Avanti o popolo?

Pubblicato il 26 gennaio 2015, da Nel Mondo

La parte più facile per Tsipras, viste le condizioni sociali, economiche, politiche della Grecia era vincere. Ma ha vinto molto bene, anche al di là delle previsioni. Adesso inizia la parte più difficile: come trasformare la vittoria in azione di governo, stretto tra le molte promesse fatte (quelle tipiche di chi deve dare speranza ad un paese stremato: meno tasse, più pensioni, più sussidi, più diritti, ecc.) ed i vincoli finanziari, perché per fare anche una parte minore di queste cose, a cominciare dal pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, deve essere sostenuto con finanziamenti esteri, perché nelle casse dello Stato i soldi non ci sono e per avere i finanziamenti deve dare sufficiente garanzia che i titoli greci non diventino carta straccia. Per avere la maggioranza in Parlamento gli mancano due voti, sembra li troverà con una alleanza con la lista indipendente di destra (non con i comunisti) a riprova che gli schemi tradizionali non reggono più.Alexis Tsipras

Ci può essere uno scenario tragico con il default della Grecia per imprevidenza dei vertici europei e di Tsipras, che trascinerebbe con sé una ulteriore crisi drammatica per tutta l’Europa, oppure la ricerca di una ragionevole via d’uscita, in cui Tsipras ottenga qualcosa, cedendo tuttavia parecchio sulle promesse fatte. Ma i circoli europei più tradizionali si rendano conto che oltre alla sostenibilità del debito serve anche una sostenibilità sociale e politica, se non si vuole veder crollare l’edificio europeo sotto la spinta di populismi, nazionalismi e xenofonobie.

Preferisco guardare la seconda ipotesi. Mi sembra la più probabile. Comunque Tsipras alla prova di governo può essere utile per due motivi. Intanto è un soggetto in più che al tavolo europeo può sostenere con buoni argomenti la linea che Renzi con altri sta cercando di costruire, con un importante alleato in Draghi: sostenibilità del debito ma politiche fortemente espansive. E la sua esperienza consentirà di verificare nella concretezza la fattibilità di una politica economica alternativa, oltre le evocazioni romantiche e teoriche.

Naturalmente la situazione sociale e politica è molto diversa dall’Italia. Una economia basata sul turismo e su un ipertrofico apparato pubblico insieme ad una elevata evasione fiscale, a bilanci pubblici per molti anni truccati. Un micidiale mix che di colpo non ha più tenuto, obbligando il paese a una riconversione con effetti sociali drammatici. E in Grecia non c’era il PD, ma una socialdemocrazia stanca ed usurata, incapace di rinnovarsi.

Volendo fare un ragionamento un po’ paradossale dovremmo dire che quanto ad approccio ci sono molti punti di contatto tra l’amato Tsipras e l’odiato (dalla sinistra radicale) fiorentino. Sono tutti e due leader giovani, Renzi del 75 e Tsipras del 74, tutti e due hanno una fortissima leadership e capacità narrativa, tutti e due hanno messo in discussione l’assetto politico in cui si sono formati, perché Tsipras nasce comunista, ma lascia presto i comunisti ellenici, fermi ad un dogmatismo incapace di leggere il paese. C’è anche la capacità di trascinare il corpo elettorale oltre le previsioni: vale per il 40,8% di Renzi alle europee e per il 36% di Tsipras. Certo ci sono contenuti politici diversi, ma staremo a vedere di fronte all’azione pratica. Perché un conto è la campagna elettorale ed un conto la responsabilità di governo. E può darsi che le difficoltà che incontrerà Tsipras saranno simili a quelle che ha conosciuto il centrosinistra in Italia: pochi numeri in parlamento, forti divisioni interne  di fronte alle ineludibili responsabilità di governo.

 

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