Parole di uomini magnanimi che ci aiutano

Pubblicato il 28 marzo 2020, da Politica Italiana

Chiusi in casa c’è più tempo per pensare. Anche sul senso della vita. E chi è costretto a lavorare sulla frontiera difficile della sanità o delle attività necessarie al funzionamento dei servizi essenziali pure si interroga più di prima sui limiti, sui rischi e appunto sul senso della vita e del proprio lavoro, sulla gerarchia dei valori che li condizionano.

Si cercano con più attenzione parole di verità. Parole non inutili e superficiali che aiutino in un orientamento. Non solo la quotidiana cronaca ansiogena dei morti e dei contagiati o la spiegazione scientifica di quel che sta accadendo per sconfiggere le tante fake news che continuano a circolare, ma anche parole che aiutino ad affrontare questa inedita esperienza umana, a vincere paure e incertezze sul futuro.

La rottamazione è passata di moda. È stata in fondo uno dei tanti innamoramenti emotivi con cui molti italiani hanno cercato di riempire il vuoto generato dal crollo della repubblica dei partiti che per un lungo periodo aveva comunque assicurato prosperità crescente e riferimenti saldi. Così è stato, da Berlusconi ai pentastellati.

Così è singolare che nella giornata di ieri sia toccato a due grandi vecchi, esperti di umanità, proferire parole capaci di illuminare, guidare, rasserenare in modo non superficiale. Una autorità religiosa come l’ottantatreenne Papa Francesco e la massima autorità civile italiana, più giovane ma comunque alla soglia degli ottanta anni, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’immagine potente di un uomo solo sotto una pioggia battente, in una grande piazza abituata alle grandi adunanze di popolo, costituisce di per sé un messaggio. Per i credenti con simboli religiosi espressione di una pietà popolare. L’icona di Maria Salus populi romani e il grande crocifisso ligneo della chiesa di San Marcello al Corso, simboli delle battaglie vinte per le grandi pesti dei secoli passati. Per tutti parole che superano la banalità del quotidiano o anche solo la retorica del presente. Parole potenti appunto. Ci sono parole per i credenti ma ci sono parole per tutti. Parole di un maestro di umanità, appunto. Qui il testo integrale del messaggio del Papa

“Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.

Silenzio assordante e vuoto desolante: definizione profonda del momento che stiamo attraversando.

“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità”.

La necessaria riscoperta di un senso del limite rispetto alla cultura dell’onnipotenza e del superamento illusorio di ogni limite.

Nella stessa giornata ha parlato il Presidente della Repubblica con il solito tono piano ma profondo. L’istituzione a cui si rivolgono ormai con fiducia e ascolto tanti italiani. Anch’esso un esperto di umanità, che nella vita ha attraversato accanto a successi importanti momenti di drammatico dolore. Qui il testo integrale del messaggio del Presidente

Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell’impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte. Comunità che sono duramente impoverite dalla loro scomparsa. Stiamo vivendo una pagina triste della nostra storia. Abbiamo visto immagini che sarà impossibile dimenticare. Conosco – e comprendo bene – la profonda preoccupazione che molte persone provano per l’incertezza sul futuro del proprio lavoro. Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia lasciato indietro.”

Per le istituzioni democratiche non è sufficiente la condivisione del dolore. È richiesta l’azione adeguata. E il Presidente ha messo, per chi legge bene tra le righe, due punti importanti di politica nazionale ed europea.

“Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse.

Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione. Ho auspicato – e continuo a farlo – che queste risposte possano essere il frutto di un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori”.

Un richiamo ai leader europei perché siano all’altezza della propria Storia, un richiamo alla politica italiana: al Governo che deve pur uscire da una certa autoreferenzialità, stretta attorno a Palazzo Chigi, alle forze politiche anche di opposizione che insieme a segni di responsabilità cavalcano la mala pianta del populismo: le colpe dei cinesi, uscire dall’Europa se non ci danno i soldi ecc.

Meno male che ci sono ancora uomini magnanimi, sì, dalla grande anima

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