I furbetti dello scontrino

Pubblicato il 17 febbraio 2018, da Politica Italiana

Ha ragione Di Maio a dire che comunque la maggior parte dei loro parlamentari ha provveduto alla “restituzione” di una parte delle loro competenze. E questo va riconosciuto, e comunque è triste una campagna elettorale che si aggira da una parte e dall’altra su temi di questa natura. Però dalla vicenda emergono (o si confermano) aspetti di una certa gravità: la distanza tra ciò che è promesso e proclamato e la realtà.

Intanto l’assenza della tanto asserita trasparenza. Tutto in streaming? Neppure per sogno. Ancora oggi non si sa quanti siano questi parlamentari. Fossero i quattordici individuati dalle Iene comunque sarebbero un bel numero su 123 tra deputati e senatori che hanno i pentastellati. Poi sentiamo molte dichiarazioni di “fuoriusciti” che anche per quelli che hanno versato ci sono inverosimili dichiarazioni di spese per pranzi, viaggi, ecc. per giustificare il trattenimento delle proprie competenze. Assistiamo invece che alla trasparenza ed alla assunzione di responsabilità alle più improbabili scuse: il fidanzato che non ha fatto i versamenti, il più autorevole europarlamentare che si dimette dal movimento per motivi di salute. Erano le scuse che si usavano nell’Unione Sovietica di Brezniev (in quella di Stalin no, perché i dissidenti li faceva semplicemente sparire). Scuse che vanno bene per rispondere agli adepti di una setta, non per rispondere all’opinione pubblica.

L’impegno assunto in campagna elettorale di restituire il 50% delle competenze parlamentari non è stato mantenuto fin dall’inizio, perché la restituzione riguarda il 50% della sola indennità base, senza considerare tutte le altre indennità, per le quali appunto si è esercitata la fantasia dei parlamentari grillini, con scontrini per giustificare spese che nulla hanno a che fare con l’attività parlamentare.

Resta l’argomento senz’altro valido di Di Maio: ma noi comunque restituiamo una parte dei nostri compensi e siamo gli unici a farlo. Ma è proprio vero? No che non è vero. Solo che il Segretario del mio partito ha scelto la improvvida strada di inseguire i grillini su questa strada del populismo. No al finanziamento pubblico dei partiti, no ai vitalizi, per non parlare degli attacchi alla Banca d’Italia. Vantaggi elettorali? Nessuno purtroppo, come vediamo dai sondaggi. Invece avrebbe avuto solidi argomenti a proprio vantaggio.

Racconto la mia esperienza di parlamentare. I parlamentari del PD, e prima quelli della Margherita, hanno sempre versato al partito di appartenenza, a Roma e sul territorio, somme equivalenti a quelle versate dai grillini sul Fondo per l’impresa. Concretamente una quota dei soldi dati a noi parlamentari sono usciti dai nostri portafogli e sono andati a finanziare l’attività politica al centro o sul territorio, con incontri, convegni pubblicazioni, siti internet, ricerche, sedi, ecc. È più meritevole dare un contributo (marginale) al finanziamento delle imprese o aver sostenuto l’infrastrutturazione democratica del paese? Facilitato la partecipazione di tanti cittadini che lo vogliono alla vita politica? Rispettando l’art. 49 della Costituzione che prevede che i cittadini possano associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale? Associazione che ha necessariamente un costo. Milioni di cittadini che partecipano alle primarie del PD sono espressione di un lavoro e di una organizzazione politica benefica per tutto il paese. Meglio della qualche decina di migliaia che partecipano alle votazioni on line dei grillini, ammesso che i dati trasmessi siano veritieri.

Perché la debolezza dei partiti porta alla debolezza della democrazia, come è evidente. La precarietà del reclutamento cinque stelle in cui qualche decina di amici e parenti con un clic possono dare l’elezione certa in Parlamento genera i molti incidenti che ora Di Maio deve affrontare: massoni, opportunisti, doppio giochisti. Del resto non dimentichiamoci che Di Pietro, che pure aveva goduto di tanta popolarità, cadde proprio su improbabili compagni di viaggio mandati in Parlamento. La compagnia dei Razzi, campioni dei voltagabbana, e dei Di Gregorio, mestatori di dubbia moralità.

Per quel che mi riguarda sono orgoglioso di aver contribuito al buon funzionamento della democrazia italiana. Unendomi alle centinaia di migliaia di volontari che hanno sostenuto la vita del partito Democratico e che, grazie anche ai versamenti dei parlamentari, hanno avuto gli strumenti necessari per sostenere il loro impegno. Il bene di un Paese è fatto anche di queste cose. Se Renzi le rivendicasse con più orgoglio farebbe bene.

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1 commento

  1. Giorgio Nardari
    17 febbraio 2018

    Condivido e la ringrazio per i suoi interventi.


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