Autonomia in maschera, di cartapesta

Pubblicato il 22 gennaio 2020, da Veneto e Nordest

In attesa dei risultati dell’Emilia Romagna ci sarebbero molti fatti da commentare, compresa l’imperizia politica con cui è stato trattato il caso Salvini dalla maggioranza. L’illusione che la furbizia cavi le castagne dal fuoco quasi sempre resta appunto una illusione che si ritorce addosso.

Invece non può essere passato sotto silenzio il fatto cui giustamente Paolo Possamai ha dedicato un accurato servizio sui quotidiani di cui è direttore. Per i padovani il Mattino di Padova.

Il fatto che la Regione Veneto, che si proclama paladina delle autonomie e del prima i veneti abbia restituito allo stato le competenze in materia di viabilità che lo stato (governi dell’Ulivo) aveva loro dato. Oltre 700 km. di strade vengono riaffidate all’Anas, uno dei simboli del centralismo statale.  Se le opinioni politiche dei cittadini si formassero sulla base di fatti accertati piuttosto che prevalentemente con sentimenti, pregiudizi e fake news gradite Zaia dovrebbe pagare un bel pegno alle ormai vicine elezioni regionali.

Perché succede che le sbruffonate sul referendum che avrebbe cambiato la storia del Veneto (il referendum farlocco come ha predicato Dino Bertocco ed i sostenitori del non voto) si sono tradotte in nulla. L’ultimo atto giuridicamente rilevante resta l’intesa Stato/Regione predisposta dal governo Gentiloni. Poi con i governi Conte/Salvini/Di Maio tante promesse: l’autonomia dopo un mese, che sono diventati due, poi tre nelle promesse poi silenzio. Salvini è diventato sudista e Zaia ha fatto finta di niente. Richieste impossibili dal punto di vista finanziario, chiacchiere, propaganda. Poi è tornato il PD al governo ed il Ministro Boccia ha ripreso un filo ragionevole a cui Zaia ha dovuto associarsi.

Vedremo, ma intanto la Regione a trazione zaiana alza le mani, si arrende e si dichiara incapace a gestire una competenza che lo Stato le aveva dato, centrale per la competitività del nostro territorio: le grandi infrastrutture di trasporto. Aveva già rinunciato a progettare e realizzare un moderno sistema di trasporto su ferro, a servizio della grande area metropolitana del Veneto centrale, di fatto restituendo il disegno programmatorio e le modalità di svolgimento del servizio alle Ferrovie dello Stato, con i risultati vergognosi che i pendolari conoscono bene.

Ora dichiara di essere incapace di gestire l’armatura infrastrutturale stradale del proprio territorio. Per forza. L’azienda Veneto Strade è stata imbottita di amici degli amici e non è riuscita ad essere il motore efficiente di una nuova stagione di infrastrutturazione. Pensiamo poi alla penosa storia della pedemontana veneta. Una storia ultraventennale, in diretta responsabilità della Regione, per realizzare 90 km di strada in pianura, e non si sa quando terminerà e con quali costi per gli utenti.

Questi sono i ritardi che pesano e frenano il Veneto, Rendendoci ridicoli ed inaffidabili a livello nazionale: chiediamo ciò che non possiamo avere e non siamo capaci di gestire ciò che già abbiamo.

P.s. che poi la borghesia produttiva (una volta si diceva così) riprenda il dibattito su PATREVE e l’area metropolitana 35 anni dopo che l’idea viene lanciata, in un contesto geopolitico tutto diverso, senza un giudizio critico perché in questi lustri non è stato fatto niente dalla Regione è indicativo di come siamo messi. Festeggiamo le colline del prosecco (con i problemi di speculazione produttiva e i danni ambientali che hanno comportato) e festeggiamo pure le Olimpiadi invernali, magari conservando un giudizio critico sul fatto che le infrastrutture promesse per i campionati del mondo di sci del 2021 non sono state realizzate e speriamo che lo siano per le Olimpiadi…

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