Papa Tedesco: non c’entra la Chiesa.

Pubblicato il 21 luglio 2011, da In primo piano

Ho votato sì all’arresto del collega senatore Tedesco. Decisione quella dell’arresto di una persona da non prendere mai a cuor leggero, e tanto meno sull’onda di una pubblica emozione. E dietro la decisione ci stanno affari molto delicati nell’equilibrio tra poteri dello Stato che non vanno ricondotti a tifoserie, popolarità delle decisioni, vantaggi o svantaggi politici.

Intanto va chiarito su cosa esattamente un parlamentare è chiamato a decidere. Non nel merito del processo o sulla persona, ma su due elementi che se esistenti giustificano il diniego dei provvedimenti restrittivi. La presenza evidente di un fumus persecutionis, che può essere proprio legato al ruolo pubblico  del parlamentare o una sproporzione tra i reati per cui si chiede l’arresto e le conseguenze delicatissime sull’alterazione della composizione del Senato, così come deciso dagli elettori. Pensiamo che nella scorsa legislatura anche l’arresto di un sol senatore avrebbe potuto essere decisivo per la caduta del Governo.

Nel caso di Tedesco la stessa maggioranza che poi ha votato per respingere la richiesta di arresto ha riconosciuto l’inesistenza di un fumus persecutionis e quanto alla proporzione dei reati le imputazioni sono per reati gravissimi come associazione a delinquere, concussione e corruzione. Vi erano quindi i motivi per concedere l’arresto, tenuto tra l’altro conto che in nessun modo l’arresto avrebbe avuto conseguenze sulla normale dialettica tra maggioranza ed opposizione. E su questa posizione esplicitamente si è espresso il Gruppo del PD.

Abbiamo chiesto il voto palese. Il Regolamento lo prevede, a meno che 20 senatori richiedano il voto segreto. A conferma che non si tratta di decidere sull’esistenza o meno di reati a carico di un componente dell’Asemblea, cosa che naturalmente non può competere al Parlamento, ma sul possibile conflitto di due poteri dello stato o di due interessi da tutelare: quello alla piena composizione degli organi eletti dai cittadini e quello della tutela della legalità. Per questo era giusto che ci fosse una pubblica assunzione di responsabilità sulla decisione. La maggioranza ha negato questa possibilità. Bisognava consentire alla Lega di dichiarare pubblicamente il voto favorevole all’arresto(spaventata dalle reazioni dei propri elettori) per poi nel segreto dell’urna poter votare contro (regolamento di conti tra maroniani più forti alla Camera e cerchio magico più forti al Senato, e dopo parlano dei difetti della prima repubblica…).

Il sen. Tedesco con molta dignità in questa occasione ha chiesto la concessione dell’arresto, ritenendo che la dignità dell’istituzione venisse prima della situazione personale. La maggioranza ha risposto più o  meno dileggiandolo, chiedendo che si dimettesse (se si dovessero dimettere tutti gli imputati del centrodestra vedremmo rivoluzionato il parlamento) e sostenendo veramente una singolare posizione: una critica veemente all’operato di Tedesco assessore alla sanità dal punto di vista della correttezza, del controllo ferreo sugli appalti, ecc. con ciò riconoscendo l’esistenza di una grave questione penale e poi negando l’arresto.

La matematica dei voti dimostra che l’opposizione si è comunque comportata coerentemente  anche nel voto segreto. I voti disponibili dei gruppi di opposizione erano 125 più qualche voto dell’UDC ed i voti favorevoli all’arresto sono stati 127. Del resto al Senato le distanze tra maggioranza ed opposizione sono più ampie della Camera.

Qualche riflessione può essere fatta comunque anche sul comportamento della magistratura pugliese. La lunghezza esagerata delle indagini, decisioni contraddittorie in procedimenti collegati, la richiesta dell’arresto con una motivazione molto discutibile a mio avviso: Tedesco nella sua qualità di senatore potrebbe reiterare i reati. Come? Influenzando i decisori locali. Ma non c’è un Presidente (Vendola), ed un assessore alla Sanità a presidio della legalità delle decisioni? Si dovrebbe immaginare una loro complicità! Ma per l’appunto non siamo stati chiamati a decidere nè della sussistenza di reati nè dell’appropriatezza delle decisioni del Pubblico Ministero. Per questo c’è il GIP, che le ha parzialmente accolte. C’è solo da augurarsi che ora si passi rapidamente alla fase processuale.

Così come ci vorrebbe una adeguata prevenzione da parte della politica. Come si fa a nominare assessore alla Sanità una persona che ha rilevantissimi interessi personali nel settore delle forniture sanitarie? Gravissimo errore per chi l’ha proposto e per chi l’ha accettato.

Concludendo: la maggioranza resiste nel fortino del parlamento (registrando anche gravi sconfitte) ma è sempre più debole nel paese e lontano dall’opinione pubblica e incapace di affrontare con il piglio necessario la grave situazione economica.

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3 commenti

  1. Anna Menon
    21 luglio 2011

    Gentile Senatore,
    dal mio punto di vista ritengo gravi le sue parole”tenuto tra l’altro conto che in nessun modo l’arresto avrebbe avuto conseguenze sulla normale dialettica tra maggioranza ed opposizione”.
    Un reato da semplice cittadina della Res-publica viene giudicato diversamente da reati svolti da un sentore o un onorevole? ma la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? Spero di aver capito male ma una posizione del genere conferma il sentire dei comuni cittadini che vi definiscono ” LA CASTA”


  2. pierangela
    21 luglio 2011

    Commento brevissimo: lei ha perfettamente ragione. In questo caso sì all’arresto, della giustizia poi si occupi la giustizia. Sul PD, per favore, nessuna ombra: chi ha una macchia, seppur piccina, NON VA CANDIDATO.


  3. Paolo
    21 luglio 2011

    La Costituzione italiana all’art. 68 recita: “Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza.” I reati sono giudicati nello stesso modo ma la richiesta di arresto (che non è un giudizio, ma una procedura ritenuta necessaria dal magistrato inquirente, nei casi tassativi previsti dalla legge: pericolo di fuga, di reiterazione del reato, di inquinamento delle prove) nel caso di un parlamentare ha una procedura particolare. Bisogna contemperare, come ho scritto, l’esigenza del magistrato con l’esigenza di rispettare la composizione del Parlamento così come l’hanno voluta gli elettori. Forse non è appropriata l’espressione che ho usato, ma in questa valutazione non c’è dubbio che occorre anche tener conto delle conseguenze sulla libera vita delle istituzioni. Nella scorsa legislatura la maggioranza al senato era di un voto. In questo caso certo si sarebbe dovuto con ancora maggior attenzione valutare le conseguenze dell’arrersto di un suo componente. Non è questione di casta. è questione di Costituzione. Anche perchè non è che i magistrati siano infallibili. Tra i magistrati c’era un farabutto come il sig. Papa che avrebbe potuto magari adottare provvedimenti strumentali per far cadere il governo Prodi. Per questo c’è una valutazione prevista dalla Costituzione.


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