Vincere a Padova, per il bene della città

Pubblicato il 26 gennaio 2017, da Realtà padovana

Ha fatto molto bene Sergio Giordani a rompere gli indugi, ad annunciare la disponibilità a candidarsi a Sindaco e ad accettare anche la procedura delle primarie. Anzi a chiederle.

In questo modo si stronca quella specialità che nello schieramento progressista è molto diffuso: infinite discussioni di carattere metodologico in cui si dà il peggio di sé, scarsissima attenzione ai temi programmatici, alle loro compatibilità all’interno della costruenda coalizione, ecc., in cui perciò si preparano le condizioni della sconfitta, dando fin dall’inizio una immagine di divisione, tra l’altro su temi che alla gente comune interessano poco o niente. Era già partito il film della propaganda faziosa, rappresentando Giordani come il candidato dei salotti contrapposto al candidato della gente, degli accordi di vertice contro le votazioni assembleari. Questo film è già finito grazie alla scelta fi Giordani: primarie ed una idea chiara della base politica su cui vuole lavorare, Pd, coalizione civica, partitini di centro, liste civiche vere e di varia natura.

Bene, ora si è rimosso questo ostacolo. Si vedrà naturalmente se gli altri partner saranno d’accordo, anche perché non mancava chi chiedeva metodi nuovi, partecipazione in pubblico, ma in privato raccomandava di non farle.

Se poi le primarie si faranno e si confrontassero Sergio Giordani ed Arturo Lorenzoni avremmo due candidati davvero significativi e credibili. Con storie ed esperienze diverse, con sensibilità differenti ma non alternative. Con le primarie i cittadini li conoscerebbero meglio, perché sono nuovi all’impegno nella politica, sono ben conosciuti nel loro ambiente ma possono arricchirsi con un confronto più largo con la città. Sono due persone per bene che costituirebbero un ottimo ticket da presentare agli elettori per le elezioni che contano davvero, quelle comunali.

Siccome ci sono a Padova precedenti negativi è essenziale evitare gli stessi errori della volta scorsa. Perciò:giordani

Primarie con una solida base programmatica condivisa. Un documento condiviso che è la base per giustificare primarie non divisive e non opportunistiche. Ci saranno le specificità, le diverse personalità dei candidati, ma le primarie sono un fatto pubblico. E questo sarebbe il lavoro da sviluppare con urgenza nelle prossime settimane tra tutti quelli, partiti e movimenti, che vogliono partecipare alla sfida. Agli elettori, anche a quelli che non andranno a votare si deve offrire una idea chiara di città, compatibile, con la rassicurazione che lo schieramento è vero e solido e non si assisterà allo spettacolo indecoroso della volta scorsa, con l’utilizzo delle primarie per delegittimare l’amministrazione uscente e con la conclusione di una contrapposizione elettorale. Primarie sulle persone, certo. Ma anche primarie delle idee, in cui le idee che ognuno apporta non vengono usate per delegittimare l’altro concorrente, ma semmai per convincerlo ed allargare il perimetro della condivisione.

Le primarie sono una cosa seria, da non utilizzare per la vanità personale o semplicemente con candidature minori per assicurarsi visibilità in previsione della raccolta di voti o preferenze alle elezioni. Per cui hanno senso nella misura in cui si propongono agli elettori non la frammentazione delle ambizioni individuali ma le due polarità vere della coalizione. Spetterà ai partiti ed ai soggetti definire regole e scelte, ma è evidente che le polarità sono due e due dovrebbero essere i candidati.

 L’elettorato ha memoria più di quanto sembri, perciò bisogna rimuovere l’ostacolo della memoria della volta scorsa. Primarie, risultato chiaro e certo e poi ognuno per conto suo, prendendo in giro gli elettori. Questa volta (non è questione di regole ma di affidabilità) i candidati si rendano personalmente garanti che qualsiasi sia il risultato il perdente si impegnerà nella campagna elettorale a sostegno del vincente. Definendo magari anche i ruoli, ad esempio sarà il vice Sindaco, se vinceremo. Il tutto presentato in una bella conferenza stampa, in cui si presenta la base programmatica, si fa ben capire che l’avversari vero è Bitonci, si fa capire che i due candidati sono persone leali che stimano il proprio contendente. E con una conduzione della campagna delle primarie reciprocamente rispettosa, in modo da rendere poi naturale la confluenza elettorale.

Se fatte così serviranno, prepareranno la campagna elettorale, facendo conoscere bene specificità e personalità dei candidati. Diversamente servirebbero a preparare solo il ritorno di Bitonci

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2 commenti

  1. Giovanna Pirolo
    26 gennaio 2017

    Perfettamente D’accordo con te, Paolo,che ricordo sindaco in gamba e amabile.
    Vorrei che persone come te fossero ancora disponibili, come ricordo con rimpianto , ma anche con speranza , Prodi e Letta .
    Dattevi da fare, per piacere!
    Un abbraccio
    Giovanna


  2. Tostato Francesco
    26 gennaio 2017

    Ok concordo ma bando alle nostalgie del passato.Padova ha bisogno di un programma alternativo a Bitonci che punti ad una città aperta coesa nei suoi componenti economici e culturali rappresentato da leader di specchiata onestà competenza e coraggio di intraprendere vie nuove senza rinnegare il passato ma senza ripensamenti e nostalgie di un passato da custodire ma anche da superare .Paolo può essere un ottimo mettono c le primarie e per la scelta dei candidati ma turniti fuori da ogni endorsement perché come avvenne per Rossi con Zanonato potresti ottenere l’effetto contrario. I cittadini vogliono novità e autenticità e non sono come i militanti che affezionano al capo, anzi.


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