Ladri di democrazia

Pubblicato il 15 aprile 2019, da Politica Italiana

Uno si chiede: ma davvero non si vuole imparare niente se non dalla storia almeno dalla cronaca? Due vicende diverse ma egualmente ignobili.

Partiamo dalla più modesta. Una preside che usa l’auto di servizio per i propri viaggi privati. Già resto esterrefatto che una preside abbia un’auto di servizio. Le e i presidi che conosco io corrono da una sede all’altra con la propria auto ed hanno a che fare con le più elementari carenze di fondamentali materiali d’uso. Questa ha l’auto di servizio e spudoratamente la usa per i propri comodi. Quello che colpisce è questo senso di impunità: non si vergogna di fronte ai colleghi, pensa che ciò che si legge e si ascolta sui media (indagini sui furbetti del cartellino, abusi vari, ecc.) riguardi altri. Se non il senso della legalità e della reputazione almeno dovrebbe aver l’idea che c’è ancora uno Stato che può intervenire. Possiamo ritenere sproporzionato l’arresto come misura interdittiva ma resta la sostanza: chi dovrebbe insegnare i valori della convivenza civica e della legalità è un palese esempio negativo.

Più grave naturalmente la vicenda umbra e foriera purtroppo di gravi conseguenze elettorali per il PD. Giusto essere prudenti nei giudizi (Marino docet) ma qui le intercettazioni che vengono pubblicate non lasciano margine ad alcun dubbio: un uso spregiudicato di un potere clientelare senza alcun rispetto dei diritti dei cittadini, della necessità di svolgere le proprie funzioni pubbliche con disciplina e onore. Non si tratta di qualche raccomandazione, ma di un sistema malavitoso, questa è la parola giusta, che disprezza ogni regola di legalità, in uno dei momenti più importanti per la vita dei cittadini, il diritto al lavoro e di poter accedere ai concorsi pubblici in condizioni di parità. E condiziona la qualità di un servizio essenziale per il cittadino. Perché se si assumono gli incapaci invece dei capaci poi il sistema non funziona. In tanti anni in cui ho svolto funzioni pubbliche sono stato raggiunto naturalmente da centinaia di richieste di intervento, le cosiddette raccomandazioni. Quando ho potuto mi sono informato sulle modalità di svolgimento, ho dato dei consigli sul come prepararsi e studiare, posso aver segnalato in mancanza di concorsi pubblici persone dalle particolari qualità o in grave situazione economica, mai mi sono permesso neppure di immaginare comportamenti così riprovevoli.

Anche qui mi chiedo: se non c’è il senso della legalità come può mancare in persone che svolgono rilevanti ruoli pubblici il senso della realtà, il comprendere che la gente vede, ascolta giudica e magari si rivolge alla magistratura. Tutto come se niente fosse, da Mani Pulite in poi, c’è sempre un pezzo di classe dirigente del paese che ripete gli stessi comportamenti contando sulla impunità. Uno degli indagati (che ho ben conosciuto) è stato sottosegretario agli Interni, quindi in grado di ben conoscere l’esistenza di sistemi di indagini e di controllo della illegalità…E naturalmente c’è un paese speculare, forse rassegnato al fatto che solo i furbi possono ottenere ciò che dovrebbe essere frutto del proprio impegno. Umbria: eccezione o comportamento diffuso? Le notizie sulle inchieste venete che mettono in luce evasioni fiscali per decine e decine di milioni di euro da parte di reputati imprenditori è un’altro faro che si accende sulla mancanza di spirito di legalità in settori delle vita collettiva.

E’ davvero sconfortante. Il danno che queste persone fanno alla vita democratica del paese è devastante. Io non auguro il carcere a nessuno. Ma in questi casi la punizione deve essere esemplare, anche se sembra che molti non vogliano mai imparare

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1 commento

  1. Paolo
    15 aprile 2019

    Non volevo pensare male ma ormai ho 67 anni di esperienza:e’di Marsala la disonesta


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