Io sarei per il No critico…
Si avvicina la data del referendum costituzionale. Così parecchi conoscenti mi chiedono cosa farò. Scrivo qui le ragioni per cui voterò no. Nel Pd e nell’area progressista emergono posizioni diverse, anche tra amici che stimo: ad esempio Bersani e Letta voteranno sì, Prodi e Castagnetti voteranno no.
Non sono mai stato contrario ad una riforma costituzionale che aggiorni la strumentazione della democrazia, anche attraverso una riduzione del numero dei parlamentari. Ero in Parlamento quando si sostennero le proposte della bicamerale D’Alema e fuori dal parlamento ho sostenuto con iniziative e comizi la riforma Renzi.
In questo caso la riduzione del numero dei parlamentari però non è conseguenza di un riassetto razionale dei rapporti tra Parlamento, Governo, poteri locali, è il fine unico, esibito come trofeo per la lotta alla “casta”,di uno spirito anti parlamentare, terreno molto scivoloso, basato oltretutto su presupposti falsi. Non parlo dell’argomento del risparmio, risibile dal punto di vista quantitativo ed ottenibile comunque semplicemente contenendo le spese di funzionamento delle camere. Quando ero in parlamento abbiamo ridotto del 10% le competenze dei parlamentari, bastava proseguire in questa direzione.
Il secondo argomento scorretto è che il Parlamento italiano sia il più numeroso al mondo. Una ricerca dell’Ufficio Studi della Camera dei Deputati http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/AC0167g.pdf attesta che non è vero. Già oggi comparando la numerosità della Camera in rapporto agli abitanti l’Italia si trova tra i paesi con un rapporto più basso, dopo la riforma sarebbe il primo in assoluto. Oggi c’è un deputato ogni 100.000 abitanti, la Francia e la Germania ne hanno 0,9, un domani l’Italia scenderebbe a 0,7. Per dire: Austria, Portogallo, Irlanda, Danimarca hanno da due a tre volte più parlamentari dell’Italia in rapporto agli abitanti. Diversa è la situazione per il Senato perché diversissima è la situazione istituzionale: ci sono sistemi monocamerali, ci sono Senati composti esclusivamente da rappresentanti delle autonomie, ci sono senati con competenze limitate, ecc. Sommare i due dati è perciò scorretto. Per questo era giusta la riforma Renzi: senato composto dai rappresentanti regionali, taglio vero senza sacrificare la rappresentanza.
Il vero problema dell’Italia dal punto di vista dell’efficacia del Parlamento non è il numero è il bicameralismo perfetto, che correggeva in modo efficacie la proposta Renzi. Per cui la procedura legislativa è molto farraginosa, ogni provvedimento deve essere esaminato dai due rami del parlamento esattamente nello stesso modo, con un rimpallo tra i due rami nel caso più frequente di modifiche, fino a che non si giunge all’approvazione dello stesso testo. Qui non cambia nulla, si continuerà come prima.
Per questo ha ragione il Pd a richiedere una modifica dei regolamenti parlamentari, perché una parte almeno dei difetti del bicameralismo perfetto può essere corretta introducendo procedure parlamentari che accorcino le procedure, così come è assolutamente vero che con la riduzione del numero dei parlamentari particolarmente al Senato si distorce in senso troppo maggioritario la rappresentanza e occorrerebbe adeguare la legge elettorale. Si altera anche la modalità di elezione del Capo dello Stato, altro tema che solo una superficialità irresponsabile porta a ritenersi tema secondario. Richieste giuste ma che non sono state soddisfatte e il Pd non ha saputo imporsi.
C’è una ultima questione che riguarda la dignità e la fermezza di posizione sui principi di un partito. Il Pd per tre passaggi parlamentari ha offerto all’opinione pubblica argomenti per sostenere che la riforma era sbagliata; alla quarta per convenienza politica ha dovuto dire sì. Ora o erano strumentali gli argomenti di prima o sono opportunistici quelli di adesso. In materia costituzionale se un partito non ha principi fermi rischia di essere irrilevante. Si rinuncia alla forza di un progetto costituente e ci si acconcia ad un tema proprio di un alleato al momento transitorio…Seguire la corrente mutevole dell’opinione prevalente senza condurre battaglie politiche conduce alla irrilevanza. In fondo è stato fatto lo stesso ragionamento in Veneto quando c’è stato il referendum di Zaia sulla autonomia. Siccome si rilevava una corrente di opinione a favore il PD si è espresso per un “sì critico”. Il referendum è passato grazie ai voti del PD senza i quali non ci sarebbe stato il quorum, la vittoria se la è incassata tutta Zaia e il Pd è rimasto anche su questo tema del tutto ininfluente.
Naturalmente tra i sostenitori del Sì c’è anche l’argomento che si tratta solo di un primo passo. Sì, è vero, il taglio dei parlamentari da solo non significa nulla, ma il resto seguirà. Esattamente lo stesso argomento speculare dei sostenitori del No al referendum Renzi, votiamo no, che poi in pochi mesi si farà una riforma costituzionale migliore. Sappiamo come è andata a finire. Sostenere che nell’attuale fragile parlamento sia possibile immaginare far approvare riforme costituzionali significative rischia di essere uan grossa bugia. Le bugie alla lunga non premiano. Resterà solo una riduzione distorta della rappresentanza parlamentare, alibi per non fare altro, come giustamente sostiene Romano Prodi.
1 settembre 2020
Aggiungo anche la mortificazione dei 5milioni di italiani all’estero che vengono mortificati con una rappresentanza di soli 8 deputati e 4 senatori.
1 settembre 2020
Qualcuno ha detto:la riforma Renzi è stata bocciata perché toccava troppi interessi contemporaneamente (politici nazionali, regionali,CNEL, e chi più ne ha più ne metta). Si è levato
contro un muro insormontabile ed invincibile di interessi!
Ora si dice che è una riforma misera ed inutile che così non può funzionare e perciò si vota contro!
L’ unica cosa che hanno in comune queste due posizioni è che il Parlamento NON SI DEVE TOCCARE…. tutto ciò non mi va e finisco per pensare che(se andrò a votare) voterò proprio SI…SI…
Sempre amico, ricordando caramente ciò che ha fatto per la nazione e per il Comune di Padova nei ruoli che ha rivestito nella sua attiva e fattiva militanza La saluto e a risentirci
Renato Viel
1 settembre 2020
Non è solo un alibi per non fare altro. Alle spalle abbiamo un fatto storico: un ministro dell’interno che chiede pieni poteri, e ora si sta coltivando una base numerosa come politico. Il sentiero è molto insidioso.
9 settembre 2020
Caro Renato, non condivido le opinioni esagerate di chi parla di un pericoloso attentato alla Costituzione, gli stessi che usavano questi argomenti contro la ragionevole riforma Renzi. Solo che da questa riforma la funzionalità del parlamento uscirà peggiorata, non migliorata. Il vero problema è costituito dal bicameralismo perfetto che non viene toccato e da un sistema elettorale che consente ai partiti di nominare parlamentari senza arte ne parte. Nello stesso momento in cui si chiede ai cittadini di ridurre il numero dei parlamentari il presidente della Camera (M5S) bandisce un concorso per 38 nuovi funzionari del Senato!