Occasione mancata per ridurre i costi della politica

Pubblicato il 16 luglio 2011, da Dai giornali

Mattino di Padova, 16 luglio 2011

Una occasione persa, purtroppo. Noi dell’opposizione abbiamo guardato agli interessi dell’Italia. Approvare subito la manovra, pur ritenendola pessima per la sua iniquità. Per dire all’opinione pubblica internazionale che l’Italia sa reagire. Abbiamo proposto molte cose per riportarla sul piano della giustizia sociale, perché avesse un contenuto riformatore e a favore dello sviluppo. Abbiamo ricevuto solo dei no. No immotivati e senza dignità di una argomentazione Una maggioranza atterrita e bloccata dalle sue divisioni interne. Un brutto spettacolo.

C’ è una cosa che mi indigna più di tutte. Il rifiuto ostinato della maggioranza ad affrontare con coraggio e subito il tema dei costi della politica. Come si può pensare di impostare una manovra che prevede tra l’altro di tagliare del 20% le agevolazioni fiscali a sostegno dei familiari a carico, dei mutui per la casa, delle spese per l’istruzione, delle spese sanitario. Interventi decisivi per sostenere il bilancio delle famiglie, e questi si autodefiniscono partito della famiglia. Come si può pensare di fare questo e di non toccare il trattamento economico di parlamentari e consiglieri regionali. E’ uno scandalo che mi umilia.

Il PD insieme alle altre opposizioni ha fatto questa volta tutta intera la sua parte. Abbiamo predisposto un pacchetto di proposte, firmate da tutti i capigruppo delle opposizioni, che avrebbero dato un messaggio chiaro e forte all’opinione pubblica. Le riassumo così:

eliminazione del vitalizio dei parlamentari e consiglieri regionali e sostituzione con il metodo contributivo, come tutti gli altri cittadini;

immediata equiparazione del trattamento economico dei parlamentari e consiglieri regionali a livello della media europea e rigoroso regime di incompatibilità;

eliminazione delle auto blu, tranne le altissime cariche dello Stato;

eliminazione delle province sotto i 500.000 abitanti e accorpamento dei comuni di minori dimensioni;

piano industriale della pubblica amministrazione con unificazione delle strutture territoriali anche a livello sovraprovinciale (meno uffici, più servizi);

limitazione alle partecipazione degli enti pubblici a società (meno consigli di amministrazione, più servizi efficienti);

tetto ai compensi dei manager pubblici.

Cose concrete e fattibili subito. Abbiamo ricevuto un no su tutta la linea. In commissione questi emendamenti sono stati bocciati 13 a 12. Sarebbe stato un solo senatore della maggioranza a cambiare il risultato. Nessuno ha avuto il coraggio di farlo.

Adesso però l’opinione pubblica può avere idee più chiare: non è la politica che non vuole. Sono i parlamentari della Lega e del PdL che non vogliono. Un motivo di più per mandarli a casa.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

7 commenti

  1. Isabella Gianelloni
    16 luglio 2011

    Dobbiamo dirle ovunque, queste cose. Dobbiamo rispondere battuta su battuta a chi vorrebbe sempre equiparare tutto e tutti. La politica non è tutta uguale, c’è chi si occupa seriamente dei problemi dell’Italia e dei suoi cittadini e chi pensa solo al tornaconto, personale o di corrente.


  2. Stefano Gerosa
    16 luglio 2011

    > limitazione alle partecipazione degli enti pubblici a società
    > (meno consigli di amministrazione, più servizi efficienti);

    Bene Paolo, il taglio agli stipendi dei parlamentari sarebbe più che altro un segnale di moralizzazione e la riduzione delle Provincie, positiva e necessaria, comporterebbe comunque la necessità di spostare alcune competenze e personale ad altri Enti Locali.

    Il vero grande risparmio, il vero grande taglio di costi della politica sarebbe quello di eliminare Consigli di Amministrazione e Presidenti nominati ovunque dalla politica. Posti distribuiti dai partiti ai loro iscritti e trombati “da sistemare” da qualche parte, per mantenere un sistema di potere che succhia risorse enormi al Paese.
    Per far funzionare Enti, anche se a partecipazione pubblica, bastano dirigenti e funzionari assunti per le loro competenze e pagati secondo i risultati, e la direzione politica la può dare benissimo un Assessore e una Giunta.
    Quando sentirò un partito che la smette di agitare davanti al naso il taglio dello stipendio dei parlamentari (che va fatto, si intende!!), come specchietto per le allodole (cioè come se il taglio dei costi della politica fosse solo quello) e volesse veramente incidere con il bisturi su questo sistema partitocratico e clientelare …. allora lo voterò.
    Per il PD potrebbe essere una battaglia vincente. Pensateci e fatevi sentire.


  3. Rinaldo
    16 luglio 2011

    perchè le provincie sopra i 500.000 devono restare? coraggio abolire Credibilità e coerenza sopra ogni compromesso o resteremo al palo.


  4. Paolo
    17 luglio 2011

    Per eliminare le province ci vuole una legge costituzionale, con i tempi relativi. Mentre ridurre il numero a quelle sopra i 500.000 (si eliminano più della metà) si poteva fare subito con una legge ordinaria. Se intanto si fosse approvata la riduzione del numero e poi ad esempio la mia proposta di legge costituzionale che prevede l’assunzione delle funzioni residue delle province da parte di unna associazione territoriale governata da assemblee di sindaci avremmo subito un risultato ed in prospettiva la soluzione definitiva.


  5. Paolo
    17 luglio 2011

    Caro Stefano,
    penso che la parte del compenso dei parlamentari riguarda due aspetti (non certo quello che pensano molti cittadini, aiutati da certa informazione, che se pagassero i parlamentari non ci sarebbe bisogno di alcun sacrificio): l’esempio necessario ed introdurre criteri di maggiore efficienza ed eguaglianza: pagare chi lavora (chi è assente non percepisce), rendere più trasparente il compenso (cosa ci fa il parlamentare, quanta parte resta per la sua famiglia e qualta parte è investita in servizi alal democrazia: attività culturali, gestione di media, contributi all’attività partitica e delle associazioni, ecc.), eliminare previlegi fuori dal tempo (i vitalizi). Poi i veri costi della politica riguardano appunto la presenza di molteplici organismi (voluti dalla politica e non solo, vedi camere di commercio e banche) con numerosissimi cda in cui la competenza specifica è una variabile. perciò sono pienamente d’accordo con te


  6. Paolo
    17 luglio 2011

    Si, è vero. Penso che anche il PD su questi temi più che dire “sì, però” o addirittura “ci vuole altro” debba dire con chiarezza dei sì molto forti. per difendere la sostanza della democrazia e della partecipazione democratica, con i suoi strumenti (rappresentanza nelle istituzioni scelta dai cittadini, partiti democratici, ecc.). Insistendo per evitare una deriva in cui, essendo tutti eguali, le oligarchie pensano ad un potere senza democrazia. I quotidiani hanno riportato le notizie sulla manovra sotto il titolo “la casta si difende” senza riportare la nette prposte di combiamento del PD. Fa comodo dire così piuttosto che aiutare i cittadini a vedere le differenze. per questo dobbiamo farlo noi con molta insistenza.


  7. Andrea
    18 luglio 2011

    Finalmente qualcosa di concreto, qualcosa che possa dirsi “dalla parte dei cittadini”. Spero che non sia un fuoco di paglia!


Scrivi un commento