Note di viaggio

Pubblicato il 20 dicembre 2014, da Nel Mondo

Riprendo i miei consueti commenti, di ritorno da un lungo viaggio in Cambogia e Vietnam con Ester ed un gruppo di amici, in tempo per farvi i migliori auguri per le prossime festività.

Un viaggio molto interessante, in due paesi con risorse monumentali e naturalistiche di eccezionale rilievo.

I templi di Angkor in Cambogia, eretti tra il VII e il XIII secolo, mentre l’Europa cercava faticosamente di innovare il romanico, testimoniano una elevatissima civiltà, una capacità costruttiva e decorativa che l’Europa ancora non conosceva e tramettono il fascino misterioso delle grandi civiltà scomparse.

Ma la Cambogia è anche il paese della dittature feroce di Pol Pot. Tra il 1975 ed il 1979 la Cambogia fu trasformata in un enorme campo di sterminio. 2 milioni di abitanti deportati in campi di lavoro nelle campagne, le famiglie separate, vietata ogni manifestazione di affetto, il semplice possesso degli occhiali  o di una penna era sufficiente per essere considerato un nemico del popolo da incarcerare senza processo. Abbiamo visitato l’S-21, una scuola trasformata in un carcere dove oltre 20.000 persone sono state torturate nel modo più efferato e poi assassinate: uomini, donne, bambini, senza alcun processo. Si calcola che circa un milione e mezzo di cambogiani siano stati assassinati in questo modo ed altri due siano morti di stenti e per mancate cure, più di un terzo della popolazione esistente. L’S 21, ora trasformato in museo, con le migliaia di fotografie di torturati ed assassinati, con le macchie di sangue ancora visibili nelle celle, è la testimonianza perenne di cosa possa nascere dalla bramosia del potere e da una ideologia disumana.angkor

Il Vietnam è stata pure terra di antica civiltà, ma per la mia generazione è stata anche il simbolo della cattiva coscienza dell’occidente, terra diventata il luogo dello scontro tra due diversi imperialismi, quello sovietico e quello americano. Vinse Ho Chi Min portando alla riunificazione del paese.

Non so cosa direbbe ora il vecchio “zio Ho” vedendo le strade di Hanoi invase dai negozi delle grandi firme internazionali, decorazioni natalizie che non ricordano un evento estraneo alle religioni predominati, ma semmai lo spirito consumistico che si sta affermando. Tanti giovani con jeans e accessori con i più famosi marchi occidentali, naturalmente taroccati.

Un paese, che dopo una disastrosa ed ideologica conduzione dell’economia, sta rinascendo con una politica di riforme (parola magica anche lì) che ha attratto capitali ed attività produttive. E nonostante resti uno dei pochi paesi a regime socialista restano elevatissime disparità sociali e una elevata corruzione, oltre alla mancanza di libertà politiche. Per i paradossi della storia, liberatosi dell’imperialismo americano deve fare i conti con un vicino ingombrante, la Cina, che fa una politica aggressiva di espansione: occupando le isole che sarebbero nelle acque territoriali vietnamite, ampliandole con enormi movimenti di terra, sfruttando commercialmente i contadini vietnamiti con contratti capestro, ecc.

Un mondo che cambia profondamente, perciò. Problemi geopolitici inediti e nuovi protagonismi di cui tener conto.

Sull’aereo di ritorno in Italia da Bangkok ritrovo i quotidiani italiani: con gli stessi titoli di quindici giorni prima, quando siamo partiti…

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2 commenti

  1. Mario
    20 dicembre 2014

    Si non è cambiato niente, la solita politica, i soliti arresti, i soliti indagati, i soliti discorsi, tutti sanno di tutto e di più. Mi sembra di vedere quel film di Alberto Sordi ” TUTTI DENTRO”. Ben tornato nel nostro mondo pieno di contradizioni. Ciao.


  2. Lucia
    20 dicembre 2014

    Sembra tutto uguale, ma il clima di disagio e anche di diffidente prudenza cresce.


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