Urbinati inurbana e la boria intellettuale

Pubblicato il 6 ottobre 2016, da Politica Italiana

Questa volta partiamo da una parola ormai quasi in disuso: albagìa. Secondo la definizione del Vocabolario Treccani albagìa s. f. [forse der. di alba1, attraverso il sign. di «vento dell’alba»]. – Alterigia, presunzione, boria che deriva da una considerazione troppo alta di sé: trattare, presentarsi con a.; essere pieno d’a.; hanno quattro soldi, e li spendono per vanità, per a. (Goldoni).

Mi è venuto in mente questa parola leggendo la sprezzante lettera di Nadia Urbinati al Direttore di Repubblica. L’esimia professoressa, mente brillante, secondo la definizione di Wikipedia è un’accademica, politologa e giornalista italiana naturalizzata statunitense. Insegna alla Columbia University di New York Scienza Politica. Ha certamente tutti i titoli per parlare, ma la professoressa minaccia il Direttore Mario Calabresi di non comprare più Repubblica, che si è resa complice di una grave offesa all’intelligenza degli Illuminati. Ha consentito che Eugenio Scalfari scrivesse che nel confronto Renzi/Zagrebelsky il giovane Matteo era risultato vincitore. Impossibile per la professoressa che un “furbettino semianalfabeta” abbia la meglio su “un finissimo intellettuale”.

E con ciò si dimostra quale idea della democrazia abbiano alcuni finissimi intellettuali che della democrazia si riempiono costantemente la bocca ma che fanno una grande fatica ad accettare che un presunto furbettino semianalfabeta possa contare come un finissimo intellettuale.platone

Intellettuale che non deve essere in questo caso finissimo se pensa che un Presidente del Consiglio possa essere un semianalfabeta. Forse Matteo Renzi avrà meno tempo per dedicarsi ai raffinati studi della Prof. Urbinati, ma certo governare un grande paese come l’Italia richiede qualche virtù e qualche capacità. E con più umiltà la prof. Urbinati, dall’alto della sua prestigiosa cattedra, potrebbe riflettere su quali siano gli impegni, le scadenze, i nodi che deve affrontare un Presidente del Consiglio. E ad esempio abbiamo visto con il prof. Monti che non sempre all’elevatezza accademica corrisponde capacità politica e di governo. Si può dissentire su tutte le scelte politiche di Renzi o di qualsiasi altro leader politico, ma pensare che chi in base alle procedure costituzionali in vigore venga eletto Presidente del Consiglio sia un semianalfabeta significa disprezzare anche la democrazia. Che per questi Illuminati è lodevole solo se il popolo si presta a prostrarsi di fronte alla loro intelligenza. Se sceglie uno di Loro. E se questo uno è oggetto di un culto più che di un consenso.

Del resto dove possa condurre la boria intellettuale ce lo attesta Gaetano Salvemini. Anche lui “finissimo intellettuale”, insegnante anche lui negli USA. Vero antifascista costretto a fuggire dall’Italia sotto il fascismo. Tutte qualità che non gli impedirono di prendere un granchio gigantesco, accecato appunto dalla propria presunzione, quando durante i lavori della Costituente nel 1947 scrivendo ad un amico dava questo giudizio sulla Costituzione (quella considerata intoccabile in ogni sua parte): “ una alluvione di scempiaggini … I soli articoli che meriterebbero di essere approvati sono quelli che rendono possibile emendare o prima o poi quel mostro di bestialità… Da quelle scempiaggini sta per uscire la costituzione più scema che sia mai stata prodotta dai cretini di tutta la storia dell’’umanità”.

Purtroppo c’è chi ci propina ripetuti allarmi su una inesistente deriva oligarchica ma con le argomentazioni che offre dimostra di essere fermo alla “Repubblica” di Platone, in cui gli unici titolati a governare sono i filosofi, che possono usare a fin di bene anche delle menzogne Come dice il Dizionario di Filosofia Treccani “Esemplare è la concezione delle unioni sessuali, regolata e ‘pilotata’ dai governanti mediante l’impiego di menzogne (usate come «farmaci» a fini politici; 459 c) affinché «i migliori» si uniscano «alle migliori» e «i più mediocri con le più mediocri» e lo Stato provveda, in seguito, ad «allevare la prole dei primi, non quella dei secondi», affinché sia conservato il numero necessario di governanti e guardiani”.

Meglio La Repubblica di Mario Calabresi, che non sarà un finissimo intellettuale appartenente alla casta intellettuale autoriconosciuta ma è un signor giornalista ed un uomo per bene, e offre su Repubblica una tribuna per il Sì e per il No, convinto che “il valore della convivenza e del dialogo sono fondanti in democrazia e bisogna cercare di aprire gli spazi”.

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5 commenti

  1. Stefano
    6 ottobre 2016

    Grazie, Paolo. Grazie mille, duemila, diecimila… Da parte di uno che non si vergogna di fare il mestiere dell’intellettuale (e diversi altri) ma si vergogna della spocchia (dell’albagia, come dici) che lo accompagna in troppi e troppe, del tutto ingiustificatamente. Urbinati non è nuova a queste uscite. E, davvero, non se ne può più di questa gauche caviar rappresentante di una assai discutibile aristocrazia (che è finita per sua colpa ai tempi della Rivoluzione francese: speriamo finisca anche questa, senza sangue, ma con un po’ di decenza).


  2. Paolo
    6 ottobre 2016

    Caro Stefano, grazie. Gli intellettuali dovrebbero aiutare il popolo a comprendere, non emanare fatwa contro chi non si prostra al loro sapere intelelttuale


  3. pierluigi petrini
    6 ottobre 2016

    Caro Paolo non ho letto quanto scritto dalla professoressa Urbinati ma ritengo che la qualifica di semianalfabeta riguardasse l’ignoranza di quel sapere politologico a cui lei ha dedicato i propri studi, così come Rodotà, Zagrebelski, Pace, Azzariti, Carlassarre, Villone, Ferraioli e tanti altri. Effettivamente anche in me, che non sono un professorone e nemmeno un professore, nel leggere di fronte alla riforma Boschi-Renzi tracima l’albagia. L’ignoranza, l’approssimazione, la superficialità con cui si immagina che possa funzionare quel parlamento da parte di persone che in un aula parlamentare non hanno mai seduto non può non far nascere in chi ne ha una lunga esperienza un moto di insofferenza che agli occhi di chi non possiede quel sapere o quell’esperienza possono apparire presunzione, boria, alterigia. Non nascondiamoci dietro a un dito, non facciamo facili e demagogici richiami alla democrazia quasi fosse un sapere diffuso, una intelligenza collettiva. Io non mi metto a discutere con un fisico di antimateria, non pretendo di fare le pulci ai calcoli strutturali di un ingegnere, non pretendo di ribaltare le diagnosi di un luminare della medicina, neppure do consigli tecnici al mio idraulico o all’elettricista. Il disprezzo del sapere è la causa prima del nostro decadimento etico.


  4. Pino
    6 ottobre 2016

    Quindi, signor Petrini, gli unici a poter modificare la costituzione sono i costituzionalisti? Mi sembra molto poco costituzionale…


  5. Tostato Francesco
    6 ottobre 2016

    Ben detto Paolo . Sottoscrivo in pieno


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