Il governo se ne è andato. Era ora

Pubblicato il 21 agosto 2019, da Politica Italiana

Prima riflessione sul dibattito al Senato che apre una fase molto complessa per la politica italiana, dagli esiti incerti.

Conte ne è uscito molto bene. Argomentate parole di disprezzo per il suo vicepresidente, accusandolo soprattutto di non essere stato degno di ricoprire un così elevato ruolo istituzionale. Certo è facile dire che avrebbe dovuto accorgersene prima, anzi, siccome certamente se ne era accorto, che ha taciuto per convenienza. È certo avrebbe dovuto trarre le conseguenze prima, quando in giugno aveva senza risultati richiamato all’ordine i suoi due vice.

Ma uscire con dignità è sempre importante, e può far perdonare gli errori precedenti. Sono convinto che il suo intervento sia piaciuto ad una buona fetta dell’opinione pubblica e si sia affermato come un uomo politico che potrà servire nel futuro, riscattando appunto il grigiore di questo anno e passa di governo.

Non so naturalmente cosa succederà. La strada per la formazione di un governo è davvero impervia. Non tanto per trovare una base programmatica condivisa. Se si vuole, con generosità, lo si può fare di fronte alle emergenze del paese. È che il governo per avere un senso deve essere un governo capace di arrivare alla fine della legislatura facendo cose coraggiose. Non so se la base parlamentare, divisa all’interno dei gruppi, possa avere la forza di farlo. Me lo auguro per il bene del paese.

L’imbarazzata replica di Salvini, tra pubblici sbaciucchiamenti di rosari (crisi mistica o crisi politica?) e rivendicazione dei suoi comportamenti comunque indica i due temi su cui imposterà la campagna elettorale o l’opposizione. Siccome sono due bugie ma bugie con una certa efficacia comunicativa sarà bene fin dall’inizio confutarle con chiarezza e determinazione.

La prima bugia è che se nasce un governo è un governo illegittimo, che si sottrae al giudizio degli elettori. Bugia, anche se in mancanza di chiarezza politica può avere efficacia l’idea che nasca un governo della paura, la paura delle elezioni. Si deve rispondere con argomenti razionali e costituzionali. Il popolo ha votato. Ha dato il suo giudizio e secondo la Costituzione ha dato un mandato per 5 anni. Sta alla politica, ai parlamentari eletti, adempiere al mandato trovando le soluzioni politiche. E difatti lo scioglimento delle Camere non è affidato all’arbitrio di un leader politico o del capo del governo ma al supremo garante della Costituzione che è il Capo dello Stato.

Se fosse come dice Salvini il primo tradimento del mandato popolare l’ha fatto lui: eletto con uno schieramento contrapposto al movimento 5 stelle ha rotto il patto elettorale spaccando i gruppi parlamentari ed alleandosi con una forza politica che mai aveva proposto agli elettori come possibile alleato. Avrebbe allora dovuto chiedere di rivotare, piuttosto di costituire una maggioranza politicamente innaturale…Ma dal punto di vista costituzionale quello gialloverde è stato un governo pienamente legittimo, come lo sarebbe eventualmente un governo di segno diverso. Il fatto è che il popolo votando non ha espresso una chiara maggioranza per nessuno degli attori in campo.

Le seconda bugia è che ha rotto il governo perché l’Europa gli impediva di perseguire il bene degli italiani. Essendo stato parlamentare europeo solo per prendere un lauto stipendio e non avendo mai frequentato le aule del parlamento, dell’Europa ha fatto una caricatura: siamo fermi all’Europa dei burocrati cattivi. Nel frattempo le istituzioni europee sono cambiate. C’è un Parlamento forte, che legifera, in cui c’è un mandato popolare forte, ci sono i Governi che sono lì sempre su mandato popolare.

E non è l’Europa che impedisce di ridurre le tasse, o di semplificare le procedure, o di offrire lavoro o di dare l’autonomia, di fare cioè tutto ciò che il governo ha promesso senza mantenere. L’Europa, in cambio della protezione di una moneta forte come l’euro, chiede solo il rispetto degli impegni liberamente assunti con trattati. E comunque se non ci fossero i vincoli dei trattati europei ci sarebbero i vincoli delle leggi economiche: se non hai i soldi li puoi chiedere in prestito, ma per averli il prestatore deve essere certo che li puoi restituire e si fa pagare il rischio con alti tassi di interesse. Cosicché finisci per bruciare una parte imponente del bilancio dello stato non per dare servizi ai cittadini ma per pagare gli interessi ai grandi gruppi finanziari.

Vedremo quello che succederà, intanto in ogni caso il Governo è caduto, ed è caduto anche per una reazione ad un uso smodato del potere che il populista Salvini ha voluto praticare, certo di una impunità, forte di un consenso popolare manifestato alle Europee, nelle piazze e nei sondaggi. Ma. Appunto, il potere può anche dare alla testa. Ed il popolo quando vota per il proprio futuro è un po’ diverso dal popolo dei sondaggi.

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