sulla guerra, sullo scontro fisico e culturale, sulla paura, sul sentimento di assedio. Penso che sarebbe facile prevedere cosa succederebbe politicamente in Francia se si andasse a votare e il fenomeno Trump può esistere solo in una America spaventata.

Il punto è che a questo nuovo scenario la destra dà delle risposte. Non sono soluzioni reali ma sono risposte che paiono adeguate a fasce crescenti di opinione pubblica: chiusura, autodifesa, neo nazionalismi, ordine e sicurezza, anche limitazione delle libertà per difendersi.

La sinistra non ha organizzato ancora una risposta. Sul punto specifico oscilla tra la minimizzazione del fenomeno ed un generico atteggiamento di solidarietà, che non riesce però a misurarsi culturalmente con la vastità e la profondità del fenomeno: migrazioni storiche e sfruttamento di queste migrazioni come veicolo di terrorismo (anche usando il canale dei profughi per far entrare terroristi, sfruttando il fenomeno per far crescere le paura). La Francia è più di altri sotto attacco, ma emergono purtroppo i limiti delle risposte, anche sul piano della sicurezza: a Nizza la mancanza di un blocco degli accessi, che avrebbe impedito l’uso del tir, a Rouen l’assassino è un delinquente teoricamente sotto controllo e già noto.

Perchè poi le paure del terrorismo si uniscono al senso di insicurezza sul futuro derivante dalla permanente crisi economica che ha duramente colpito i ceti popolari di tutto l’occidente. Non solo diseguaglianze crescenti ma soprattutto impoverimento e peggioramento delle aspettative. Il cambiamento delle prospettive per il lavoro, i redditi familiari: una potente trasformazione degli assetti sociali a cui la sinistra per il momento non ha saputo dare risposte. Sostanzialmente pensando che fosse una fase transitoria, ma globalizzazione finanziaria e crescita esponenziale di piattaforme produttive fuori dall’occidente ha creato nuove diffuse emarginazioni, povertà, privazione di senso. C’è qualcosa di tragico nel vedere che i ceti popolari più provati non vedono più nella sinistra (che sia al governo o all’opposizione) il difensore ed il rappresentante dei loro interessi, ma si rivolgono alla destra. In un bell’articolo sul Corriere di lunedì Antonio Polito richiama tutti i liberal a questa riflessione: “le èlite politiche hanno bisogno di un linguaggio e di una strategia per curare le ferite dei loro elettorati. E ne hanno bisogno subito perché per quanto possano irriderli i loro avversari stanno vincendo”

Insisto: se il dibattito interno del PD si misurasse su queste cose grandi e necessarie piuttosto che su aspetti minuscoli e collaterali, si potrebbe ricostruire un campo di reale unità e convergenza. Certo colpisce che mentre il palcoscenico mondiale ci rappresenta tanti drammi la sinistra in parlamento è impegnata nella liberalizzazione della cannabis. Problema che esiste, e tuttavia, quale distacco dal popolo.

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1 commento

  1. Willyco robin
    27 luglio 2016

    Molte delle tue osservazioni le condivido, Paolo, solo che tu parli di una sinistra che non è il PD e allora bisogna chiedersi : cosa pensa il centro riformista che è nel PD? Come pensa di affrontare i problemi che si affacciano in Europa e nel mondo visto che governa? Perché esso è soggetto ad un vaglio elettorale che misurerà le soluzioni, molto meno la sinistra che non solo è divisa (e irrisa, cosa pessima in politica) ma che anche quando propone soluzioni ha comunque tempi più lunghi della destra. Mi colpisce il fatto che i discorsi di “sinistra” di papà Francesco abbiano così tanto consenso, credo che da un lato colmi un vuoto per tutti quelli che hanno un po’ di umanità ma dall’altro si proiettano in avanti, nel futuro che non ha verifiche elettorali, ecco la sinistra pone problemi di più lunga visione e le soluzioni si incardinano in quel processo che sta cambiando il mondo. Nel lavoro, nella democrazia, nei rapporti tra uomini. Se si considera che magari hanno ragione gli economisti che dicono che la crisi sarà secolare, cosa cambia per il centro e per il riformismo? Per la sinistra è più agevole proiettare in avanti, visto che non vince, ma per chi vuol vincere come si affrontano sul serio i problemi? Ecco, sono d’accordo con te che nel PD non si parla di queste cose, ma neppure del Veneto o di Padova si parla davvero e vorrei che qualcuno mi dicesse come si intendono affrontare qui le crisi secolari o meno, se è strutturale che la zona industriale sia un insieme di vendesi e affittasi, se c’è una prospettiva di cambiamento che riguardi chi è povero, impaurito, senza un futuro personale. Questo mi interesserebbe, ma forse interessa anche a Te.


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