Colao, i tecnici e le castagne

Pubblicato il 10 giugno 2020, da Politica Italiana

Insisto su un tema. Non per lo sport di criticare il Governo, ma perché vedo consolidarsi una crisi che è insieme economica, politica e di fiducia generale. La pandemia ha fatto per molti aspetti emergere le virtù degli italiani, ma si fa presto a ricadere nella sfiducia, nel distacco, nella tentazione di rivolgersi agli stregoni della politica piuttosto che alla razionalità.

Il tema è questo: non si può chiedere ai tecnici di togliere le castagne dal fuoco alla politica. Per questo è inevitabile che gli stati generali facciano la stessa fine del rapporto Colao: un elenco di buone intenzioni, o meglio alcune buone, alcune meno buone, alcune nuove, altre già ben conosciute.

Quali sono i limiti del rapporto Colao? Limiti inevitabili, perché appunto non si può chiedere ai tecnici di dettare una agenda complessiva alla politica.

Il primo: si adegua allo stato corrente delle cose, la smemoratezza. E’ un rapporto senza tempo. Lo ha detto bene un parlamentare dell’opposizione: “è molto simile agli scaffali di un supermercato: chiunque, leggendolo, troverà qualcosa da prendere e portare a casa”. E il capogruppo Del Rio: “La cosa che non mi convince per nulla è il fatto che l’Italia non può sempre far finta che non sia successo niente. Ad esempio l’edilizia scolastica: nel 2013, quando partì il governo Renzi, aveva 200-300 milioni, adesso ha a disposizione quasi 9 miliardi. Perché alcuni comuni, alcune regioni, sono riuscite a realizzare i piani a altre no? Dobbiamo capire cosa non ha funzionato e perché”.

le tesi programmatiche dell’Ulivo

Ci sono naturalmente molte cose buone, ma generiche, altre più dettagliate ma discutibili. Altre ancora evidentemente insostenibili da questa maggioranza politica. Soprattutto: se non fossimo un paese senza memoria ricorderemmo benissimo che la maggior parte delle proposte contenute sono da decenni scritte in documenti sottoposti alla attenzione del governo. Chi si ricorda della spending review? Io me lo ricordo benissimo, con commissioni e commissari che si sono succeduti, dalla commissione per la spesa pubblica presieduta dal padovano Gilberto Muraro, che redasse un ottimo libro bianco con decine di consigli al governo, meglio del piano Colao, a Pietro Giarda fino a Carlo Cottarelli, liquidato da Renzi perché pensava addirittura di scrivere delle cose scomode. Non è mai mancata l’agenda delle possibili cose da fare, è mancata la forza politica per farle.

Giustissimo parlare di riforma della giustizia. Mai sentita? Proprio il libro bianco di Muraro evidenziava che c’erano tribunali che a parità di risorse e di reati avevano performance simili a quelle di altri paesi europei virtuosi, altri vergognosamente inefficaci. Provate a vedere chi ha la forza di punire procure e tribunali inefficienti, che non sanno utilizzare le risorse affidate e premiare i virtuosi…

Secondo limite: manca un minimo riferimento ai costi delle cose proposte. Eppure almeno l’ottanta per cento delle azioni richiedono l’immediata erogazione di risorse. Fare l’elenco della spesa sono capaci tutti (o quasi). Mettere in ordine le priorità, o graduare gli interventi in base alle risorse disponibili è più difficile.

Terzo limite, ci sono cose incomprensibilmente introdotte. Che in un paese ad elevatissima evasione fiscale si ritorni alla ricetta dei condoni, tanto cari al Ministro Tremonti. Osserva Cottarelli: “Il condono comprenderebbe anche la regolarizzazione di «altri valori» e dei capitali «detenuti illegalmente all’estero» (pagina 17 del Rapporto). Non lo si chiama “condono”, preferendo il più elegante “Voluntary Disclosure”, ma quello è: il solito premio dato a chi ha evaso le tasse e il solito incentivo a non pagarle in futuro”.

Dopodiché si tratta di prendere il buono delle numerose proposte del rapporto. E questo sarebbe il compito del Governo: estrarre le proposte fattibili, darne un ordine, finanziarle. Ma occorre pur sapere che la maggior parte delle proposte sono nella agenda politica dai tempi almeno del primo governo Prodi. Il famoso “libro verde” che accompagnò la candidatura del Professore nel 1995 conteneva 88 tesi, una dettagliata agenda di governo con proposte molto simili in buona parte a quelle contenute nel piano Colao. Anche allora non mancò la tecnica, mancarono i numeri in Parlamento…

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1 commento

  1. Fiorenza Carnovik
    10 giugno 2020

    Ero dipendente in un assessorato quando si fecero gli Stati Generali a Padova. Soldi spesi per straordinari e per quintali di carta stampata… non ne è rimasto nulla, nessuno si ricorda più. Io credo che ci sia l’adolescenziale pretesa di organizzare eventi di cui scrivere nell’illusione con quelli di cambiare la “Storia”. Nella Storia spesso gli Stati Generali venivano organizzati con questa pretesa e i poveracci non avevano parola in capitolo. Ciò è sintomo di una miopia sociale.


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