Lungimiranza cercasi

Pubblicato il 7 gennaio 2020, da Politica Italiana

Riprendo la tradizione di qualche commento sull’attualità, dopo una sospensione per le festività e per i doveri nonneschi.

L’Epifania tutte le feste si porta via. Forse si porta via anche la serenità, con l’azzardo drammatico di Trump, che servirà solo a destabilizzare ulteriormente il medio Oriente, incoraggiare gli estremisti in Iran indebolendo i dialoganti, esponendo il mondo a rischi imprevedibili.

Colpisce il pollaio dei commenti di alcuni politici italiani. “L’Italia non conta niente” bercia Salvini, come se avesse contato con lui al governo. Purtroppo non conta niente l’Europa (meno della Turchia): ma questa è la conseguenza dei sovranismi propagandistici che producono appunto impotenza sullo scenario mondiale, ormai senza principi ordinatori.

Riprende il corso normale la politica interna, con nodi da affrontare non indifferenti. Argomenti seri, ad esempio le politiche per la giustizia o la situazione delle concessioni autostradali vengono affrontati con uno spirito propagandistico, come le famose bandierine da puntare sul territorio della politica, senza riguardo per la complessità delle questioni, le conseguenze reali. Si vogliono punire i Benetton come se Autostrade per l’Italia fosse una società loro privata, mentre è una società quotata in borsa, con investitori stranieri, con azionisti che sono anche piccoli risparmiatori che non hanno alcuna responsabilità nella gestione e che vengono gravemente danneggiati da annunci superficiali.

Tentare di sfruttare l’argomento di giornata non porta consensi. I vari Di Maio e Renzi dovrebbero capirlo. C’è una evidente ricerca di stabilità e di serenità nell’elettorato: politica che sappia persuadere e rassicurare. L’elettorato si fraziona tra una parte che vive di tifoseria, di capitani, di tweet sanguinari ed una parte che vuole guardare al futuro del paese, che comprende bene che un paese non ha futuro in un clima di rissa continua. Lo ha ricordato con parole appropriate il Presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno.

Come si spiega il consenso che resta elevato in condizioni difficili per il Presidente Giuseppe Conte? Come è successo per Paolo Gentiloni: c’è un elettorato che è alla ricerca più o meno disperata di leader rassicuranti, che non promettono l’impossibile ma facciano il possibile. Che raccontino storie vere e non promesse impossibili da mantenere. Così hanno perdonato perfino a Conte le giravolte politiche e la assurda previsione che il 2019 sarebbe stato un anno bellissimo.

Invece la maggioranza di governo trasmette un messaggio di incertezza: non si sa se ha voglia di durare, si aspetta sempre qualcosa (le feste, i vertici annunciati e rinviati, le elezioni in Emilia Romagna). Di Maio alle prese con la polverizzazione del movimento, di cui si è evidentemente disamorato anche il fondatore Beppe Grillo, Renzi alle prese con un consenso che non cresce, una scommessa sbagliata (che potesse essere lui di nuovo un leader nuovo).

Manca perciò un messaggio rassicurante al paese. Una narrazione si diceva una volta. Quella di Salvini, ci piaccia o non ci piaccia c’è. E la maggioranza? Ha scritto su Repubblica Giannini (con il tempo si è molto inacidito) “nei Tg abbiamo visto solo volonterosi ma patetici peones che di fronte a qualunque problema ripetono con sguardo vitreo e tono stentoreo l’unico slogan-manifesto nel quale sembrano ormai riconoscersi: “Togliamo le concessioni ad Autostrade!””. Purtroppo non cambia per gli esponenti del PD che ripetono abbiamo impedito l’aumento dell’IVA. Non basta davvero per appassionare un po’ il paese.

Se si ha l’ambizione di durare bisogna avere lo sguardo lungo. Tanto nell’immediato non si recupera con i tweet, i proclami che durano un giorno. E’ la lungimiranza che chiede una parte per me maggioritaria del paese. Solo che manca al momento chi riesca ad incarnarla. Mica ci possiamo affidare solo a Sergio Mattarella. Il suo compito è un altro.

 

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