w la France, e lezioni per l’Italia

Pubblicato il 8 maggio 2017, da Nel Mondo

A dispetto dei sovranisti e degli antieuropeisti l’Europa esiste eccome nella coscienza popolare. Lo testimonia il fatto che tanti cittadini europei stanno festeggiando sentendo la vittoria francese come propria. Perché ci si sente parte di un destino comune e si pensa che l’elezione di Macron possa significare un nuovo inizio anche per l’Europa.

Ha scritto Calabresi: “Macron ha vinto perché ha fatto una scelta di campo molto chiara e molto netta. Non ha inseguito i populismi, perché ormai in quel campo è pieno: ci sono solo posti in piedi. Ha occupato l’altra parte del campo, dicendosi europeo, parlando di futuro e di speranza”. Parole da meditare molto per la situazione italiana

Una vittoria ampia, leggeremo tutti i commenti e le analisi su tutti i quotidiani europei (ulteriore conferma dell’esistenza di una opinione pubblica europea), dentro la vittoria possiamo e dobbiamo leggere anche due questioni per il futuro. C’è una alta astensione e un numero molto elevato tra bianche e nulle (8%). Cosa normale in un sistema a doppio turno, ma bisognerà poi capire se Macron avrà con le elezioni legislative una maggioranza parlamentare: cosa succederà di En Marche, come i socialisti riusciranno ad uscire dalla crisi. Dal punto di vista strutturale il voto segnala che Le Pen è più forte nel voto operaio ed in quello delle persone economicamente più deboli. Un bel problema a sinistra, in tutto il mondo occidentale, segno di una sofferenza sociale che la sinistra fatica ad interpretare.macronvittoria

Per noi italiani è spontaneo il paragone con Renzi. Stessa energia giovanile, stesso coraggio nell’andare oltre il già conosciuto. In realtà però le storie sono molto diverse. Macron conquista il potere dal centro: è un gran commis dello Stato, formatosi nella mitica ENA. Arriva alla politica dalla tecnica, selezionato dalla politica, diventando per questa strada Ministro. Ha una esperienza rilevante dentro il privato. Renzi è un politico puro (direbbe Berlusconi: non ha mai lavorato) che parte dall’esperienza politica di base e dalla periferia conquista il centro. Macron per vincere fonda un nuovo partito, Renzi scala un partito esistente per cambiarlo da dentro. Comunque due personalità che influiranno nella nuova Europa che è ora possibile costruire davvero. E Renzi ha alle spalle l’esperienza di mille giorni di governo da leader. Su Macron si vedrà.

Renzi è ora nella pienezza dei poteri di Segretario. Sarà un necessario nuovo inizio o semplicemente la chiusura di una parentesi dopo la sconfitta del referendum per proseguire tal quale? A parole Renzi parla di un nuovo cammino, ma nei fatti mi sembra che, essendo molto difficile cambiare il proprio carattere, la sconfitta referendaria non abbia insegnato molto.

Infatti si inizia con un messaggio chiaro al governo, utilizzando due argomenti diversi (una norma sulla legittima difesa oggettivamente mal scritta ed una norma sul telemarketing (?!) tra l’altro scritta dal Governo Renzi). Il messaggio è chiaro: sui tempi del governo si vedrà, ma sia chiaro che governo io e Gentiloni è uno che deve tenermi occupato il posto.

Sulla direzione nazionale si conferma l’idea di un partito senza contrappesi. C’è un leader, gli organi devono solo eseguire. Il sogno di un partito senza discussione. Legittimo chiedere che i dirigenti di partito non mettano in discussione la leadership acquisita e soprattutto non contribuiscano a segare le radici dell’albero, ma proprio per i motivi sopraddetti (necessità della ricostruzione di un pensiero della sinistra) la discussione leale ed onesta serve eccome. Si è preferito continuare selezionando i gruppi dirigenti con il criterio esclusivo della fedeltà, senza nessuna preoccupazione per avere la qualità. E così evidentemente saranno fatte le liste parlamentari. Aprendo la strada ad altre scissioni.

Renzi ha naturalmente una straordinaria capacità comunicativa. Così sdogana la parola “mamme” per segnalare un problema fondamentale che non è solo la questione femminile, ma la specifica questione di una cattiva demografia del paese e della generativista femminile. E poi la mamma è sempre la mamma. Oppure dieci millennial nella Direzione nazionale. Simboli, ancora simboli. Attenzione però che la rottamazione è stata una parola di successo che si è esaurita ed il voto giovanile se ne è andato comunque da un’altra parte. C’è bisogno che ai simboli succeda la sostanza.

Ora qualche lettore commenterà che sono sempre troppo critico con Renzi. E chiederà anche perché resto renziano. Perché è l’unico leader politico che in questo momento ha il PD e perché ritengo giusta la sua agenda per il paese. Però mi secca molto vedere ripetere esattamente tutti gli stessi errori che hanno portato alla sconfitta referendaria. Anche perché questa volta la posta in gioco è ben più alta: l’affidamento del paese a M5S.

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1 commento

  1. Sergio Broggio
    8 maggio 2017

    Ho visto questa sera la trasmissione su rai3 che va in onda dopo Blob. Ha ironizzato, ma non tanto, sulle tre parole a base del nuovo programma del Renzismo: lavoro, casa, mamma. Se non lo hai visto, cerca di vederlo o fatelo raccontare. Lavoro va bene. Ma casa e mamma…non capisco. Di case ce ne sono a bizzeffe in giro… basta prenderle e pagarle. Di mamme ce ne sono un’infinità. E dei babbi non ci si cura?
    Con Renzi avete subito una sonora sconfitta il 4 dicembre. Continuate con questo leader…auguri. Sulla Repubblica di oggi ho letto che la politica decide per il 4% dell’andamento della vita delle persone in una nazione. Il resto il paese se lo fa da se. Parola di Jean-Claude Carrière. Pag. 4.
    Se le cose stanno così, lo credo anch’io, niente paura dei Grillini.


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