Piazze piene, sardine e sardoni in saor

Pubblicato il 4 dicembre 2019, da Politica Italiana

Giusto guardare con un senso di sollievo alla iniziativa delle sardine.

Si manifesta un mondo di giovani. Giovani che si ribellano all’idea che il loro immediato futuro debba essere rinchiuso dentro parole d’ordine sovraniste, mentre nella loro vita sperimentano che ciò di cui hanno bisogno, da Erasmus ad essere cittadini che competono in un mondo del lavoro aperto, è l’apertura delle competenze, dei saperi, della mobilità delle idee e delle persone. Che pensano che un mondo in cui si coltiva l’odio ed il disprezzo per la diversità è un mondo che offre una vita infelice e impaurita. Che linguaggio offensivo, il continuo urlare sopra i toni non produca civiltà. Che avvertono che mettere in discussione banalizzandoli i valori fondativi della Costituzione significa preparare per il futuro tempi brutti.

Meno male che c’è anche questo mondo. E’ un mondo che recupera il senso di una rivolta pacifica e civile. Sono giuste le parole di Romano Prodi: “La gente è perplessa sulle tensioni che si hanno: d’altra parte non avevo mai visto in vita mia una grande manifestazione che inneggia alla civiltà dei toni”. Ci fosse sarebbe contento Don Lorenzo Milani, con il suo richiamo al motto dei giovani statunitensi del suo tempo “I care”, a me interessa. E tuttavia chi ha oggi responsabilità politiche nel fronte progressista non basta che si rallegri e si complimenti. Deve riflettere sui perché.

Perché un gruppo di pochi giovani, dotati di fantasia creativa, con l’intuizione evocativa delle sardine, riesce a creare un evento che riempie Piazza Maggiore a Bologna e via via nasce un movimento che si trasmette a tutte le piazze italiane? Cosa che non riesce minimamente a fare il Partito Democratico, ed ancor meno altre formazioni minori della sinistra, e forse neppure le organizzazioni sociali?

Avendo una certa età ne ho viste parecchie di piazze piene di mondo progressista, con una domanda esigente di nuova politica. Ognuna generatrice di speranza. Le piazze piene del primo Ulivo, con i comitati ed i partiti generatori di una idea nuova. Le piazze piene dei Girotondi. Le piazze piene per Veltroni, Yes we can, Piazza dei Signori a Padova o la sterminata folla al Circo Massimo a Roma. Anche le piazze del primo Renzi. Ricordo a Padova Piazza delle Erbe strapiena per il comizio finale di Francesco Rutelli nelle politiche del 2001. Parlai anch’io (unico dei padovani, scelto da tutti i partiti della coalizione) con una certa emozione di fronte ai 10.000 della piazza. Stretti come sardine, appunto.

La piazza delle sardine evidenzia una domanda politica esigente. Questo bisogna saper cogliere, questo ha bisogno di una risposta. Non bisogna illudersi che altri facciano il lavoro che i partiti non sono più capaci di fare. O che improvvisamente tutto il mondo giovanile si sia risvegliato. Le piazze si riempiranno anche per il concerto di qualche rapper che invita al disimpegno, a fregarsene della società, a pensare ai soldi e al sesso (Sfera ebbasta e compagnia, compreso Fabri Fibra invitato al concerto per Capodanno a Padova da una giunta progressista…).

Anche perché le piazze cambiano. Non sono più quelle iniziali. Ad esempio la bella piazza di Padova, piena nonostante la pioggia, tuttavia non è che avesse una età media molto bassa. Al contrario. Nella piazza di Padova accanto a tanti giovani ho visto tanti cittadini piuttosto “stagionati”, sardoni in saor più che sardine. Tanti elettori del PD che nelle piazze del PD magari non ci vanno più ma che avrebbero ancora voglia di farsi sentire. C’erano per dire ci sono, per vedere un po’ di volti amici. Poi naturalmente non mancano mai gli opportunisti. Quelli che pensano di cavalcare un movimento che non può e non deve essere cavalcato. Esprime una domanda. E può accontentarsi di far sapere che questa domanda c’è. Che l’Italia non è fatta solo di capitani, post fascisti, nostalgici del nazismo, odiatori da tastiera, razzisti confessi.

Vorrei un PD che capisse l’esigenza di questa domanda. La piazza delle sardine è una opportunità, senza risposta può diventare una ulteriore condanna. E intanto forza Bonaccini…

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