Momenti difficili, lungimiranza poca

Pubblicato il 20 maggio 2017, da Politica Italiana

Ho sempre assistito con una certa preoccupazione all’infinito dibattito sulle leggi elettorali che da ormai più di vent’anni affligge il paese. Non perché anche ora non comprenda quanto decisiva sia per la vitalità democratica l’efficienza delle leggi elettorali, in termini di capacità di rappresentanza e di rafforzamento della governabilità e stabilità.

E tuttavia non poteva restare senza effetti questa idea di una costante riproposizione all’opinione pubblica che la presenza di una maggioranza parlamentare possa essere affidata ad una sorta di manipolazione più o meno raffinata del voto. Se la maggioranza politica non c’è nel paese non la si conquista con più convincenti proposte politiche ma affidandosi all’aritmetica.

Ma se a lungo si teorizza che la maggioranza parlamentare possa essere diversa dalla maggioranza delle opinioni degli elettori non meravigliamoci poi se passa l’idea di una delegittimazione del concetto stesso di rappresentanza parlamentare. Che anche il processo elettorale sia frutto sostanzialmente di trucchi e manipolazioni di convenienza. Perché ci sono le raffinate analisi tecniche ma ci sono anche i più volgari sentimenti…

Che poi modelli teorici perfetti all’applicazione pratica possano mostrare enormi difetti lo dimostra l’evidenza empirica. Per anni gli esperti mi hanno spiegato le virtù del modello spagnolo, e la Spagna è stata costretta a votazioni ripetute e oggi si regge con un governo popolare di minoranza con l’obbligato (e costosissimo) appoggio esterno dei socialisti. In Francia si vedrà se con la nuova articolazione partitica Macron riuscirà ad assicurare alle prossime legislative una maggioranza al suo governo o se ne potrà uscire la necessità già vissuta con la cohabitation a suo tempo resasi necessaria con Mitterrand. In Germania si è resa necessaria una grosse koalition, con forte sacrificio dei socialdemocratici In Gran Bretagna escono governi certi (quasi sempre) ma con una fortissima limitazione della rappresentanza, con esclusione dal parlamento di forze politiche ad elevato consenso, causa non ultima anche poi del voto di protesta con la Brexit.

Le leggi elettorali possono aiutare la formazione di maggioranze, ma non possono dare forza alla politica se è strutturalmente debole. E così con forze politiche deboli o indebolite, con poca lungimiranza, con l’idea che la politica sia vincere domani disinteressandosi del futuro è davvero difficile fare leggi elettorali. Perché ogni forza politica guarda alla possibilità di vincere alle prossime elezioni, disinteressandosi dei danni di sistema. Illudendosi che il conto lo paghi qualche altro.

Leggo giudizi durissimi da parte di Roberto Speranza sulla ultima proposta di legge elettorale avanzata dal PD. “Legge da bari” nientemeno in una intervista a Huffington Post, in cui si accompagnano pesanti minacce sulla vita del Governo Gentiloni. Capisco il nervosismo per il fatto che lo spazio elettorale per Articolo 1 appaia molto ristretto, ma bisognerebbe usare un linguaggio pubblico un po’ più previdente. Perché se l’accordo non si fa si andrebbe a votare con la peggiore delle leggi elettorali, non votata dal parlamento, iperproporzionale che certamente non darebbe nessuna maggioranza politica per un futuro parlamento. La legge dell’azzardo.

Il giudizio dovrebbe avvenire con un confronto. Andiamo in direzione di un miglioramento o di un peggioramento? Ad essere in buona fede il miglioramento ci sarebbe. Prevedere metà di collegi uninominali riporta in vigore la virtù del Mattarellum, in cui la personalità del candidato locale contava eccome. Restano per metà liste bloccate ma almeno con collegi piccoli e liste corte, in cui può ancora contare la personalità dei concorrenti. Si elimina la possibilità per gli eletti in più collegi di scegliere il collegio di elezione, influendo sul risultato finale degli eletti. Ci sarebbe una soglia di accesso un poco più alta facilitando lo spirito di coalizione. Certo difetti restano, bisognerebbe anche vedere come il PD sarebbe capace di rispettare lo spirito della legge, con primarie vere e rispettate dalle segreterie. Ma negare che vi siano passi in avanti è contrario ad uno spirito di verità.

P.S. Non può passarsi sotto silenzio che nel giro di tre giorni tre personalità, che potrebbero da alcuni disinvolti cinguettatori politici essere considerati dei gufi importuni, vale a dire Prodi, Napolitano e Veltroni, hanno sia pure su temi e con modi diversi, pronunciato parole molto pesanti contro una certa idea del renzismo come rivincita contro tutti. Stiamo attenti perché si può vincere molto bene nel Partito, ma perdere molto male nel paese.

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