L’autonomia delle chiacchiere, primi i Veneti?

Pubblicato il 9 aprile 2018, da Veneto e Nordest

Roma Ladrona. Più autonomia. Più libertà. Va bene ma poi oltre a mugugnare o a gridare bisognerebbe portare dei fatti. Perché purtroppo ci sono molti fatti che dimostrano preoccupanti debolezze delle istituzioni venete. Che ci fanno riflettere sulla capacità delle istituzioni di questa Regione di raggiungere performance competitive a livello nazionale.

Lasciamo stare il caso del Mose. Ne abbiamo già parlato, sarà una delle opere pubbliche più costose, con un tasso di corruzione elevatissimo e che probabilmente e purtroppo non servirà a niente, con costi di manutenzione spaventosi. Bisogna dire che solo Cacciari si oppose. Comunque lo stato ci ha messo un bel pacco di miliardi di euro.

Poi ci sono le banche venete. Carenze nella vigilanza nazionale? Può darsi, ma il danno è stato fatto pienamente nel Veneto, da protagonisti veneti. Che hanno imbrogliato i propri concittadini, e non solo. Consiglieri di amministrazione che si accontentavano di prendere un cospicuo gettone e se del caso avere finanziamenti agevolati (la crema del sistema imprenditoriale), controllori complici che non controllavano nulla, Presidenti e Direttori il cui giudizio va spostato sul piano penale, un potere politico soprattutto forza leghista complice e con gli occhi chiusi.

E adesso il conto lo pagano tutti i cittadini italiani. Una bella figuraccia per chi strilla sul residuo fiscale ed altre banalità. Perché a carico delle casse dello Stato, l’odiato Stato centrale, ci sono 12 miliardi di euro per salvare le 2 banche venete ed evitare un fallimento che avrebbe trascinato con sé pezzi importanti del sistema produttivo.

Si aggiunge il fallimento del sistema ferroviario metropolitano regionale. Un progetto ambizioso ed essenziale per la mobilità di una regione che non si addensa in una grande metropoli, ma è una metropoli diffusa che ha appunto bisogno di una armatura ferroviaria efficiente. Pendolari alle prese con un sistema di trasporto incivile per una grande regione sviluppata, il terzo aeroporto italiano senza un collegamento ferroviario metropolitano, raggiungibile solo su gomma, un autentico scandalo. E adesso la Regione delle grandi battaglie autonomistiche alza bandiera bianca, getta la spugna, si affida allo Stato centrale, Del resto la piena autonomia in materia di trasporti pubblici data dalle leggi Bassanini (governi dell’Ulivo) mai è stata sfruttata dalla Regione, che si è limitata a rinnovare l’affidamento alle Ferrovie dello Stato, senza alcuna significativa innovazione.

Piangere per la mancata collocazione a Marghera del centro di ricerca dell’ENEA è davvero superficiale. Intanto perché i concorrenti erano 9 e poi bisogna imparare che le gare si vincono non con i comunicati stampa, ma con la preparazione accurata dei dossier. Come puoi pensare di vincere proponendo un terreno non bonificato (perché la Regione non ha fatto nulla in questo campo) che non dà alcuna certezza di consentire la effettiva realizzazione degli immobili necessari?

Non vorrei sbagliare ma rischiamo di ottenere lo stesso risultato con la proposta delle Olimpiadi invernali a Cortina. Anche qui candidatura superficiale, buttata sui media dopo le difficoltà decisionali della giunta pentastellata a Torino. Nessun dossier preparato, nessuna concertazione con il Coni, almeno quello regionale. Applausi di tutti naturalmente: forze politiche, imprenditori turistici, opinion leader. Nessuno che si interroghi su cosa serve per proporre seriamente una Olimpiade invernale, per la quale non bastano belle piste di sci, ma occorre una impiantistica ben più complessa, capacità ricettive ben diverse da quelle del turismo di élite di Cortina, strutture di accessibilità che mancano del tutto.

E nessuno che si interroghi su quale credibilità possiamo avere nel richiedere la sede delle Olimpiadi quando siamo in enorme ritardo su tutte le realizzazioni necessarie per poter ospitare i campionati mondiali di sci alpino del 2021, ben più modeste, per numero di discipline e per strutture necessarie, di una Olimpiade. E ci lamentiamo se il Presidente del Coni si indispettisce, ricordando che gli altri paesi competitori hanno già individuato una sede precisa, sono già in campo per acquisire consensi, e oltretutto noi abbiamo alle spalle la figuraccia con il rifiuto delle olimpiadi estive a Roma.

Per ottenere i risultati occorre lavorare duramente, predisporre dossier rigorosi, concordare con il Governo. Come ha fatto l’assessore Colasio con il Comune di Padova, che ha ottenuto per Padova con il progetto Urbs Picta il riconoscimento di unica candidatura italiana per avere il riconoscimento di Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Comunque è probabile che abbia ragione Zaia, non facendo niente è il Presidente con il consenso più elevato, e indubbiamente se non avrà altri incarichi romani si appresterà a vincere con tranquillità il terzo mandato. Basta poi non lamentarsi con Roma. Vuol dire che alla maggioranza dei veneti sta bene così: un po’ di chiacchiere ed un po’ di mugugni…Ma attenti che ci stiamo mangiando il futuro.

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2 commenti

  1. Walter
    10 aprile 2018

    Ottima “analisi” caro Giarretta. L’elenco sarebbe ancora più significativo se aggiungiamo le “gentilinate” di Zaia. Oltre all’interminabile Pedemontana ci sarebbe da valutare la scelta, secondo me sbagliata, di aver eliminato il “Federalismo sanitario” in Veneto (per un partito federalista, poi!) accentrando tutto con la scusa di risparmiare (ma non bastava, semmai, un centro regionale unico per gli acquisti?). Che dire, poi, del Centro Termale Regionale per la cura della psoriasi a Padola (in Comelico), inaugurato in pompa magna da Galan ed ora in completo abbandono dopo poco più di una decina d’anni, ma costato milioni alla comunità? E la promessa di una nuova linea ferroviaria da Calalzo a Cortina da 750 milioni di euro solo per il tracciato, con l’idea aggiunta di far transitare i treni a Idrogeno? Ma se, come scrivi, ai Veneti va bene così…..accontentiamoci perché è più importante la paternità del Tiramesù. Senza dimenticare il vecchio slogan della Lega che diceva “Veneti Schiavi di Roma” ma, ora, aggiungo io, anche “Servi di Milano”! Ci stiamo proprio mangiando il futuro! 🙁


  2. Walter Bianco
    10 aprile 2018

    ttima “analisi” caro Giarretta. L’elenco sarebbe ancora più significativo se aggiungiamo le “gentilinate” di Zaia. Oltre all’interminabile Pedemontana ci sarebbe da valutare la scelta, secondo me sbagliata, di aver eliminato il “Federalismo sanitario” in Veneto (per un partito federalista, poi!) accentrando tutto con la scusa di risparmiare (ma non bastava, semmai, un centro regionale unico per gli acquisti?). Che dire, poi, del Centro Termale Regionale per la cura della psoriasi a Padola (in Comelico), inaugurato in pompa magna da Galan ed ora in completo abbandono dopo poco più di una decina d’anni, ma costato milioni alla comunità? E la promessa di una nuova linea ferroviaria da Calalzo a Cortina da 750 milioni di euro solo per il tracciato, con l’idea aggiunta di far transitare i treni a Idrogeno? Ma se, come scrivi, ai Veneti va bene così…..accontentiamoci perché è più importante la paternità del Tiramesù. Senza dimenticare il vecchio slogan della Lega che diceva “Veneti Schiavi di Roma” ma, ora, aggiungo io, anche “Servi di Milano”! Ci stiamo proprio mangiando il futuro! 🙁


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