Produrre, e costruire nella comunità

Pubblicato il 5 maggio 2017, da Veneto e Nordest

Storie potenti, prepotenti, irrilevanti. Di queste storie ne parliamo domani a Vicenza, auspice la libreria Galla, con due che la sanno lunga, come Ferruccio de Bortoli, che da Direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore ne ha parlato molto, e Cesare De Michelis, che il Veneto lo conosce in profondità. Con testimoni come Mario Carraro, Maurizio Castro e Federico Visentini. Un appuntamento costruito con una azienda produttrice di cultura euna rete di associazioni culturali, nello stile di un Veneto che condivide. Titolo aggressivo forse, ma in realtà si parla di manifattura a Milano e nelle Venezie. Due aree economiche diverse ma egualmente decisive per le capacità produttive italiane.

In fondo la storia recente del Veneto ci presenta appunto storie di questo tipo. Storie potenti, di capitani di impresa che hanno saputo affrontare con successo la sfida della globalizzazione, innovando, ampliando mercati, costruendo alleanze. Storie prepotenti, pensiamo alle disgraziate vicende bancarie, con imprenditori fattisi banchieri, trovando complicità diffuse e silenzi interessati, pensandosi più furbi di tutti ed intoccabili. Una prepotenza tradottasi in un danno gravissimo per tante famiglie ed imprese venete, distruggendo ricchezza, fiducia, circuitazione finanziaria positiva. Come una supertassa su imprese e famiglie.

Anche storie irrilevanti. Di una borghesia produttiva che pure opera in un mondo economico che vive di export, di globalità, di apertura, ma che poi nel discorso pubblico sembra condividere l’idea di un mondo fatto di barriere, di localismi, di autosufficienze, di neo nazionalismi. Diventando appunto irrilevanti. Anche con la singolare novità di un mondo associativo dei produttori sempre più diviso, ed anche per questa via con il rischio dell’irrilevanza. Oramai fanno più notizia le fratture delle varie Confindustrie o degli Artigiani che le proposte.copielloproduttori

Bisogna cercare di tornare alle storie potenti. Le potenzialità ci sono tutte. Nelle storie di singole imprese, esperienze di start up vincenti, di costruzione di modelli di welfare aziendale innovativi, di reti di imprese che superano il concetto dei distretti produttivi, adattandolo al mondo globale.

Abbiamo bisogno di storie potenti anche nella dimensione collettiva. Parliamo tanto di identità. Parola ambivalente. Con una accezione positiva, che può significare coscienza di sé, delle proprie specificità e risorse. Ma troppo spesso usata con una illusione difensiva. Inseguendo fattori identitari che sono esistiti ma non esistono più. Una idea di società di un passato ormai lontano, di leganti sociali che sono appassiti, Dovremmo usare più spesso la parola appartenenza. Questa sì generativa di futuro. L’appartenenza ad una comunità di destino, in cui il passato conta, nelle sue eredità culturali e sociali, ma conta molto anche un futuro da costruire insieme. Che è poi la storia vera del Veneto profondo, che ha fatto santi propri due Santi “foresti” come San Marco e Sant’Antonio, che si è formato alla scuola esigente della Repubblica Veneta, grande perché metteva insieme storie diverse, che è uscita da povertà secolare andando per le strade del mondo senza perdere le proprie radici sapendole rinnovare.

Storie potenti perciò, da rinnovare con coraggio. Liberandosi delle paure che distruggono senza costruire.

Paolo Giaretta

 

Produttori a Milano e nelle Venezie. Storie potenti, prepotenti, irrilevanti

Vicenza, Palazzo delle opere sociali, Piazza Duomo, 6 maggio ore 9.30

Ne parlano Ferruccio De Bortoli e Cesare de Michelis, con Mario Carraro, Maurizio Castro, Federico Visentini

Un evento di Galla 1880, Ares, Forgiare le Idee, Sentieri Veneti, Politica in regola, Tages

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