Un podestà senza coraggio

Pubblicato il 25 luglio 2014, da Politica Italiana

Nulla di nuovo. Sempre i populisti invece di risolvere i problemi cercano di schivarli additando nemici. Così è stato per i negri negli Stati Uniti, per gli ebrei in Germania e nei paesi dell’est. Con esiti drammatici, l’olocausto nazista,  ma anche la coltivazione dell’antisemitismo da parte di Stalin, o tanti linciaggi negli Stati Uniti.

Il Sindaco di Padova Massimo Bitonci continua la tradizione, per fortuna con altre proporzioni.

Minacciando guerre civili contro l’ospitalità a Padova di un piccolo gruppo di profughi. Dimenticando che il Ministro degli Interni il leghista Roberto Maroni assegnava autoritariamente quote ai comuni. Ma è propria dei populisti anche una sostanziale vigliaccheria: scansare i problemi, assegnando ad altri la soluzione. Bisogna aiutarli nei paesi di origine. Come no, certo. Quando esistono gli Stati. Ha funzionato in Albania, in Marocco, in Tunisia. E dove esattamente andrebbero aiutati profughi che vengono da paesi in cui le strutture statuali sono dissolte? Siria, Eritrea, Libia, Sudan.

E naturalmente l’altro trucco dei populisti è nascondere la vera immagine del problema. Così occorre che l’immagine dei profughi sia nascosta dietro quella degli spacciatori, dei malavitosi, in modo che il cuore delle persone si chiuda. Ma purtroppo gli spacciatori hanno ben altri e appoggiati ingressi, non hanno bisogno di rischiare la vita.

No, abbiamo a che fare con persone disperate. Basta pensare quale disperazione (ed amore infinito) possa portare dei genitori a far partire da solo un proprio figlio bambino, consumando tutti i propri risparmi, senza sapere dove andrà, se sopravviverà, se mai potranno rivederlo. Sono questi bambini che dobbiamo guardare negli occhi, non gli spacciatori. Con questo deve misurarsi la civiltà, non con viscide coltivazioni delle paure.profughi

Come se potesse diventare più sicura una città dove il primo cittadino predica quotidianamente per la discriminazione religiosa, la negazione di luoghi di culto, facendosi eguale a quegli stati fondamentalisti che lo vogliono negare per i cristiani.

E a proposito di Crocefisso valgono le parole del Vescovo di Erice: “quando sbarcano sulle nostre coste non hanno un buon odore, ma è quell’odore che deve restare attaccato alla pelle del cristiano”.

Non si tratta di “buonismo” (e comunque della parola bontà non bisogna mai vergognarsi), si tratta del coraggio civile di affrontare i problemi. Di non sottrarsi alle responsabilità. Senza scaricarle, perché il paradosso è che questi federalisti poi vengono meno per paura alle proprie responsabilità e ricorrono a Mamma Stato.

In ogni caso bisognerà che Bitonci si rassegni. E’ stato eletto Sindaco, certo, ma dovrebbe ricordare ogni tanto che non si è trattato proprio di un plebiscito. E’ stato eletto da 51.700 padovani su 162.000 aventi diritto al voto. Cosa che gli dà il diritto di governare, non di considerare la città una cosa sua. In cui scomandare a proprio piacimento. E le proprietà private o le proprietà di altre istituzioni non dipendono da lui. E vale sempre il dovere della leale collaborazione con altre istituzioni. C’è bisogno di un Sindaco e non di un podestà di tradizione fascista.

Perciò qualche decina di profughi arriverà, senza disturbare la città, e troverà tanti padovani che si daranno da fare senza gli avari calcoli del profitto politico.

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5 commenti

  1. Giovanni Gasparin
    26 luglio 2014

    Da condividere totalmente quanto affermi. Grazie!


  2. roberto zarpellon
    27 luglio 2014

    Caro Paolo! Populismo! Populismo!! Populismo!!!
    Non sanno fare altro questi, che per vent’anni hanno imperversato (impoverito) la provincia di Treviso. Ora un po’ anche a voi di Padova.
    Tu tocchi temi troppo alti; non sanno (non hanno gli strumenti) per capire di cosa parli. o spero che la popolazione universitaria, faccia qualcosa…
    Del resto la sintesi la trovi tutta nel presidente della Regione, che ha promosso lo slogan (gli slogan sono il suo pane…: altro non sa fare), dell’economia a “Km 0”.
    Lo zero sta proprio nel suo essere: un presidente “0” che oltre ai prodotti veneti a “km 0” abbia visioni e idee a “KM 0”.
    Ora si parano dietro la crisi, ma il Veneto, di per se non sarebbe in crisi, se nel momento, giusto questi “illuminati governmanti” avessero saputo interpretare i segni dei tempi.
    Arrivo a dire perfino che non m’interessa niente se rubano o no, perchè qui hanno fatto di peggio: hanno chiuso i teatri (consegnati ad una SPA), smembrato una rete di associazionismo e volontariato che teneva in piedi un sacco di attività culturali, a vantaggio di sagre! sagre!! sagre!!! (il consenso…), e se non si è amici degli amici, o amici dei collusi e complici di questo disastro, non hai diritto a dire la tua. In teatro si entra solo se paghi, o se sei amico di ciò che resta di una fondazione (cassamarca – che ha sperperato l’inverosimuile),e i loro lecchini (che hanno lingua a carta vetrata…).
    Un chiaro segno di confonto cultura, aperto alle idee differenti….
    Quindi, se temono le idee differenti (non vorrei aggiungere “differenti” perchè loro idee non ne hanno), è chiaro che a maggior ragione temono il “diverso”; per loro che, come come detto sopra, ragionano a “KM 0”: capirai….
    Ma la colpa è di chi (politica, rappresentanti istituzini, purtroppo anche i giudici, quantomeno strabici), ha lasciato che questi, con azioni illegittime (vilipendio alla bandiera, allo stato etc. etc.), ottenessero consenso fra i sempliciotti e a volte disperati cittadioni.
    Un abbraccio
    Roberto Zarpellon


  3. Paolo
    28 luglio 2014

    Caro Roberto, tutte osservazioni ben fondate. L’importante è reagire e non assuefarsi. Le paure non fanno marciare in avanti l’umanità, semmai la spingono indietro


  4. Matteo Pellegrini
    28 luglio 2014

    Caro Paolo, è avvilente per chi ha sempre creduto in Padova e nei suoi abitanti dover constatare quanto i tempi stiano compromettendone il carattere. Le tue parole hanno dato forma a un’eco di versi che mi ronzano nella testa dall’ultima campagna elettorale (e dal successivo corteggio di dichiarazioni che, con disarmante frequenza, il neosindaco – e chi per lui – rilascia). Sono i versi di quello che, tra un po’ sono due secoli fa, sosteneva ci fosse una “social catena” a stringere tra loro “i mortali” – che magari a qualcuno potrà ridestarsi come pallido ricordo di scuola, ma a me continua a sembrare una dichiarazione di puro amore per l’uomo, scevro da appartenenze religiose -. Perdonami la citazione, ma anche la poesia a volte, per aiutare deve essere aiutata ad uscire da libri e biblioteche (e scuole!):
    “Nobil natura è quella / Che a sollevar s’ardisce / Gli occhi mortali incontra / Al comun fato, e che con franca lingua, / Nulla al ver detraendo, / Confessa il mal che ci fu dato in sorte, / E il basso stato e frale; / Quella che grande e forte / Mostra se nel soffrir, né gli odii e l’ire / Fraterne, ancor più gravi / D’ogni altro danno accresce / Alle miserie sue, l’uomo incolpando / Del suo dolor, ma dà la colpa a quella / Che veramente è rea, che de’ mortali / Madre è di parto e di voler matrigna. / Costei chiama inimica; e incontro a questa / Congiunta esser pensando, / Siccome è il vero, ed ordinata in pria / L’umana compagnia / Tutti fra se confederati estima / Gli uomini, e tutti abbraccia / Con vero amor, porgendo / Valida e pronta ed aspettando aita / Negli alterni perigli e nelle angosce / Della guerra comune.” (G. Leopardi, La ginestra, 111-135) Ma ormai di comune, qui a Padova, sembra esserci davvero poco… Grazie ancora, Matteo Pellegrini


  5. Paolo
    4 agosto 2014

    Caro Matteo condivido totalmente e grazie per ilricordo dei versi leopoardiani. La poesia consente spesso di andare al fondo delle cose, cogliendo i nessi essenziali. Come diceva Josè Marti, padre della rivoluzione cubana e poeta lui stesso l’indistria da da mangiare ai popoli, ma kla poesia dà loro dignità…


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