Le ragioni che diventano torti

Pubblicato il 12 febbraio 2020, da Politica Italiana

Capita in politica di poter avere nello stesso tempo torto e ragione. Dipende dai punti di vista. Del resto è famosa la frase di Bertolt Brecht “Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”.

Sull’estenuante dibattito sulla prescrizione, che alla maggior parte degli italiani interessa relativamente, secondo me capita che Italia Viva ed il suo leader Renzi abbiano insieme torto e ragione. Solo che poi in politica bisogna saper tirare una riga e fare un bilancio su ciò che concretamente si raggiunge.

La legge sulla prescrizione è una legge sbagliata, quasi certamente anticostituzionale, come segnalano tutti i maggiori costituzionalisti italiani. E’ una legge che premia l’inefficienza del sistema giudiziario, invece di stimolare la produttività del sistema e la certezza del processo. Non è un caso che, cosa rarissima, tutto il mondo del diritto si trova d’accordo nel giudizio critico: magistrati di tutte le correnti, l’intera avvocatura, il mondo della scienza del diritto e della procedura. Il cittadino ha diritto ad un giusto processo in tempi ragionevoli. E lo Stato deve organizzarsi per garantirlo.

Tra l’altro si dimostra che ci sono tribunali che a parità di carico di lavoro e di personale hanno elevati indici di efficienza e sono riusciti ad abbreviare fortemente i tempi dei processi. Bisogna prendere questi esempi ed estenderli. Si può essere ottimi giudici ma pessimi manager della giustizia, così come uno può essere un grande critico d’arte ma un pessimo direttore di museo. Le riforme non si fanno solo con le leggi, occorre un paziente e determinato lavoro per tradurre l’astrattezza della legge in risultati concreti.

Quindi ha ragione Renzi a sostenere che la legge è pessima? Sì, ha ragione, ma poi iniziano i torti. Perché la legge è in vigore, frutto di un accordo al ribasso tra lega e 5 stelle (a me i decreti (in)sicurezza, a te la prescrizione). E quando si è fatto il Governo nessuno ha posto il tema della revoca della legge. E poiché il Ministro è quello di prima, e non si è obiettato su questa continuità, non puoi pensare di umiliarlo e costringerlo all’abiura.

C’è un elemento che consiglia la mediazione ragionevole: la legge non si applica al passato, quindi per vederne gli effetti negativi occorre aspettare l’iter dei nuovi processi. C’è lo spazio per una mediazione che riduca nell’immediato gli aspetti peggiori e poi risolvere la questione con la riforma del processo, in cui possono essere inserite norme sulla durata.

Ecco come le ragioni possono diventare torti. Se non si guarda al risultato possibile, al valore di una alleanza di governo che non puoi quotidianamente delegittimare, agli effetti oltremodo negativi di un litigio costante tra le forze di maggioranza, con toni esaltati. Secondo me ha ragione Zingaretti, sono toni e modalità che non portano neppure ad un risultato elettorale positivo per chi li pratica. Si danneggia solo il Governo e si avvantaggia l’opposizione.

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2 commenti

  1. Mario
    12 febbraio 2020

    Condivido il tutto Paolo. Mi permetto solo dire; non è possibile che un magistrato legga a suo “comodo” le intercettazioni “NON CREDO LE LEGGA” e magari dopo, per non dar ragione alla lettura, condanna l’imputato invitandolo all’appello. (Se ha i soldi per farlo) Poi si arriva alla prescrizione per non aver fatto nulla dopo 7 anni. (le carte parlano) Questo imputato non può più chiedere i danni allo Stato per il danno subito. Ecco perché la prescrizione e non l’assoluzione, altrimenti il Giudice deve pagare o paga lo Stato.Ma questi se ne fregano se una famiglia fallisce e peggio e in attesa del fallimento intanto paga il cittadino. Ecco perché Renzi (in parte)su questo gli do ragione
    PS. NON SCRIVO TUTTO MA MI CAPISCI. Ciao Mario.


  2. Mario
    12 febbraio 2020

    Scritto con troppi errori, ma da “incazzato” ma si capisce, notte.


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