Tina Anselmi: impegno e rigore da veneta ostinata

Pubblicato il 2 novembre 2016, da Politica Italiana

Il Mattino di Padova, 2 novembre 2016

Riporto qui il mio ricordo di Tina Anselmi pubblicato sui quotidiani veneti del gruppo Finegil. L’eredità politica e morale di Tina è naturalmente a disposizione di tutti e magari ci fossero più politici che si facessero ispirare dalla sua tempra morale. però di fronte a qualche tentativo di falsare la storia bisogna ricordare che la Anselmi è stata democristiana finchè c’è stata la DC e poi ha accompagnato attraverso l’Ulivo, il PPI e la Margherita la nascita del PD

Tina Anselmi è stata una grande donna. Nella dimensione pubblica, nelle scelte della vita che ha saputo sempre fare con rigore esigente. Fin da quando a 17 anni decide di fare la staffetta partigiana: sceglie il nome di battaglia di Gabriella, perché “anch’io come l’Arcangelo Gabriele portavo messaggi”. Poi l’Università Cattolica, la scelta di divenire sindacalista della Cisl, categoria tessili. Ricordo un incontro che molti anni più tardi fece con un gruppo di giovani democristiani, in cui ci parlò delle drammatiche condizioni del lavoro femminile nelle filande negli anni del dopoguerra: “voi non potete capire cosa fosse dover lavorare tutto il giorno con le mani piagate sempre immerse nell’acqua delle bacinelle e nessuno che ti difendesse”. Nel 1968 entra in Parlamento, nel 1976 è Ministro del lavoro, primo Ministro donna in Italia e poi Ministro della sanità. Epoca di grandi riforme, in cui la politica ha il volto credibile di cambiamenti che entrano nella vita delle persone migliorandole. Infine la Presidenza della Commissione P2. Forse la più dura prova nel suo impegno politico. Mi raccontò il dott. Di Ciommo, che di quella Commissione fu segretario, come rimase subito impressionato dalla forza morale di questa donna che sotto l’apparenza di una donna semplice e alla mano aveva un carattere d’acciaio. Anna Vinci, brava giornalista, ha raccolto in un libro tutti gli appunti che l’Anselmi vergava ogni giorno. Ne emerge un quadro drammatico delle pressioni a cui l’Anselmi dovette resistere per non fermarsi sulla strada dell’accertamento della verità. Annota il 12 marzo 1982, alla notizia apparsa sulla stampa di un accordo DC/PSI per una rapida conclusione dei lavori, senza che lei ne fosse informata “un accordo al fine di coprire i responsabili di tanti fatti sui quali occorre fare luce… In ogni modo andrò avanti e cercherò che questo disegno non si realizzi…Non c’è un limite morale e politico nel compromesso politico?” E’ veramente il ritratto di Tina Anselmi. Accorta e tutt’altro che ingenua, consapevole dei baratti che potevano intervenire. Ma ostinata: “cercherò che questo disegno non si realizzi”. Non c’è dunque un limite? Per Tina il limite c’è stato e netto, e questa è stata la sua forza.anselmi2

Termina la sua vita nelle istituzioni nel 1992. Ancora relativamente giovane, a 65 anni, senza bisogno di rottamazioni. Avrebbe potuto dare ancora molto, perché restava una persona a cui la gente comune della sua terra voleva un gran bene. E forse attraverso di lei sarebbe potuto cambiare la storia politica del Veneto. Nel 1995 con le prime elezioni dirette del Presidente della Regione. Era naturale candidare Tina, espressione di quella vasta piattaforma politica che poi si sarebbe espressa con l’Ulivo. Se ne parlò, si registrò anche un consenso molto ampio, ma poi si preferì la candidatura di Ettore Bentsik e ci fu la testarda decisione di Rifondazione Comunista di presentare un proprio candidato. Per la cronaca vinse Galan con il 38,2%, Bentsik con una dignitosissima campagna elettorale fece il 32,3%. E’ facile immaginare che con la candidatura di una personalità come Tina Anselmi, più popolare ed in sintonia con il popolo del centrosinistra che stava costruendo il progetto dell’Ulivo e la confluenza dei voti di RC il risultato sarebbe stato diverso. Anche in questa occasione non vi fu alcuna lamentela pubblica di Tina.

Conservo una sua bella lettera che mi scrisse dopo la mia elezione a Senatore, in cui mi ricordava la pesantezza del dovere che si assume entrando in Parlamento, mi ricordava che il Parlamento è il luogo dove si difende la libertà che è il dono più grande che abbiamo e che non si deve mai perdere il contatto con le persone che si rappresentano. Non guardare agli onori ma ai doveri.

Una donna forte, dal tratto gentile, a cui era impossibile non voler bene. Gentile, ma capace di indignarsi contro le ingiustizie del mondo e le piccolezze della politica. Un lampo dei suoi occhi azzurri bastava a far capire.

 

Paolo Giaretta

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , ,

Scrivi un commento