Il voto come dovere civico, art. 48 della Costituzione

Pubblicato il 26 febbraio 2018, da Politica Italiana

Domenica prossima andremo a votare. Perlomeno chi avverte ancora il monito della nostra Costituzione, sul voto come dovere civico. Diritto conquistato al prezzo di sangue e sacrifici, dovere da esercitare, senza alibi per la propria coscienza. Come recita l’art. 48: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”.

Campagna elettorale breve e brutta. Con molte promesse, parole in libertà di odio, contando sulla smemoratezza degli elettori. Poca visione generale del paese, poche idee forti per orientare il voto. Perciò scoramento, pessimismo, distanza, disinteresse. Che è una malattia della democrazia. Non è la prima volta che succede, naturalmente. Trovo nel diario di Vinicio Dalla Vecchia, giovane militante dell’Azione cattolica e della nascente Democrazia Cristiana questo appunto del febbraio 1946 (si stavano preparando il referendum sulla Repubblica e le elezioni per la Costituente e per le amministrative): “discussi a lungo con un reduce, ex internato: ha l’animo sfiduciato nell’aiuto degli uomini, quasi esasperato, sì da voler il completo distacco da ogni movimento politico. Non so se riuscirò nell’intento di convincerlo della nostra idea. Con un’altra persona provai solo delusione: quanto opportunismo e debolezza”. Ma era un tempo in cui la democrazia andavo costruita nella coscienza del popolo, e ci riuscirono.

Eppure le differenze ci sono, eccome. E non è vero che tanto non cambia niente. I governi Berlusconi li abbiamo provati (e c’erano quelli a sinistra che dicevano che tanto tra Prodi e Berlusconi non c’è alcuna differenza) il possibile governo dei pentastellati lo vediamo già all’opera tra candidati improbabili, gaffe di ogni tipo ed esempi di governo locale pessimi.

Ricorro alle parole di una persona per bene come Mario Calabresi che ci ha indicato qualche giorno fa su Repubblica il dovere della memoria. Verso Berlusconi che ritorna sulla scena da pluricondannato: “È sepolta la memoria dei danni causati dalle leggi fatte su misura e dimenticati lo stato dei conti e la salute del Paese che aveva lasciato dopo il suo ultimo governo. Le responsabilità che porta chi è stato a Palazzo Chigi, a più riprese, per un totale di 3340 giorni, oltre nove anni. Ora si grida nel centrodestra all’abolizione della legge Fornero (votata da Forza Italia al completo e anche da Giorgia Meloni) ma si dimentica che quella drammatica stretta sulle pensioni fu diretta conseguenza dello sfascio in cui versavano i conti pubblici italiani”.

Si promette come un mantra la “flat tax”, premio evidente ai più ricchi. Siccome da parlamentare mi sono sempre occupato di questioni di finanza pubblica non posso dimenticare ciò che viene nascosto nel dibattito pubblico (ed il PD dovrebbe farlo ricordare con più energia). Molti sembrano ignorare che il cavaliere la aveva già promessa nel 1994, con una aliquota unica al 33%, nel 2001 è scritta al tavolo di Bruno Vespa nel contratto con gli italiani, due aliquote al 23 e 33%, nel 2008 ancora promette una aliquota massima al 33%! Non è mai successo nulla di tutto questo, piuttosto condoni fiscali a raffica…

A proposito dei 5 stelle: “La stanchezza e la voglia di rovesciare il tavolo fanno apparire l’incompetenza una virtù. Non si vede lo sforzo fatto dai tre governi di questa legislatura per restituirci un volto credibile in Europa e nel mondo, lo sforzo per agganciare un minimo di crescita, e il valore della competenza… oggi non possiamo tacere sul fatto che Di Maio non abbia esperienza di alcunché (i danni delle amministrazioni grilline basterebbero come monito) e guidi un Movimento che con le candidature ha mostrato nuovamente quanto i meccanismi siano opachi (il contrario della trasparenza) e le scelte discutibili (dai massoni ai furbetti dei rimborsi)”.

A proposito di Leu: “Gli elettori di sinistra, divisi sulle politiche di Marco Minniti, che ha cercato di dare una risposta articolata al problema migratorio puntando a fermare i flussi ma senza dimenticare patti di accoglienza, non sembrano ora troppo allarmati dalla prospettiva di avere il leader della Lega come ministro dell’Interno. Troppo forti sono i malumori e le spaccature suicide in casa propria da accorgersi che fuori il Paese brucia. Allo stesso modo bisognerebbe pensare alle battaglie sui diritti: ricordo le discussioni accalorate sull’incompletezza delle unioni civili ma non vedo nessun dibattito o allarme davanti a chi promette di rivederle o addirittura abolirle”.

Sono ricorso alle parole di Mario Calabresi per motivare un voto necessario alla coalizione progressista guidata dal PD. A chi non piace il PD di Renzi sono offerte anche altre alternative dentro la coalizione. C’è un programma serio, per i pochi che pensano importante questo aspetto. Ma le differenze ci sono tutte. E anche i motivi per non disertare il voto in un momento in cui parole violente eccitano odio, revisionismi storici banalizzano le tragedie del nazismo e del fascismo, squilibri sociali gravi se non curati preparano nuove tragedie. In cui assistiamo allo scempio blasfemo di Salvini che giura su Vangelo e crocefisso, tradendo con le sue parole di odio la lezione del Vangelo e ciò che il Crocefisso rappresenta.

P.S. trovo davvero disdicevole che la seconda e terza carica dello Stato si siano con una certa leggerezza candidati rinunciando alla loro terzietà (che lo abbia fatto in passato anche Fini non è una giustificazione ma semmai una aggravante) e conducano una campagna elettorale faziosa rivolta principalmente contro il PD. Dimostrano di avere un debole senso dello Stato e di anteporre la propria vanità alla lungimiranza che dovrebbero avere gli uomini delle istituzioni. Però voglio essere ottimista. Pensando al dopo, con le parole di Padre Teilhard de Chardin, un gesuita scomodo, grande intellettuale e scienziato del ‘900: “Voi tutti che vi combattete e siete ancora troppo divisi per potervi riconoscere, conservate la vostra fede nella causa che ritenete giusta. E domani forse con sorpresa scoprirete che nulla vi oppone e che potete incontrarvi”. Chissà…

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