Il tema è: cosa farà il soldato (si fa per dire) Zaia di fronte agli alti comandi del governo gialloverde che tradiscono le aspettative dei territori del Nord?

Secondo i sondaggi una parte importante del popolo italiano sembra ancora affascinato dalle promesse del governo: pagare meno tasse ed avere più assistenza e servizi. Con una ricetta che piace, a pagare sarebbero gli altri, il nemico volta per volta additato all’opinione pubblica: le caste, i potenti, Benetton, i profughi, ecc. Cose tuttavia che succedono solo nel mondo delle favole. Con i proventi del taglio dei vitalizi e delle cosiddette pensioni d’oro si finanzierebbe meno di un centesimo del fabbisogno necessario.

Uscendo dall’universo virtuale dei tweet emergono i problemi molto bene indicati nell’editoriale di Venezie Post e negli interventi recenti sulla stampa di Micelli e di Copiello. Che io riassumerei così: sta riemergendo quella cosa che si chiamava “questione settentrionale”, perché se dovessimo dare fede a ciò che la cucina governativa sta preparando saremmo di fronte ad una redistribuzione di risorse dal nord al sud (taglio pensioni, prevalentemente dislocate al nord per finanziare in parte il reddito di cittadinanza, che sarà destinato prevalentemente al Sud), nessuna indicazione di interventi strutturali a favore dell’innovazione produttiva, grande incertezza sulle infrastrutture necessarie all’economia del Nord, ecc.. Con l’emergere di una (in)cultura di governo sui fattori di creazione della ricchezza: statalismo assistenziale contro mercato.

Se il Ministro Toninelli afferma che il ponte di Genova lo farà Finmeccanica e lo pagherà Autostrade c’è da chiedersi se pensa che sia stato abolito lo stato di diritto. Perché – al di là delle indubbie responsabilità di Autostrade e dei vigilanti – resta il fatto che il bene non è più nella piena disponibilità dello Stato e Autostrade ha il diritto/dovere di intervenire. Se vuoi fare diversamente devi revocare la concessione, affrontando contenziosi imponenti. Se poi pensi di affidare la costruzione una volta revocata la concessione a Finmeccanica senza gara non capisci che l’azienda è sì controllata dallo Stato, ma ha altri soci privati, che ne ricaverebbero un indebito vantaggio, contro ogni regola della concorrenza, mentre sarebbero danneggiati senza colpa gli azionisti (anche i piccoli azionisti) di Autostrade.

Sul cosiddetto decreto dignità non mi soffermo. Già è stato detto molto, ciò che colpisce è la mancanza di una visione generale del mercato del lavoro. Si interviene casualmente, senza conoscenze adeguate, illudendosi che maggiore rigidità significa più diritti per i lavoratori, effettivamente penalizzati spesso da un abuso del precariato. Ma sappiamo bene che invece si tradurrà (si è tradotto) in meno lavoro e semmai aumento del lavoro nero.

Qualcheduno può sostenere che al centro dell’agenda governativa esista il problema dell’attuazione del rafforzamento dell’autonomia regionale? Nonostante le reiterate promesse di Zaia che tutto sarebbe pronto vi è da dubitare fortemente. La scelta di attribuire l’incarico di Ministro ad una figura alquanto debole, un Sindaco di un nostro piccolo comune, ignara del lavoro governativo e parlamentare, non è del tutto felice, perché la questione ha rilevanti complessità giuridiche e finanziarie. Ed anche qui se non ci si ferma alle chiacchiere servono risorse. Siamo molto lontani dalle incaute ma appassionati promesse del periodo referendario. E anche dalla capacità di sviluppare gli accordi raggiunti con l’accordo tra Regione e governo Gentiloni.

Le scarse e variabili anticipazioni sulla possibile manovra fiscale hanno in comune due elementi: la scarsità delle risorse (aggravata dal lievitare dello spread per irresponsabili dichiarazioni di esponenti governativi) e la mancanza di una chiara visione sulle priorità necessarie per puntare alla crescita, in un paese che cresce meno di tutti nel campo europeo.

La Lega governa tutte le regioni del Nord produttivo. Tranne il Trentino che va al voto tra poche settimane (e non è che anche lì il centrosinistra sia in grande salute) ed il Piemonte che andrà al voto il prossimo anno. Caduto il velo della distrazione di massa sui profughi potrà reggere una politica così evidentemente distante dalle esigenze dei produttori? Da ciò che il Nord produttivo chiede alla politica? Le inusuali uscite, per tono e per motivazione, dei rappresentanti degli industriali e soprattutto degli artigiani palesano un malessere vero.

Zaia il suo territorio lo conosce bene. Sarà interessante vedere se prenderà una iniziativa politica forte per correggere questa deriva pericolosa della azione di governo. Questa smemoratezza sulle necessità del Nord. La forza ce l’avrebbe. E la voglia?