Senatore Paolo Giaretta
Paolo Giaretta in Senato

(1397-B) Legge di contabilità e finanza pubblica

dichiarazione di voto sull'emendamento 6.0.1 - 16 dicembre 2009

Signor Presidente, insistiamo sul voto favorevole all'emendamento 6.0.1, confortati in questo anche dalla presentazione di un analogo emendamento, il 6.0.2, da parte di esponenti della maggioranza, e non certo degli ultimi, visto che si tratta del presidente della Commissione finanze, senatore Baldassarri, e del relatore sulla legge finanziaria, senatore Saia.
Qui non stiamo parlando di una modalità organizzativa, che potrebbe essere lasciata all'autonoma decisione della burocrazia parlamentare, e neppure di una questione interna corporis, come sostiene il vice ministro Vegas. Qui parliamo d'altro, e in questo senso c'è già l'ottimo lavoro svolto dagli uffici del Servizio del bilancio di Senato e Camera che, in condizioni indecorose quanto a dotazione del personale, svolgono comunque un servizio eccellente.
Il riferimento è, in particolare, al pilastro su cui necessariamente si regge l'ambizione di un progetto di riforma della decisione di bilancio, adeguato ad un nuovo sistema istituzionale, quel sistema che si è andato profilando tra la prospettiva federalista dentro un più esigente recinto europeo e, soprattutto, il configurarsi di un maggioritario ancora imperfetto, che è nato dal lato della riforma elettorale, ma che non ha ancora attuato conseguenti e coerenti adeguamenti del sistema istituzionale. Di questo stiamo parliamo.
L'ambizione che esprime il progetto di riforma della contabilità, se manca il pilastro di un autorevole ed indipendente servizio del bilancio parlamentare, manca dell'elemento essenziale su cui poggia la ridefinizione dei rapporti tra Governo e Parlamento. Tutto si affloscia, tutto diventa opaco ed inutile: la riforma si svuota fin dal suo nascere. Vedremo in futuro se sarà giusta la nostra previsione - ahimé! - o se la strada sarà un'altra. Do atto volentieri al presidente Azzollini e al vice ministro Vegas di aver sostenuto qui in Senato questa tesi, ma non capisco allora perché rinuncino a condurre una buona battaglia.
Senatore Baldassarri, sono andato a rileggere in questi giorni il dibattito parlamentare del 1988 che lei ha richiamato, quando si discusse cioè della nascita del Servizio del bilancio. Sono stato sollecitato in questo da uno scritto del professor Marcello Degni, che allora faceva parte di quel gruppo di giovani consiglieri parlamentari - economisti e giuristi - che, con passione, diedero origine al Servizio del bilancio del Senato e della Camera.
Anche allora si discusse: si capì che la riforma che introduceva la tipizzazione della legge finanziaria e la necessità della quantificazione degli oneri richiedeva un'apposita struttura parlamentare specializzata. Si discusse se dovesse essere questo un compito affidato alla Corte dei conti, ad un servizio unico o ad un servizio specifico per i due rami del Parlamento: si preferì lasciare la Corte dei conti fuori dal recinto delle decisioni parlamentari, ma le si affidò il reperto di parificazione sui bilanci e si scelse la strada del Servizio "a due teste". Allora era una soluzione adeguata a quel momento storico ed istituzionale; ci si addentrava anche in un mondo inesplorato.
Oggi invece l'esperienza che abbiamo alle spalle ci insegna, con evidenza palmare, che il motivo di tanti fallimenti nel controllo della finanza pubblica è la mancanza di una dialettica corretta tra Parlamento e Governo e nell'ambito di un ragionamento più ampio parliamo di riforme basate su uno scambio virtuoso tra Governo e Parlamento. I colleghi costituzionalisti mi scuseranno se uso una semplificazione, ma lo schema è questo: al Governo più poteri per governare in modo efficiente e per realizzare il proprio programma; al Parlamento più strumenti per esercitare in modo più penetrante la funzione di controllo. Lo ha ricordato per l'applicazione concreta al bilancio il presidente Azzolini: più spazio di decisione al Governo, ma, nella partita che resta di competenza del Parlamento, poteri e strumenti più penetranti.
Ora, lo strumento per realizzare questo scambio è esattamente la presenza di una struttura dotata di tutte le competenze tecniche, del peso scientifico e organizzativo, per interloquire alla pari con Governo e Ragioneria dello Stato. Mi rivolgo ai senatori Quagliariello, Zanda e agli altri colleghi che stanno lavorano alla modifica dei regolamenti parlamentari, ancora una volta articolati sullo schema "poteri e tempi certi al Governo per la realizzazione del programma e garanzia all'opposizione di poter esercitare con strumenti adeguati il proprio nuovo di controllo": ma a cosa state lavorando se per una delle funzioni più importanti del Parlamento, la sessione di bilancio, stiamo oggi decidendo che questa funzione non sarà quella che state prevedendo nelle proposte di modifica dei Regolamenti? Sarà dunque squilibrata, inadeguata e quindi è inutile il lavoro che state facendo.
Da ultimo, è stata citata più volte la struttura del CBO statunitense. Ebbene, per memoria, quella struttura dispone di 230 unità, non di qualche decina alla Camera e meno di una decina al Senato. Altro che interna corporis, vice ministro Vegas: è una scelta politica di fondo. Lì il 70 per cento dei funzionari sono economisti, c'è un board in cui le migliori menti economiche del Paese partecipano e danno il loro orientamento. Si dimostra che il sistema presidenziale resta interamente nell'ambito di un recinto di una democrazia vitale grazie a vigorosi contrappesi.
Non vogliamo qui fare questo salto di qualità: si capisce che c'è un solo argomento per non farlo che è quello della paura di toccare l'esistente, della pura conservazione dell'esistente, ma la conservazione dell'esistente dopo acclarati fallimenti non è mai una buona politica. Dite che si potrà fare egualmente? Vi attendiamo alla sfida. La promessa è stata già fatta qualche anno fa: il risultato è stato troppo modesto rispetto alle necessità di una buona conduzione della finanza pubblica e di una buona condizione - ha ragione il senatore Baldassarri - di una democrazia parlamentare che non vuole impaludarsi in un gioco di veti reciproci tra Governo e Parlamento, tra maggioranza e opposizione, ma vuole dare fino in fondo il proprio contributo per il benessere del Paese. (Applausi dal Gruppo PD)

emendamento 6.0.1
Morando, Lusi, Mercatali, Carloni, Giaretta, Legnini, Lumia, Milana, Rossi Nicola
Dopo l'articolo 6, aggiungere il seguente:

Art. 6-bis. (Struttura unica di supporto tecnico)
1. Gli elementi tecnici funzionali all'esercizio del controllo parlamentare della finanza pubblica sono forniti da un'unica, apposita struttura di supporto, istituita d'intesa tra i Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
 
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