Non mi rassegno al Grande Fratello, ma…

Pubblicato il 10 settembre 2018, da Politica Italiana

 

Dobbiamo pur interrogarci sul fatto che i sondaggi registrino ancora un elevato consenso al governo gialloverde. Con una crescita esponenziale del consenso a Salvini, fino ad erodere il consenso ai grillini (che diventeranno sempre più nervosi).

Ci possiamo anche consolare con il fatto che i sondaggi sono sempre meno affidabili. Sia perché l’abitudine invalsa di non rispondere veritieramente alle domande da parte degli interpellati obbliga i sondaggisti a molte valutazioni discrezionali, sia perché il voto è sempre più emotivo, più di un terzo degli elettori decide pochi giorni prima del voto e dunque i sondaggi contano quel che contano.

Possiamo anche ricordare che consensi elevati, nei primi mesi di attività del governo li registrarono ad esempio il governo Monti (!!!) che raggiunse il 68% dei consensi o quello Renzi che era dopo qualche mese di attività al 64%.

Però occorre sottolineare un fatto inconfutabile. Che non incide per nulla nel livello del consenso l’attitudine degli esponenti di questo governo a cambiare radicalmente opinioni nel giro di pochi giorni o poche ore. Per l’opinione pubblica non conta. Sembra che una parte almeno preferisca essere presa in giro piuttosto che affrontare i nodi della realtà.

Così un giorno Mattarella va sottoposto ad impeachment, il giorno dopo è un affidabile padre della patria, un giorno non deve sbarcare alcun profugo ed il giorno dopo ne sbarcano 150, un giorno l’Ilva va chiusa in conseguenza del delitto perfetto di Calenda, il giorno dopo si dà attuazione all’accordo di Calenda stesso, un giorno si devono nazionalizzare le autostrade, il giorno dopo no, un giorno non è necessario vaccinarsi, il giorno dopo è obbligatorio, un altro giorno forse. Un giorno sfonderemo i parametri di finanza pubblica (generando un gravissimo danno alle casse dello stato), il giorno dopo si rassicura, un giorno i magistrati sono degli eversori del consenso popolare, il giorno dopo si dice che non è vero. Il colpo di stato non c’è più. Tutto questo che è assolutamente suffragato dai dati di fatto sembra non avere alcun effetto sull’opinione pubblica. La verità non ha rilievo, il rispetto della verità non è una dote richiesta. Ci si illude. O conta solo il primo annuncio, quel che segue non conta.

Come ha ben scritto Serra: “il vicepremier Salvini, che in favore di folla, fiancheggiato dalle sue truppe di cliccatori, twitta orribili mazzate contro i giudici poi a Cernobbio, con la cravatta e tra gli incravattati, dice di rispettare la magistratura, secondo la logica biforcuta che riserva le emozioni di grana grossa alla plebe, per rastrellare applausi e urlacci, e i convenevoli ai salotti, per far capire alle persone che contano che si è capaci di portarsi bene in società …Non frequento Twitter né Cernobbio, ma penso che mi vergognerei di dire, nei due ambiti, una cosa e il suo contrario. Esiste, con ogni evidenza, un problema di rispettabilità delle classi dirigenti che l’evanescenza delle ultime leve di politici non ha contribuito a risolvere.”

Il problema è questo, che per molti italiani il concetto di rispettabilità non conta più. Forse perché hanno assistito nel tempo a troppe mancanze di rispettabilità ed hanno rinunciato a considerarlo un valore. Con questo bisogna però fare i conti, non basta indignarsi. È una realtà, che ha tante motivazioni. Ci meravigliamo che tutta la comunicazione del Presidente del Consiglio sia nelle mani di un ex concorrente del Grande Fratello? Faremmo bene a non meravigliarci, perché corrisponde perfettamente allo spirito dei tempi: se milioni di italiani (e di giovani italiani) seguono con grande interesse il Grande Fratello, o l’Isola dei Famosi non trovandoci nulla di volgare, di superficiale, di diseducativo bisogna farsene una ragione. E cercare di capire. Non per accettare ma per reagire nel modo giusto. E probabilmente Rocco Casalino capisce più di altri come si forma l’opinione pubblica.

Anche perché è singolare che l’avvento di una nuova generazione dopo la rottamazione non abbia in alcun modo portato il PD ad uso efficacie dei nuovi media. Fatti fuori i vecchi, i nuovi non hanno in alcun modo dimostrato abilità in questo campo. A parte la comparsata vestito da Fonzie di Renzi dalla De Filippi e la promessa e mitica piattaforma Bob mai realizzata.

Senza la puzza sotto il naso. Perché si può essere minoranza, anzi si debbono difendere valori che sono momentaneamente minoranza, ma bisogna ben capire, per combatterle, le ragioni che muovono la maggioranza dei propri concittadini. Pensare di essere superiori condanna alla incomprensione.

Io non posseggo naturalmente ricette. Ormai sono spettatore. Vedo l’insufficienza fin qui della reazione del PD, come del resto,ne ho già scritto, delle altre forze politiche di opposizione, dei ceti intellettuali, di chi ha audience con l’opinione pubblica ma è un po’ vigliacco nell’esporsi. Non so se sia addirittura necessario immaginare un nuovo marchio (a cui corrispondano nuovi contenuti). Dico solo che immaginare un congresso per scegliere tra Zingaretti e la Ascani (di questo sento parlare), cioè tra un linguaggio convenzionale e superato ed il nuovo solo anagrafico temo non susciterà alcuna emozione nel vasto mondo oltre il PD. Ma magari mi sbaglio. Magari!

 

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