Pandori e mozzarelle

Pubblicato il 3 settembre 2018, da Politica Italiana

A volta possiamo anche occuparci di fatterelli di non grande importanza. Che possono anche far sorridere. “Un po’ per celia, un po’ per non morire” come fanno dire alla romantica Butterfly Giacosa ed Illica, con la musica immortale di Giacomo Puccini. Mica possiamo sempre soffermarci sulle cose seriose.

Così ci può far sorridere il fatto che il Sindaco pentastellato di Avellino sia stato scoperto come un negligente scolaro a copiare il compitino. Infatti dicono le cronache che il grillino Vincenzo Ciampi (cognome impegnativo) diventato Sindaco ha preso il documento programmatico del Sindaco di Verona, ha fatto un bel taglia e cuci del capitolo introduttivo, limitandosi a sostituire la parola “Verona” con “Avellino”. E “veronesi” con avellinesi”.

Come ha scritto Massimo  Gramellini “il discorso veronese si prestava all’emulazione fin dal formidabile incipit: «La situazione è particolarmente delicata e necessita di una seria riflessione». Una frase che può stare egregiamente sulla bocca di un veneto come di un irpino, di un dirigente d’azienda come di un marito cornuto. E solo uno zotico non vorrebbe per la sua città «un cambio di passo» che la trasformi in «crocevia di cultura e sviluppo». In attesa del partito unico, si proceda con il discorso unico. Se uno vale uno, tanto vale copiare l’uno che c’è già”.

E potremmo fermarci qui, con il pandoro in salsa avellinese. Però potremmo farci su anche una riflessione più seria. Dalle piccole cose si può anche capire il degrado a cui ci siamo avviati nella vita democratica delle istituzioni. Non si ritiene indecoroso copiare. E copia da un Comune dove M5S è all’opposizione. Poteva copiare almeno da Livorno!

Ciò che non si perdonerebbe allo scolaro alle elementari viene considerato possibile per il Sindaco di un Comune capoluogo. È pur vero che un maestro che punisse il suo scolaro per aver copiato potrebbe doversela vedere con genitori infuriati: uno vale uno e il maestro non può influire sul diritto dei cittadini a tenersi il figliolo ignorante.

Eppure emerge qualcosa che ha a che fare con la dignità personale. Come si può pensare di copiare di sana pianta un documento pubblico. Non farsene ispirare, ma proprio copiare parola per parola, pensando di non essere scoperti o che, se scoperti, la cosa possa apparire normale. Va bene, la Germania è la Germania, lì hanno fatto dimettere un Ministro perché hanno scoperto che vent’anni prima aveva copiato una pagina della tesi. Però la presentazione del documento programmatico della propria Amministrazione dovrebbe essere un atto di una certa dignità. Un patto che si propone ai cittadini. Capisco, tanto uno è stato appena eletto e questo è quello che conta. Però appunto: dignità, serietà, rispetto dei cittadini, cura della cosa pubblica che si deve vedere in ogni atto, anche il minore.

Ricordo con quale trepidazione ho presentato il mio programma al Consiglio Comunale di Padova. Ed allora non c’era l’obbligo come c’è ora di un documento programmatico. Ma si avvertiva il rispetto per il Consiglio Comunale e perciò per i propri concittadini. La voglia di presentarsi con idee proprie, che erano frutto di studio e di riflessione interiore. O l’importanza che si dava alla scrittura delle “mozioni” che sostenevano le liste ai congressi della Democrazia Cristiana. La voglia di chiedere il consenso su candidati, testimoni credibili, ma anche su idee che venivano elaborate insieme, con assemblee partecipate.

D’accordo tempi lontani, in un’altra società. Oggi è diverso e non è la nostalgia che ci serve. Vedremo però gli effetti di questa democrazia sguaiata, in cui il tweet rivolto ai propri tifosi è la comunicazione che conta, in cui ai propri amici si perdona tutto ed agli avversari non si perdona niente, anzi li si addita come responsabili anche di ciò che non hanno fatto. In cui in nessun conto si tiene la necessità di offrire un terreno condiviso alla convivenza civile ma al contrario si fa della convivenza civile un aspro campo di battaglia e di divisione, di coltivazione di rancori e di odio. Dal piccolo sono arrivato al grande, ma è dalle piccole crepe che si possono intuire i disastri grandi. Anche a Genova hanno sottovalutato le crepe del ponte…

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1 commento

  1. Fiorenza Carnovik
    3 settembre 2018

    Sono i “dettagli” che rivelano una persona, e quando uno imbroglia, cioè fa passare per suo ciò che non lo è, a quel livello di responsabilità, significa purtroppo che lo faceva già da tanto tempo, e che qualcuno gli aveva insegnato a farlo, e che tale modo di fare è considerato legittimo e “normale”. Ciò che ne discende è che, impostata come prassi, ogni documento, ogni accordo, ogni discorso potrà essere imbrogliato, magari ando il modi di mettere in mezzo i più piccoli o i più ingenui.


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