La sinistra soffre per mancanza di pensiero

Pubblicato il 13 settembre 2018, da Pd e dintorni,Politica Italiana

“Il mondo soffre per una mancanza di pensiero”. Ho usato in più occasioni questa frase illuminante della enciclica Populorum Progressio  di Paolo VI. Nel 1967 aveva capito parecchio della crisi antropologica che si stava profilando. E per questo invitava tutti gli uomini di buona volontà e gli intellettuali in particolare a lavorare per l’approfondimento del sapere. È un testo da rileggere, sfrondato dagli elementi propri del tempo in cui è stata scritta resta ricca di spunti per il presente.

“La sinistra soffre per una mancanza di pensiero” possiamo dire parafrasando Paolo VI. Se non si affronta questa radice della crisi non possiamo venirne fuori. Riguarda tutto il mondo occidentale non solo l’Italia. La sinistra nelle sue diverse declinazioni è stata vincente nella seconda metà del ‘900, traducendo gli ideali di giustizia e solidarietà in politiche attive che hanno avuto consenso e successo, il grande “compromesso” socialdemocratico.

Di fronte alle profonde trasformazioni della globalizzazione la sinistra è rimasta sostanzialmente afona. Il passaggio d’epoca l’ho trovata impreparata. Limitandosi a cavalcare gli indubbi elementi positivi di una nuova stagione dell’economia che per un certo periodo ha prodotto sviluppo e ricchezza (“è l’economia, stupido” è la famosa osservazione di Clinton a chi contestava la natura della impetuosa crescita negli anni della sua presidenza). O assumendo atteggiamenti elitari, minoritari ed improduttivi sulla decrescita felice e i vari No-qualcosa.

Vogliamo fare i conti con questo nodo? Ho visto in rete un appello generoso di Martina alla festa di Ravenna a lavorare unitariamente. Ho visto l’esibizione di Renzi a Firenze (in contemporanea…), una efficace e serrata critica agli esponenti del governo gialloverde. Solo che il mestiere del politico è diverso da quello di Crozza. Penso che serva poco parlare di Toninulla o mettere in luce l’indubbia ignoranza di Di Maio, dal 90% dell’acqua costitutiva del corpo umano, a Matera in Puglia, alla mancanza di un Museo a Taranto che invece possiede un autentico scrigno di tesori. 

Sì, noi ci divertiamo, ed è giusto anche divertirsi. E anche preoccuparsi, perché qualche elementare nozione di geografia dovrebbe essere richiesta almeno al vicepresidente del Consiglio. Ma siccome l’ignoranza sta diventando un diritto nessuno scandalo. Ma appunto ci divertiamo anche con Crozza, alla politica si richiede altro.

Un pensiero capace di parlare al cuore ed alla mente. Dico così piuttosto che al più volgare alla pancia e alla testa. Mi hanno segnalato il titolo di una relazione che Cesare Crescente, futuro sindaco di Padova, faceva ai giovani dell’Azione Cattolica all’inizio del secolo scorso preparandoli alla vita politica. Si intitolava “Pane al corpo, istruzione all’intelligenza, educazione al cuore”. Ecco, una missione ancora valida per un partito politico.

Prima delle procedure (le primarie si o no), dei nomi dei candidati, delle cordate correntizie che le sostengono, dovrebbero venire le idee. Eppure ce ne sono che circolano. Ci sono tanti intellettuali che scrivono, animano gruppi, lavorano per dare risposte ai dubbi. Perché non hanno eco nel nostro partito?

Perché non c’è un deserto. E neppure l’Italia è interamente ridotta alle improvvisazioni ed alla volgarità. Cito a caso: il bel libro di Gianni Cuperlo Sinistra e poi, oppure quello di Enrico Giovannini L’utopia sostenibile, per un nuovo modello sostenibile basato su solidi presupposti scientifici, su indicatori più “intelligenti” del PIL. C’ è appena stato il Festival della Politica  a Mestre oppure ancora l’intenso programma di “Solidaria” a Padova, un festival di volontariato con decine di testimonianze. Sostanzialmente tutte di personalità che si riconoscono nei valori di un progressismo riformatore. Che stanno in un’area di pensiero nella quale il PD può trovare risorse ed ispirazione.

Ma chi lo fa questo lavoro? Mi sembra al momento nessuno, né al centro né in periferia. Non posso che parlar bene di Zingaretti, solido amministratore. Con una visione riformatrice alla quale posso sentirmi vicino. Ma ha parole di futuro? E se qui si tratta di rigenerare profondamente il progetto del riformismo italiano lo si può fare a tempo parziale? Si può essere Presidente di una grande regione e segretario di un grande partito? D’accordo Di Maio e Salvini lo fanno, però con grande detrimento della funzione di governo. Renzi l’ha fatto con grande detrimento della funzione di partito, abbandonato a sé stesso senza cure adeguate.

Ci sono queste energie latenti, ma per il momento manca l’imprenditore politico singolo o collettivo di incanalare queste energie sotterranee. Ha scritto il vicedirettore del Corriere della Sera (ma il Corrierone dovrebbe interrogarsi sulle responsabilità che ha avuto in questi anni di alimentare in modi diversi un sentimento antipolitico): “per riconquistare il proprio popolo e guadagnare nuovi consensi, occorre un signor leader, un capo vero, autorevole, capace, duro ma che sappia anche scaldare i cuori. Perché la durezza dei tempi, per dirla con Che Guevara, non deve far perdere la tenerezza dei cuori. Ma per fare questo, bisogna tornare nella testa e nella pancia della gente, nelle sue giornate vissute e nei suoi sogni”. Vero. Occorre capirlo e fare di conseguenza. Se devo essere sincero per il momento dalle parti del PD vedo poca evocazione di sogni. Forse l’unico che li evoca è ancora Veltroni, ma il tempo è passato anche per lui.

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