L’ex segretario veneto dei Dem: Contro Zaia non bastano le critiche, servono alternative»

Pubblicato il 18 gennaio 2020, da Pd e dintorni

Vox, 17 gennaio 2020

Ogni tanto si ostinano a volermi intervistare sulle vicende politiche. In genere sono convinti che sia ancora dentro le segrete cose, e non ci credono quando dico che non mi occupo più di queste cose. Almeno “da professionista” sul campo. Qui è stato il giornale telematico VOX a voler sentire la mia opinione.  L’intervistatrice è stata così gentile da superare le mie resistenze…

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«Sono ancora iscritto al Pd. Per affetto, visto che sono stato il primo segretario regionale». Paolo Giaretta, sindaco di Padova dal 1987 al 1993, già senatore ed ex segretario veneto del Partito Democratico, guarda alle prossime regionali e alla sfida al presidente leghista Luca Zaia. Con un occhio a «fare presto», perchè la campagna elettorale è alle porte. Ma con spirito distaccato. E sconsolato. «Ci sarebbe molto da fare, ma io ho già dato, adesso mi sto dedicando ad altro. Coerenza? Sì, sono stato senatore e segretario regionale, dal Pd ho avuto molto e credo sia giusto restare perchè non ci sarebbero altri luoghi in cui costruire una aggregazione progressista».

Per il candidato governatore nel Pd si sono fatti tanti alcuni nomi, come il capogruppo regionale Fracasso, o la Puppato. Calenda propone l’imprenditore confindustriale Alberto Baban. Secondo lei che identikit deve avere un candidato che abbia chances?
Intanto serve che il candidato ci sia in tempo utile… se i miei amici del fronte progressista aspettano un altro po’, qualunque sia la scelta l’elettorato non avrà neanche il tempo di percepirne il senso.

Si parla anche di primarie, i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente.
Io guardo le cose da fuori ma se si vuole proporre un candidato come simbolo della coalizione da contrapporre a Zaia bisogna che abbia il tempo di fare campagna elettorale.

Insomma, darsi una mossa.
Fate presto. E le primarie non possono diventare motivo di ulteriori discussioni ideologiche che non servono. L’appello al popolo è giusto ma non può essere che, siccome i leader politici non sanno scegliere, facciamo decidere agli altri. La politica deve fare la propria parte, le primarie come strumento di mobilitazione va bene, ma fate presto.

Torniamo ai candidati: intellettuale (Cacciari), politico (Moretti), imprenditore (Carraor). Il centrosinistra veneto le ha provate tutte, sempre con insuccesso.
Serve un candidato in grado di essere punto di riferimento per una coalizione molto ampia, per tutti quelli che cercano un’alternativa alla guida della Regione perchè pensano ci sia un altro Veneto da rappresentare, un po’ più esigente. Esempio: bisogna guardare con preoccupazione al fatto che l’economia dell’Emilia Romagna stia correndo molto più di quella veneta. Una volta eravamo appaiati, ora non più e ci sono statistiche preoccupanti. Un numero crescente di studenti residenti in Veneto sceglie di andare a studiare a Bologna anzichè restare qui.

Ma quindi un candidato più imprenditore che politico?
No, per carità, li abbiamo già provati. Serve una persona che resti in consiglio regionale a costruire l’alternativa durante i prossimi anni se perderemo, come è probabile. Finora non è stato così. La storia è di candidati che dopo qualche mese o qualche settimana se ne sono andati, invece è essenziale il lavoro successivo in consiglio regionale e chi si candiderà dovrà esserne garante, perchè la giornata elettorale passa ma poi resta il lavoro.

Ma con un candidato, o meglio candidata, politico a tutto tondo, la Moretti, vi siete inabissati segnando il record storico negativo.
Appunto. Ma su Massimo Carraro va ricordata una cosa: è il candidato del fronte progressista che più si è avvicinato alla vittoria, la distanza da Galan è stata di qualche punto. L’errore allora è stato di non avere il coraggio di fare il salto guardando in avanti: ognuno ricostituì il proprio gruppo consiliare e Carraro a quel punto avrebbe avuto una funzione di carattere decorativo. Così giustamente l’amico Massimo ha detto: se non vi interessa, io ho anche un’azienda da seguire. Lavorando con un unico gruppo consiliare forse sarebbe cambiata la storia.

Sulla base di queste esperienze il profilo allora qual è?
Non ci sono identikit astratti. Sappiamo che sarà una battaglia difficile, ma va combattuta fino in fondo, indipendentemente dalle aspettative del risultato perchè si può vincere e si può perdere. Ma quando perdi devi farlo con dignità, potresti essere il prossimo vincitore.

Quindi sui nomi emersi nessuna preferenza?
No. Però ha senso la candidatura di Stefano Fracasso, capogruppo regionale che esprime la competenza, la conoscenza dei principali dossier regionali. Ha alle spalle anche una esperienza importante di sindaco (di Arzignano, ndr) che è sempre una buona scuola. Ha senso anche la candidatura di Lorenzoni, docente universitario che si sta impegnando in un Comune capoluogo (è vicesindaco di Padova, ndr). Quello che serve è un imprenditore politico, cioè un politico che sappia sfruttare i fattori produttivi che sono le idee, le passioni del mondo progressista. Ripeto c’è un altro Veneto da rappresentare.

Presentandosi con il simbolo Pd?
Si, perchè altre ipotesi richiederebbero tempo, non si può improvvisare. Quando si è fatto l’Ulivo c’è stata una lunga preparazione di idee, di progetto, di animazione dei territori, di formazione dei circoli. Le cose calate dall’alto rischiano sempre di essere lo slogan di giornata. Guai a chi vede la campagna elettorale come la cosa che dura un mese. Il Pd il consenso lo ha preso, c’è anche un affetto di tanti elettori attorno, si può andare oltre ma facendo prima un lavoro politico, altrimenti rischi di perdere gli elettori del Pd e non guadagnarne di nuovi.

Veniamo ai contenuti. Il centrosinistra, ovviamente, critica Zaia ma con poche proposte alternative.
Sono nella felice situazione di non dovermi occupare di queste cose, ma di musica che è anche armonia… Posso dire che in tutte le contese e le campagne elettorali agli elettori non basta il contro, ci vuole l’argomento pro. Ma non entro in merito. Qui c’è il lavoro della coalizione che si presenta: a parte il programma che nessuno leggerà, ci vogliono parole d’ordine da proporre agli elettori.

Quindi non basta dire che Zaia non ha fatto abbastanza sulla sanità o attaccarlo sulla Pedemontana.
No, non basta. Su ogni dossier sarebbe importante un giudizio sintetico fatto di numeri più che di parole, sui risultati ottenuti e sui ritardi ma con una proposta alternativa.

L’autonomia del Veneto non ancora raggiunta potrebbe danneggiare significativamente Zaia?
Se gli elettori giudicassero un po’ più sui fatti e meno sulle emozioni sì, questo è un fallimento epocale. Ricordiamo le parole della campagna referendaria: doveva cambiare il Veneto e non è cambiato niente. L’ultimo atto è stata l’intesa preliminare tra il sottosegretario Bressa, governo Gentiloni, e Zaia. Con la Lega al governo invece non ha ottenuto niente perchè ormai Salvini vuole i voti del Sud e Zaia, impostando la battaglia del Veneto contro il resto d’Italia, non ci poteva arrivare.

Ma lo danneggerà o gli elettori imputeranno la mancata autonomia ai grillini, o magari anche a Salvini?
Dipende da come l’opposizione farà la campagna elettorale su questo punto che è importante.

Altra critica del centrosinistra é che Zaia alla fine non ha concretizzato molto in generale.
Ricordo un magnifico commento di Ilvo Diamanti dopo la vittoria travolgente di Zaia: non facendo niente non si scontenta nessuno ed è più facile prendere voti. Ma questo poteva essere vero finchè il motore di questa area economica marciava da sola con la benzina di un tessuto imprenditoriale molto dinamico. Oggi questo motore si sta ingolfando, lo dicono tutti i dati. Faccio un esempio personale: sono il presidente dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Il mio concorrente in Emilia, identica posizione e istituzione, prende dalla Regione 15 volte di più. E di conseguenza riceve più finanziamenti dallo Stato. Il Veneto rinuncia a competere con questa avara politica culturale.

Ma questa percezione arriva alla gente, agli elettori?
No. Siamo in un periodo in cui sono venute meno le appartenenze ideologiche, in un mondo di fake news in cui il cittadino fa fatica ad accertare ciò che è vero e quindi prevalgono i sentimenti e le emozioni. Ma a vedere i dati: le liste di attesa negli ospedali si allungano, non si è competitivi con altri territori, vedi l’Emilia che investe molto di più sulla innovazione tecnologica… Dati che però gli elettori percepiscono poco. Ma qui spetta a noi. Non basta dire “Zaia sbaglia”, bisogna che ci sia una quotidiana dimostrazione con i dati, con le analisi, con le alternative possibili.

Se alle eventuali primarie vincesse Lorenzoni, il centrosinistra potrebbe fare meglio?
Non lo so, ma se si faranno le primarie avranno ragione gli elettori e il candidato sarà il migliore possibile, scelto dal popolo. Lorenzoni è una brava persona, colta, di buon senso, che ha alcune idee solide nel campo che gli è proprio, vedi le politiche ambientali.

Tiriamo le somme: il suo giudizio politico sul Pd in questi ultimi anni?
Il Pd è stato massacrato dal suo segretario nazionale Matteo Renzi e sta faticosamente cercando di ritrovare uno spazio e una identità. Auguri a Zingaretti.

Ma in Veneto è stato all’altezza come presenza politica?
No.

Bocciato quindi?
No, senza commento.

Insisto, voto 5?
I voti non li assegno più. Da elettore non sono pienamente soddisfatto, si sarebbe dovuto fare molto di più.

Le dispiace non essere in prima fila?
No, ho fatto molto e anche cambiato il quadro politico e il modo di fare politica. Non credo sarei adatto a lavorare in un contesto fatto di facebook. Se il presidente degli Stati Uniti Trump lavora con i tweet, io nel mio piccolo farei un po’ fatica.

Ma un nome che le piace per le prossime regionali c’è?
Divento improvvisamente muto.

 

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2 commenti

  1. Broggio Sergio
    20 gennaio 2020

    Caro Paolo, sono sempre interessanti le letture delle tue riflessioni, in particolare quelle sulla realtà del Veneto: politiche ed economiche. Mi sto chiedendo perché nel nostro Veneto non c’è alternativa politica da un bel po’. Temo che sia perché non c’è una vera proposta di alternativa politica, sociale, culturale. Se puoi e lo vuoi, vorrei che tu esplicitassi la differenza che c’è tra il sistema dell’Emilia Romagna e quello del Veneto. Grazie. Tantissimi Saluti.


  2. Paolo
    24 gennaio 2020

    Grazie Sergio, è un bel tema. Magari dopo i risultati in Emilia romagna scrivo qualcosa


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