Fallimento politico

Pubblicato il 21 luglio 2019, da Politica Italiana

Cosa succederà del Governo?

Non lo sa nessuno perché in campo non c’è la linearità delle posizioni, il rispetto delle istituzioni e anche del mandato popolare ricevuto. C’è solo un opportunismo irresponsabile: sopravvivere fino a che lo si ritiene conveniente per la propria parte. Un attaccamento al potere senza progetto.

È passato un mese e mezzo da quando Conte aveva lanciato un ultimatum ai suoi due vicepresidenti: “Voglio una risposta chiara e rapida. Non mi presto a vivacchiare e sono pronto a rimettere il mio mandato nelle mani del presidente della Repubblica”.

Nulla è successo. I due contendenti continuano a darsele di santa ragione, salvo fermarsi sempre sull’orlo del precipizio. C’è una doppia verità: una narrazione pubblica fatta di aspre contese, scomuniche reciproche ed una vita parlamentare quotidiana in cui nelle commissioni non c’è traccia di queste tensioni e c’è una reciproca copertura. Restano molti mal di pancia, espressi o inespressi, nei due partiti: chi incita Salvini a staccare la spina dentro la lega, chi non ne può più dell’inadeguatezza di Di Maio dentro M5S.

Intanto resta però un fatto accertato: il fallimento politico della alleanza di governo giallo verde. Non solo perché tutto è bloccato nell’azione di governo, dell’autonomia si parla ma semmai si arriverà ad una stiracchiata decisione questa sarà lontanissima dalle promesse fatte. I due presidenti di regione di centrodestra rivolgono parole di fuoco al proprio governo e il botta e risposta tra loro e Conte sul Corriere della sera è una caricatura del confronto serio che dovrebbe esserci. Non vi è alcuna decisione strategica sul futuro del paese, dalle politiche infrastrutturali a quelle industriali.

È un fatto strutturale: non si può governare un grande paese in una fase di crisi e di mutamenti con un contratto tra parti che hanno preso voti per ragioni diverse, che fanno riferimento a blocchi elettorali contrapposti, e che non hanno pressoché alcuna visione in comune sul futuro del paese.

I governi di centrosinistra hanno ben conosciuto il danno delle divisioni interne, e hanno dovuto governare con margini parlamentari ben più esigui di quelli di cui gode la maggioranza giallo verde. Però si erano presentati agli elettori perché giudicassero dell’alleanza politica che veniva proposta e sulla base di un programma che era stato presentato agli elettori. Talvolta con un dettaglio superiore a quello scritto nel contratto odierno, tal altra in modo anche generico ma reso credibile da una condivisione generale sulle scelte strategiche per il paese.

E tuttavia: nei sondaggi la Lega cresce, Russia o non Russia. Il M5S sta nel suo dimezzamento di voti, il PD si difende, ma al momento manca di possibili alleanze politiche. Su questo occorre lavorare, la delusione inevitabilmente arriverà.

 

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