L’anno che verrà, per continuare a sperare

Pubblicato il 11 gennaio 2018, da Veneto e Nordest

Innoveneto (www.innoveneto.eu) è una nuova rivista telematica che è nata in particolare per l’ostinata volontà di Gigi Copiello, per dare anche continuità ad una riflessione sul Veneto fuori dagli schemi partitici, sviluppata finora con convegni con personalità che hanno aiutato a capire, tra gli altri Enrico Morando, Ferruccio de Bortoli, Gianni De Michelis, Gianfelice Rocca, Maria Cristina Piovesana . E’ uscito ora il secondo numero, nel quale segnalo in particolare, oltre agli interventi di Andrea Vezzaro e Luigi Viviani, un saggio sul ’68 di Gigi Copiello che trovo di grande interesse, fuori dai luoghi comuni. 

Ho scritto qualcosa anch’io in un intervento  che riporto qui di seguito

L’anno che verrà. Una bella canzone del grande Lucio Dalla. “Caro amico ti scrivo /Così mi distraggo un po’/ L’anno vecchio è finito ormai/ Ma qualcosa ancora qui non va” Dalla descrive un anno nuovo pieno di bizzarre realtà, in cui viene tre volte Natale, ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche i muti potranno parlare e si farà l’amore ognuno come gli va.

Ma avverte Lucio: “Vedi caro amico cosa si deve inventare/ Per poter riderci sopra/ Per continuare a sperare”. L’anno che verrà non è che si prospetti con argomenti per riderci su, ma possiamo sperare? Dipende, dipende anche da noi.

Tra meno di due mesi avremo un nuovo Parlamento. Saprà esprimere una maggioranza politica solida? Questo nessuno lo sa. In Spagna hanno votato tre volte, in Germania dopo 3 mesi il governo non c’è ancora, in Francia Macron governa con un sistema semipresidenziale grazie ad un doppio turno che ha quasi escluso dal parlamento la seconda forza politica. In Italia si vedrà.

Le campagne elettorali, con partiti fragili e poco strutturati, diventano campagne da promesse mirabolanti, con molti pochi fondamenti oggettivi. Per ramazzare voti ovunque possibile in un popolo sfiduciato. Così vediamo Berlusconi rispolverare con la stessa energia le promesse della sua prima discesa in campo di un quarto di secolo fa, fiducioso (a ragione) della smemoratezza degli elettori. Di Maio propone ogni gradevole soluzione dei problemi, dal reddito di cittadinanza per tutti al rimborso totale dei risparmiatori delle banche in crisi, senza minimamente indicare dove trovare le ingenti risorse necessarie. Per il resto euro no, sì, forse, alleanze può darsi, con la Lega o con Liberi e Eguali…

Eppure i sondaggi registrano insieme all’incertezza una domanda silente di proposte politiche meno superficiali. Se c’è il rancore c’è anche una Italia alla ricerca di serietà. Che rifiuta gli illusionismi e le scorciatoie da campagna elettorale. Sarà un elettorato riflessivo decisivo per l’esito finale. Sarà capace il Partito Democratico (soprattutto) di parlare a questo elettorato e convincerlo?

Vanno poi al voto nel Veneto 43 comuni, tra cui Treviso e Vicenza, oltre ad altri 9 comuni sopra i 15.000 abitanti. Sono due capoluoghi governati da alleanze di centrosinistra. A Vicenza finisce la lunga stagione di Variati, una leadership forte che però non ha lasciato un erede, a Treviso Manildo dovrà confermare la vittoria un po’ a sorpresa di 5 anni fa.

Sarà l’anno della risoluzione del nodo dell’autonomia regionale? Il primo lavoro bilaterale tra Governo e Regione ha incominciato a fare chiarezza di parecchie cose. Finita la campagna elettorale referendaria, le promesse superficiali e incostituzionali, è iniziata una parte più seria del lavoro. Il Governo si è messo al tavolo seriamente (con il Veneto e con le altre Regioni, Lombardia ed Emilia Romagna, altre regioni, come era immaginabile si sono messe in fila) a dimostrazione che non vi era alcun bisogno della sollecitazione referendaria, Zaia è dovuto uscire dalle semplificazioni e misurarsi con ciò che prevede la Costituzione. Che è una cosa importante e semplice. Non esistono i 9/10 del cosiddetto residuo fiscale. È un meccanismo diverso: la Regione deve chiedere una autonomia differenziata per le materie previste dalla Costituzione, dimostrare di avere capacità e strutture per gestirle meglio dello Stato e riceverà i fondi corrispondenti usati dallo Stato. Chiedere come ha fatto il Veneto 23 materie è lecito, bisogna però incominciare a dimostrare che idee si hanno per gestirle, come si intenda coinvolgere il più largo sistema delle autonomie, in modo che si possa uscire dalla ideologia astratta per entrare in quello della buona amministrazione e di servizi migliori resi ai cittadini.

L’economia veneta ha accelerato la ripresa. Trainata dall’export con la parte più innovativa del sistema manifatturiero, con performance di assoluto rilievo per l’agroalimentare. Bene il turismo, segnali positivi anche per il lavoro. Ma anche qui crescono le diseguaglianze. Tra la parte che corre e quella che fatica, con effetti gravi derivanti dalle vicende bancarie, per il sistema economico e per le famiglie. Storie da non dimenticare, perché frutto di debolezze complessive: veneti che hanno fregato veneti, con il perverso intreccio tra azionisti di rilievo e destinatari di prestiti senza adeguate garanzie, organi di vigilanza interni complici o assenti, politica veneta distratta o asservita.

Sarebbe indispensabile dare una dimensione sistemica a questa nuova opportunità di crescita, in cui la parte pubblica facesse fino in fondo la propria parte. Servizi all’economia, sistema infrastrutturale innovativo, sostegno alla rete dei centri di ricerca, formazione del capitale umano, ecc. Qui ci sono competenze piene della Regione che non devono attendere alcun permesso dallo Stato centrale.

Cogliamo i segnali positivi. Ad esempio in provincia di Padova ne possiamo segnalare alcuni. Un ambizioso programma di dismissioni di partecipazioni impostato dal presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio per ricavare risorse da investire nel sostegno di un progetto di “soft city” tutto giocato sull’innovazione di sistema: sistema produttivo, sistema di servizi, sistema urbano più accogliente ed efficiente. La Amministrazione Provinciale ha finalmente bandito una gara per l’aggiudicazione della gestione del sistema di trasporto pubblico, con criteri innovativi e di forte integrazione. Esempi che si spera possano trovare buoni imitatori. Anche per queste vie l’anno che verrà potrà essere migliore di quello che ci ha lasciato.

Tornando a Lucio Dalla potremmo perfino sperare che si avveri una delle sue previsioni, quella che dice “senza grandi disturbi qualcuno sparirà/ Saranno forse i troppi furbi/ E i cretini di ogni età”. Due generi di persone che non mancano mai e fanno grandi danni. Non ci illudiamo che spariscano, ma se ne diminuisse il numero sulla scena delle responsabilità pubbliche e private sarebbe un bel vantaggio…

 

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