Immigrati siamo noi

Pubblicato il 15 maggio 2015, da Nel Mondo

Oggi a Padova alle 19.30 in Piazza Garibaldi manifestazione per ricordare che non si può vivere solo di paure, risentimenti, individuazione di nemici presunti. Per dire che c’è un’altra Padova rispetto a quelle che si riduce a pensare che si possa chiudere le porte al mondo, che i drammi dei migranti non ci riguardano, che semmai tocca ad altri risolverli. Che vuole chiudere cuore, occhi e orecchi per non sentire e non sapere che quelle dei profughi sono storie drammatiche che si ripetono nella storia e che richiedono azione e non commozione. Che non si risolvono con le consuete giustificazioni per tranqulizzare la coscienza: non tocca a noi, vengon per rubare, ci tolgono il lavoro, che staga a casa sua e molto di peggio…

E quella che leggiamo e vediamo è una storia dentro di noi. E’ la storia dei nostri migranti, che come quelli di oggi fuggivano dalla miseria e dalla disperazione. Solo che quella volta toccava a noi subire gli insulti, il disprezzo, l’emarginazione.

Debbo alla segnalazione di mio figlio Giovanni il testo di una canzone con i versi di Angelo Giusti, uno dei veneti arrivati nella prima ondata di migrazione della fine dell’800, scomparso nel 1929. La canzone che cantavano i Veneti in Brasile, dove tentavano di farsi una vita

 

Da l’Italia noi siamo partiti,

siamo partiti col nostro onore.

Trentasei giorni di macchina a vapore,

e in America siamo arrivà.

A l’America siamo arrivati

non abbiam trovato né paglia e né fieno,

abbiam dormito sul nudo terreno,

come le bestie abbiam riposà.

Ma la Mèrica l’è longa e l’è larga

è circondata da monti e da piani,

e con l’industria dei nostri italiani

abbiam formato paesi e città!

 

E come ha ricordato nel talian, la lingua dei Veneti in Brasile il rettore dell’Università di Caxias do Sul, veneto/brasiliano di quinta generazione “No ghe gera tempo da pianser. E se de le volte la gente se comove, xe par pianser par quei che no ga podesto. Qua però ghemo vinto. El Brasil ga fato el monumento al Imigrante. Xe la vitoria del lavoro. Levemo la testa e cantemo. Orgoliosamente semo veneti

Non c’era tempo per piangere e oggi piangiamo per chi non ha potuto dice il veneto/brasiliano. E lo diranno le nuove generazioni di europei venuti dal mare.

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