Indignarsi è necessario

Pubblicato il 14 giugno 2019, da Politica Italiana

Cena con conoscenti. Di diverso orientamento politico. Le chiacchiere virano sulla situazione che emerge per la magistratura. Indignazione generale. Un po’ più sfumati i giudizi quando si parla dei protagonisti politici. Comprensione per Lotti, ma sì, così fan tutti. Oppure una ferma indignazione, non si fa così. Singolare che i comprensivi siano più gente che almeno in passato ha votato Forza Italia, gli intolleranti gente che ha votato PD e che dice: “sono porcherie che non dovrebbero fare parlamentari del PD, non vi voto più”. Un piccolo campione di opinione pubblica che mi invita anche a dire la mia.

Ciò che emerge è molto grave. E purtroppo la politica non ha mai avuto la forza di dare delle regole che impedissero questa organizzazione della magistratura per correnti, e di conseguenza una composizione lottizzata dei componenti e conseguenza più grave una trattativa sulle nomine giudiziarie non sempre in base ai meriti ma piuttosto per le appartenenze, spartendo gli spazi di potere.

Non lo ha fatto il PD, spesso sui temi della giustizia subordinato ad ambienti influenti della magistratura (da Violante in poi), non lo ha fatto il centrodestra che invece di riforme del sistema giudiziario ha prodotto leggi ad personam per cercare oltretutto l’immunità del cavaliere.

Bene sarebbe che la Politica con la p maiuscola si occupasse delle vicende del Consiglio Superiore della magistratura e di fronte al porcaio che è emerso (sugli aspetti penali deciderà chi di dovere ma su quelli etici e politici ci sono elementi sufficienti per procedere) finalmente facesse una seria riforma delle modalità di formazione degli organi. C’è ad esempio un progetto di legge del nostro Stefano Ceccanti che potrebbe essere approvato, c’è la proposta dell’estrazione a sorte, forse ci sarebbe materia per un messaggio del Capo dello Stato al parlamento perché si proceda urgentemente alla riforma.

E’ proprio un sistema sbagliato ed è singolare che Pubblici Ministeri impietosi nello svolgimento di indagini che coinvolgevano soggetti politici, pronti non solo a individuare reati ma a fare la morale, ad individuare possibili fatti di voto di scambio, poi siano stati protagonisti di questa spartizione per correnti delle cariche in magistratura, senza mai obiettare alcunché.

Due parlamentari del PD si sono associati a manovre, alleanze, possibili ricatti per influenzare l’assegnazione di incarichi nelle procure. C’è da indignarsi? Sì, c’è da indignarsi per tanti motivi. Perché in quelli incontri non si discuteva sulla riforma della giustizia, o di ragionamenti generali per nomine equilibrate. Si volevano condizionare le nomine (a che titolo parlamentari si occupano di questo?) attraverso alleanze di convenienze, guerre spregiudicate di ricatti, in un gioco del domino che nulla ha a che fare con la dignità delle istituzioni. Si tendeva a delegittimare il vicepresidente del CSM, uomo già del PD, perché non si piegava a quei maneggi.

Lotti ha avuto molto potere, è stato Ministro e soprattutto braccio destro di Renzi Presidente del Consiglio, ma attualmente non ha alcun ruolo che giustifichi l’occuparsi di questi problemi. Tanto meno in questo modo. E chissà come ha trattato queste vicende quando era potente sottosegretario alla presidenza del consiglio, se tanto mi dà tanto. Perché poi Cosimo Ferri sia stato scelto e messo in un collegio sicuro è materia ancora che dovrebbe far pensare: sottosegretario nel governo Letta in quota Forza Italia, poi protetto di Verdini, per tanti bravi parlamentari uscenti del PD non si è trovato posto nelle liste, per lui sì.

Sono stato parlamentare a lungo, ho avuto occasioni di esercitare un certo potere, ma mi sono sempre sottratto a maneggi di questa natura. Per difendere la dignità delle istituzioni, per rispettare la Costituzione, per difendere i valori che i cittadini con il voto mi avevano dato mandato di rappresentare.

Penso che questi fatti siano gravissimi, anche perché il nostro è un elettorato sensibile. Altri sono di bocca buona, accettano dal proprio leader di tutto. Crocifiggono gli avversari politici per ogni minuzia, assolvono i propri leader anche quando rubano 48 milioni di euro o sono contigui a personaggi che poi vengono arrestati per connessione con ambienti mafiosi. Il nostro elettorato no, giudica e si sconforta. Poi non meravigliamoci dei risultati che escono dalle urne. Quanto ha pesato la vicenda umbra? E quanto potrebbe pesare questa vicenda?

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