Il partito tenda

Pubblicato il 23 ottobre 2014, da Pd e dintorni

Nadia Urbinati ha pubblicato su Repubblica di oggi un interessante piccolo saggio sulla natura del PD, con la consueta acutezza di pensiero.

Urbinati parla del PD come “partito tenda”, sul modello del Partito Democratico americano. Ma mette in luce anche le profonde diversità tra il sistema politico italiano e quello statunitense. E dice che dovremmo parlare, secondo il progetto della Leopolda di un post partito.

Su questa parte constato con piacere che sono gli stessi concetti che avevo sviluppato sul mio precedente intervento di ieri W le Leopolde . Urbinati sottolinea le caratteristiche potenziali del partito tenda, come partito inclusivo, che allrga i confini, con pochissimi distinguo ideologici.urbinati

Ne mette in luce anche i potenziali difetti. Perché il conflitto allontanato dall’inclusione si può riprodurre al proprio interno. E sottolinea che nei partiti americani c’è comunque una forte contrapposizione nel sistema valoriale e dice Urbinati del rischio che l’ambizione di Renzi non sia solo di essere un “partito pigliatutto” ma addirittura coltivi il sogno di diventare tutto.

Bene, sono temi molto seri, che meriterebbero una discussione approfondita al nostro interno, anche sul territorio, invece che derubricare la questione ad una contrapposizione tra nostalgici ed innovatori o alle convenienze della organizzazione di posizioni di potere.

Perché una cosa deve essere chiara. Costruire e far vivere il partito tenda non è affatto più facile che costruire il tradizionale partito casa a cui siamo abituati…

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