La scuola degli asini

Pubblicato il 31 luglio 2020, da Senza categoria

Non sono un esperto di scuola. Le ultime aule scolastiche che ho frequentato risalgono ai miei studi, tanti anni fa, a parte qualche aula universitaria o liceale in cui in questi anni ho tenuto lezioni di storia o di costituzione…
Però ho naturalmente tanti amici e conoscenti che nella scuola operano, frequenterò le persone sbagliate, ma nessuna mi parla dei banchi: mi parlano di personale, di strutture e sussidi che mancano, del mancato riconoscimento del merito, per cui chi è fannullone o ha l’ idea dell’ insegnamento come dopolavoro è trattato nello stesso modo di chi va ben oltre il proprio dovere nell’adempiere alla missione educativa.
Resto perciò strabiliato da questa storia in cui lo stato centrale, ignorando competenze ed opportunità, pensa di comprare milioni di banchi, senza un piano predefinito sulle
esigenze reali sul territorio, le assegnazioni possibili, le procedure di attribuzione. Con criteri di gara assurdi, con domande di forniture in pochi giorni per le quali non esistono né capacità produttive, né logistiche. Quanti banchi servono per bambini, per adolescenti, per adulti? Nel bando non c’ traccia, si tirerà a indovinare.
Ma in quale luogo si è deciso che il più rilevante problema della scuola sia sostituire i banchi? Anche se non hanno le ruote non si possono utilizzare gli esistenti? E dove si mettono i nuovi banchi distanziati se non ci sono le aule, ecc. ecc…
Mi sembra una storia incredibile, possibile che non si alzi qualcuno a fermare questa vicenda, prima di far schiantare insieme all’ improbabile duo Azzolina e Arcuri la credibilità stessa di tutto il governo? Il ministero della Pubblica Istruzione è uno dei maggiori per numero degli amministrati, per funzione istituzionale, per impatto sociale. Il ministro trovi una scusa e si ritiri, se no provveda il Presidente del Consiglio.

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