Il grande inganno

Pubblicato il 26 giugno 2018, da Politica Italiana

Mi sottraggo ad un commento sulla ennesima performance negativa del PD. Ne ho parlato diverse volte in questi mesi prima e dopo il 4 marzo. Non è successo mai niente e siccome mi annoio anch’io a fare la parte del vecchio brontolone incomincino a fare le proposte coloro ne hanno la responsabilità a livello nazionale e locale. Perché nel Veneto abbiamo perso al primo turno due comuni capoluogo e non possiamo consolarci con gli ottimi successi di Piove di sacco e San Donà. E restare senza dire e senza pensare.

Piuttosto guardo a ciò che sta emergendo nel campo gialloverde. Bisogna anche leggere sotto la crosta di una corrente di opinione favorevole in una parte importante del paese. Parole d’ordine che piacciono (parole, parole, parole…che testimoniano la crisi antropologica che attraversa l’Italia) ma che presto si usureranno perché le prime crepe si possono anche intuire. La vedo così.

Il contratto è una finzione. Per governare un paese in un momento di crisi serve una visione condivisa, una alleanza politica, non appunto il contratto tra diffidenti. E difatti l’agenda politica imposta da Salvini  (Presidente del Consiglio de facto) ha molto che poco a che fare con il contratto, piuttosto con le esigenze di una propaganda aggressiva. Le parole d’ordine quotidianamente annunciate corrispondono ad una domanda che c’è in una parte profonda del paese (la sua anima di destra che si esprime senza filtri): chi ha frequentato come me le tante trasmissioni delle tv locali venete sa che le cose che dice Salvini sono esattamente le cose che dicevano tanti interlocutori con le loro telefonate.

Finirà anche la luna di miele, emergeranno queste differenze profonde (non tutto l’elettorato ed i dirigenti 5 stelle saranno disponibili a subire a lungo questa grandinata quotidiana di cattiveria senza risultati). Perché i risultati non ci sono. Basti dire che l’esito della missione di Salvini in Libia sarebbe che si farebbero i centri di accoglienza fuori dalla Libia in Ciad, Sudan, Niger! Figuriamoci, paesi in cui i governi non hanno il controllo del territorio, in cui imperversano milizie islamiche controllate da ciò che resta dell’Isis. Sì certo, se facessimo una occupazione militare forse. E poi che ne faremmo di queste persone? Le parole grosse dureranno poco. Per una nave respinta altre si sono dovute accettare, sottoponendo i profughi ad estenuanti e dolorose attese. Perché il diritto internazionale esiste. Gli unici amici dell’Italia dopo la cura Salvini sono quelli che rifiutano di accogliere anche un solo profugo.

C’è poi una doppia narrazione. Quella che si ammannisce all’opinione pubblica dei tifosi: parole forti e semplificatorie, ricette ultimative, annunci che piacciono a cui non segue niente. Aumenteremo le pensioni tagliando le pensioni d’oro: calcoli fantasiosi, norme già dichiarate in passato anticostituzionali, una cambiale che scade presto. Poi c’è ciò che si fa nel Palazzo. Molto diverso. Perfino Salvini negli incontri con i vertici burocratici del suo ministero fa discorsi molto diversi. Basta leggere l’intervento del Ministro Tria alla festa della Guardia di Finanza per vedere parole che sono del tutto simili a quelle dei suoi predecessori sulla necessità vitale di una lotta all’evasione. Si è spinto a dire (giustamente) che in questa materia serve una continuità con le politiche precedenti.

E’ una doppiezza che inganna l’opinione pubblica e che presto emergerà. Perché fino ad ora non avendo il Governo assunta alcuna decisione (e sì che nel primo consiglio dei ministri avevano promesso l’abolizione della Fornero, il reddito di cittadinanza e via cantando) sono rimaste in campo solo parole. A quattro mesi dalle elezioni. Anche se osservava il pungente Mark Twain che una delle principali differenze tra un gatto e una bugia è che un gatto ha soltanto nove vite le bugie non durano mai molto a lungo.

Naturalmente mi attendo le critiche di qualche mio lettore secondo il quale questo è il migliore die governi possibili, che i ministri sono ottimi, che il PD ha fatto schifo, che dobbiamo lasciarli lavorare, ecc. Vorremmo vederli lavorare, non solo parlare. Perché i ministri sono lì per risolvere i problemi, non per descriverli.

Tuttavia queste crepe che si incominciano a manifestare mi riportano necessariamente al PD. Perché senza la costruzione di una alternativa culturale, politica, narrativa continueremo ad essere considerati da molti elettori irrilevanti.

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1 commento

  1. sergio basalisco
    27 giugno 2018

    Condivido molto di questa riflessione


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