Democrazia e servitù

Pubblicato il 17 luglio 2018, da Politica Italiana

Possiamo derubricare l’uscita di Di Maio sulla manina che ha modificato “a sua insaputa” la relazione tecnica dell’amato provvedimento dignità un episodio cronachistico o è il segno di un istinto padronale delle istituzioni che non va sottovalutato?
Vale per me la seconda. Non facciamoci deviare dalle tecnicalità. La cosa è semplice. I testi dei provvedimenti sono spessi approvati dal consiglio dei ministri solo in bozza e nei giorni successivi vengono completati e corredati dalle necessarie relazioni tecniche. In particolare quella essenziale della Ragioneria dello Stato, che è un organo indipendente non subordinato alle esigenze del Governo. Che deve appurare che il provvedimento contiene le idonee coperture finanziarie come previsto dalla Costituzione. Cambiano i testi e cambiano le relazioni con successivi approfondimenti. Se si vuole evitare questo si manda in Consiglio dei Ministri un testo definitivo fornito di tutti i necessari pareri. Nulla di nuovo e di anomalo. Così come è normale è doveroso che la Ragioneria si rivolga anche ad altri organi tecnici (in questo caso l’inps) per avere i dati utili a redigere il proprio parere.
Se il parere di un organo tecnico non piace non si deve gridare al complotto. Semplicemente si controdeduce e si offrono altri elementi tecnici. Nel rispetto dei ruoli e della indipendenza degli organi di cui lo Stato è dotato. È materia in cui non esistono verità assolute e può ben sostenersi, argomentando non insultando, che le stime dell’Inps siano discutibili. Ciò che non si può pretendere è che organi tecnici ed indipendenti dicano solo ciò che fa comodo al governo.
Ma qui emerge la radice totalitaria della visione di questo governo. L’idea che una volta avuta la maggioranza in parlamento tutto sia dovuto. Non esista alcun contrappeso al potere del governo, che invece è proprio la base delle regole di un regime democratico, ed è ciò che hanno saggiamente previsto i costituenti.
Dello stesso segno è la pretesa di far dimettere Boeri, colpevole di aver detto e scritto cose non gradite ai nuovi padroni. Cosa del resto che aveva fatto anche con il governo Renzi, che pure lo aveva nominato. Ma ci sono dei casi in cui i nominati decadono con la caduta di chi ha nominato e dei casi (l’Inps è tra questi) in cui l’ente ha una vita indipendente. Ed è anche questa una cosa saggia. Perché invita chi nomina a puntare sulla qualità più che sulla fedeltà.
Questa è la sostanza della democrazia. Che non si esaurisce nel semplice mandato popolare. Ma vive e si nutre di regole, di contrappesi e di poteri plurale. Perché anche Mussolini è andato al potere con un mandato elettorale (è una legge elettorale meno maggioritaria dell’attuale…). Solo che poi ha eliminato tutte le garanzie di una vita democratica.

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