Dopo Mattarella: e se Bersani tornasse ministro?

Pubblicato il 2 febbraio 2015, da Politica Italiana

Sulla elezione di Mattarella abbiamo letto tutti molto in questi giorni. E’ bello poter vivere giornate preziose per la democrazia. A differenza delle due volte precedenti (Ciampi e Napolitano 1) le ho vissute da spettatore ma con eguale partecipazione. Scrivo qui quello che mi è rimasto più impresso.

Il capolavoro del Fiorentino

Non è un termine fuori luogo. Era un passaggio molto difficile, su cui si riflettevano le tensioni delle precedenti strettoie del Jobs act, della legge elettorale e delle modifiche costituzionali. Renzi ha capito che tutto avrebbe rischiato di rovesciarsi sul voto segreto e che al PD poteva capitare ciò che poi è capitato a Forza Italia. Che un conto è avere una opposizione interna di qualcheduno in cerca di visibilità, un altro è dare la sensazione che per una parte non trascurabile il PD non fosse più una casa comune, con il rischio reale di una scissione. Ha anche capito che la narrazione del Patto del Nazareno, con i suoi retroscena di presunti accordi segreti, vincoli innominabili con Berlusconi, ecc. finivano per indebolirlo troppo. Ha cambiato lo schema, con qualche spregiudicatezza, ma per un fine importante. Ha tolto alibi alla parte più radicale dell’opposizione interna, ha dimostrato che il Patto del Nazzareno non era un accordo segreto da cui non avrebbe potuto liberarsi e da cui essere ricattato ma semplicemente una intesa per fare le riforme, finalmente. E soprattutto ha portato all’elezione in tempi rapidi di un ottimo Presidente della Repubblica. Non so come faranno quelli che vivevano di rendita nell’opposizione al duopolio Matteo/Silvio. Perché si conferma che il vero asfaltatore di Silvio è Matteo Renzi.giannelli010215_MGZOOM

Vincitori e vinti

Nel PD tutti vincitori. Ognuno può essere soddisfatto. Di Renzi ho detto, dalla minoranza possono dire che alzando la cresta hanno obbligato Renzi a concordare la soluzione. Penso che sia un vincitore particolare Pierluigi Bersani. Che portava ancora le ferite di due anni fa. Che poteva anche essere un candidato. Ha lavorato seriamente e con saggezza per la soluzione, per la Ditta avrebbe detto.

E i perdenti? Certamente Berlusconi. Voleva dare l’immagine di un Presidente del Consiglio legato a lui a doppio filo, di essere un indispensabile King maker. Doveva accontentarsi di meno, capendo meglio la sua debolezza, non solo personale ma anche politica con un partito sfilacciato. Perdenti anche M5S, che avevano l’occasione di lascare un segno, dimostrare che di fronte a nomi ineccepibili potevano starci. Hanno preferito giocare al giochetto usurato delle quirinarie per finta, parlare dell’uranio impoverito, del padre di Mattarella. E hanno di nuovo perso. E Alfano? Qui la questione è più complessa. Poteva essere più semplice per lui starsene zitto e accettare la proposta di Mattarella: un ex dc, un amico di suo padre, un siciliano, ecc. ecc. Ha voluto giocare un gioco più complesso, che al momento lo vede in difficoltà. Però ha aperto una prospettiva politica nuova, offrendo al declinante Berlusconi una apertura per la valorizzazione della famiglia popolare europea. Si vedrà.

Il Presidente

E’ stato detto da tutti. Una persona seria. Lasciamo stare le battute sul ritorno della Balena bianca. Offrirà al paese, stremato dall’eccesso di politici da twitter, dalla politica rissosa e gridata, l’immagine di una politica che parla poco ma parla quando deve. Io ho lavorato con lui quando è stato capogruppo del PPI alla Camera nel 1996 e poi Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Difesa nei governi D’Alema e Amato. Lo ricordo come è stato descritto in questi giorni: sempre disponibile all’ascolto, alla mediazione alta, paziente nel costruire le soluzioni, ma fermissimo nel difendere i principi in cui crede. Ricordo in particolare la determinazione con cui portò avanti la fine della leva obbligatoria, avendo contro una parte del mondo militare. Ma non si fece spaventare. Ne vedremo delle belle, nel senso proprio di belle cose per la nostra Patria. Degno successore di Napolitano. Un cattolico che non nasconde la sua fede, ma non la sventola, né la usa strumentalmente. Semmai ne fa la base di una valutazione rigorosa delle cose.

Le prospettive

Non credo a conseguenze da terremoto. Lasciamo decantare le cose. Si alzerà un poco la voce, ma poi? Alfano non ha interesse a lasciare il Governo al buio, Berlusconi non ha interesse personale dopo essersi esposto sulle riforme con voti concreti a non intestarsene il merito. Certo bisognerà vedere cosa succede in Forza Italia, ma comunque sono all’opposizione. Anche dentro il PD la parte più seria della minoranza sa che è stato fatto un passaggio importantissimo e c’è un cambio di clima.

Semmai, superate queste forche caudine di dicembre e gennaio, Renzi è molto più forte, può guardare davvero alla conclusione della legislatura. Naturalmente per intensificare l’azione del governo. Per questo se fossi in grado di dare consigli consiglierei a Renzi di fare un bel rimpasto di governo per affrontare al meglio la seconda parte della legislatura. Non ha più bisogno della rottamazione e di immagini simboliche. Può e deve lavorare sulla robustezza. Sarebbe un gesto degno di lui chiedere a Bersani di tornare al governo allo sviluppo economico. Il ministro delle lenzuolate. C’è ancora molto da fare.

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