La luna val più del dito

Pubblicato il 17 agosto 2020, da Senza categoria

Scavallato ferragosto ci attendono le complicazioni della ripresa: la precaria condizione sanitaria, con il rischio di un riaccendersi della pandemia e la difficoltà a prendere una decisione su come investire le ingenti e mai prima conosciute risorse pubbliche che si rendono disponibili con una ambiziosa politica riformatrice che vada oltre l’erogazione a pioggia di fondi senza disegno, senza modificazione delle strozzature dello sviluppo futuro.

In mezzo c’è il turno delle elezioni regionali e amministrative. Qui in Veneto senza speranza la battaglia regionale e difficilissima quella veneziana, consultazioni accompagnate dallo svolgimento del referendum (senza quorum) per la riduzione dei parlamentari. Se vogliamo un referendum inutile, visto il sentiment prevalente e lo schieramento di pressoché tutte le forze politiche a favore.

Non mancano motivi per considerare positivamente una riduzione del numero dei parlamentari. Anche nella mia non breve esperienza parlamentare ho scelto sempre di stare al Senato, perché i numeri più ridotti rendevano più produttivo il lavoro delle Commissioni e dell’Aula. Si era più in ombra, perché tutti i leader per tradizione stavano alla Camera, ma in compenso potevi maggiormente incidere sull’attività, se studiavi, ti preparavi, sviluppavi relazioni.

Tuttavia chi conduce la politica non può limitarsi a una valutazione di stretto merito, deve anche considerare quali sono oltre l’immediato le conseguenze di una decisione, quali i fattori emotivi che mette in campo, quale quadro politico ne derivi.

Ora di tutti gli argomenti usabili l’unico senza senso è quello del risparmio. Non solo perché il risparmio che si otterrà è insignificante per il bilancio dello Stato, ma anche perché se questa fosse la finalità lo stesso risultato si sarebbe ottenuto con una riduzione degli assegni parlamentari e con una accurata spending review delle spese di funzionamento delle Camere. Invece nell’ultimo biennio (M5S costantemente in maggioranza) l’onere per i deputati in carica è passato da 144,9 a 147 milioni di euro, circa il 10% delle spese complessive del funzionamento della Camera che hanno avuto solo una modestissima riduzione.

Tuttavia questo è stato l’unico argomento usato nel lungo iter di approvazione del provvedimento, con la resa finale del Pd: risparmiare i soldi della “casta”. Comunicato e ripreso con larghezza da pressoché tutti gli organi di informazione. Difatti quando c’è stata l’occasione di realizzare un razionale ridimensionamento del numero di parlamentari, con una differenziazione tra le funzioni di Camera e Senato, così come previsto dalla riforma costituzionale Renzi, alla maggior parte degli italiani non è interessato per nulla.

L’eredità non sarà una razionalizzazione degli equilibri costituzionali, tutto resta come prima, con storture e duplicazioni, con una grave distorsione della rappresentanza in senso ipermaggioritario nelle regioni più piccole, ma con una battaglia politica che servirà a dare un po’ di respiro a M5S e a consolidare sentimenti antiparlamentari. Dove i parlamenti sono deboli non è che la democrazia sia più forte…Il Pd tenta di consolarsi dicendo che questo è solo un primo passo, vedremo, è pure lecito dubitare.

Guardare alle conseguenze dei discorsi pubblici. Vale anche per la vicenda così invasiva dei 5 parlamentari che hanno chiesto il bonus Covid. Ho già detto: senza etica e senza quel senso di disciplina ed onore che ai sensi della Costituzione deve caratterizzare l’impegno istituzionale. Tuttavia sarebbero stati erogati tre assegni per un totale di 3.600 euro. Se pensiamo ai 49 milioni di euro di finanziamento pubblico fatti sparire dalla Lega senza nessuna conseguenza elettorale…

Le partite Iva attive in Italia sono circa 6,2 milioni, di cui 3,9 di persone fisiche, professionisti, ecc. L’Inps per il momento ci ha parlato di 5 partite iva e mormorato di qualche altra decina che potrebbero essere di consiglieri regionali, perché i 2000 “politici” preannunciati con grande pompa sarebbero in gran parte sindaci e consiglieri comunali che fanno sostanzialmente in modo gratuito il loro servizio pubblico. Degli altri milioni di partite iva, dell’esito delle prime attività di controllo non ha detto nulla.

Nel mentre c’è il sacro fuoco dell’indignazione per i cinque, o i venti, o i trenta, nulla si dice su un fatto gravissimo per la vita democratica e i diritti dei cittadini: l’abuso da parte di una istituzione pubblica dei dati sensibili che ha in gestione non per il proprio piacimento, per le proprie o improprie iniziative politiche, ma esclusivamente per finalità istituzionali. Oggi tutti (quasi) applaudono, trascurando che oggi va così, ma domani se si accettano in silenzio queste distorsioni può succedere quello che succede in molti regimi autoritari: il grande fratello che indaga fuori dai limiti istituzionali, ad uso del potente di turno, con il cittadino indifeso. Diceva Zagrebelsky che le Costituzioni sono testi scritti da uomini sobri per servire quando gli uomini sono ubriachi. La lesione di norme fondamentali che oggi può apparire insignificante è invece precedente pericoloso in mano a malfattori politici.

Ma è più semplice prendersela con i 5, guardare il dito e non la luna. Qui il Pd dovrebbe fare qualcosa di più per proporre una propria agenda politica, accodarsi sempre per senso di responsabilità non può produrre nuovo consenso.

 

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