Son sette, ma non sono i nani

Pubblicato il 19 novembre 2018, da Pd e dintorni

Ho acquisito ormai una irrimediabile idiosincrasia per i “fenomeni” costruiti dal sistema mediatico. Un intervento ad una assemblea di partito di uno sconosciuto ai più va in prima pagina, diventa un caso, fioccano i like, si guarda come all’oracolo.

Successe con Deborah Serracchiani. Da sconosciuta segretaria di un circolo disse più o meno a Franceschini, segretario del PD, di andarsene. Fu un caso. Le pubblicarono subito un libro, che non lasciò alcuna traccia. Franceschini la mise capolista alle Europee, Deborah lo sostenne al congresso. Poi divenne presidente di Regione, con qualche fortunata coincidenza. Poi la discesa, con la perdita di tutti i principali comuni friulani, poi della Regione, con il PD divenuto irrilevante

Ciò premesso devo dire che l’intervento di Katia Tarasconi all’Assemblea del PD rappresenta il pensiero di molti militanti e dice più o meno quello che verrebbe in mente anche a me. Tuttavia sarebbe anche da dire che se una è un consigliere regionale di una grande regione ha qualche dovere in più di un militante intervistato per la strada. “Andatevene tutti” non è una politica. A parte che è già successo: la ricetta della rottamazione corrispondeva a questo invito più o meno cortese ed oggi possiamo calcolare i risultati di quella stagione. Andatevene per mettere chi e per quale prospettiva politica, questo bisogna cercare di costruire.

Avremo il Congresso, il rito partecipativo delle primarie. Sono nello spirito fondativo del PD. Sì, però dovremmo accorgerci finora che le primarie hanno individuato il leader ma non hanno risolto i nodi politici. È successo con Bersani, è successo con Renzi. Hanno funzionato solo quando c’erano le condizioni politiche per un plebiscito, con Prodi e con Veltroni.

Abbiamo 7 candidati al momento. Tre veri per autorevolezza e possibilità di raccogliere un consenso significativo. Quattro finti, prigionieri di uno spirito vanesio o per partecipare il vecchio gioco di raccogliere un modesto consenso da gettare sul tavolo del vincitore per avere un briciolo di potere, compreso l’idiota che attacca Burioni, cioè uno che sta combattendo una battaglia coraggiosa contro l’ignoranza.

C’è un dramma in corso e rischiamo di recitare il solito copione di una commedia leggera. Ricorro ancora ad una citazione di Scurati tratto dal suo “M. Il figlio del secolo”. Mussolini è diventato Presidente del Consiglio dopo la marcia su Roma con la resa del Re e si appresta a stravincere le elezioni con l’imbroglio della Legge Acerbo e la frantumazione delle opposizioni. Eppure ritrae così il suo partito: “è un vasto pietoso panorama di beghe imbecilli e interminabili, oggetto di riso e quotidiano scherno da parte di tutti gli avversari “. Ahinoi, ci ricorda qualcosa che ci riguarda.

I tre candidati hanno una storia simile, due sono stati bravi Ministri, uno dei quali vicesegretario del Renzi calante, uno un bravo presidente di regione, che però politicamente non ha saputo evitare il suicidio del Pd nella città di Roma. Vengono dalla storia della sinistra, dal PCI al PD. Mi ricordo Minniti collaboratore diretto di D’Alema Presidente del Consiglio nella squadra dei “Lothar”, tutti rasati a zero, così definiti in omaggio a un personaggio di Mandrake, che aveva la testa lucida come una palla di biliardo. Con Nicola La Torre e Fabrizio Rondolino. Andavo a discutere di Legge Finanziaria. Maurizio Martina l’ho frequentato quando era Segretario del PD lombardo ed io di quello veneto. Giovane, ma era già stato per i Democratici di Sinistra segretario provinciale di Bergamo e segretario regionale.

Solo che non si può scegliere in base alle amicizie e alle simpatie. Bisognerà guardare ai progetti, agli interessi che si vogliono rappresentare, alle alleanze sociali che si vogliono costruire. Oggi queste cose non ci sono, spero ci saranno.

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2 commenti

  1. Renato Casarotto
    19 novembre 2018

    e Claudio Velardi 🙂


  2. adriano
    19 novembre 2018

    Ho letto, in gran parte condivido la tua analisi, sull’intervento di K.Tarasconi, credo ci si debba soffermare un po’ di più che non considerarlo l’ennesimo tentativo rottamatore. Credo he non sia questa l’intenzione e il messaggio, ma semplicemente la ricerca di qualcuno-qualcosa di nuovo ( certamente non il giovane sprovveduto Corallo) Per guidare un Partito complesso come il Pd, serve a mio avviso esperienza, un minimo di militanza, una dose elevatissima di equidistanza da ogni corrente, qualche idea nuova che “interessi” e faccia interessare i ttadini. personalmente chiederei a uno come F. Pizzarotti e/o F. Barca. (ovviamente se accettasse) Tanto non sarà così e si procederà al rito con spreco di tempo e risorse, e una volta”acclamato” il vincitore-Segretario, il giorno dopo partiranno le azioni di disturbo degli sconfitti, perché così siamo noi, democratici!


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