Senza PD dove pensate di andare?

Pubblicato il 12 settembre 2016, da Pd e dintorni

I due sondaggi sulla situazione elettorale pubblicati nei giorni scorsi da Repubblica e dal Corriere della Sera, pur divergendo un po’ nei dati, certificano una situazione comunque chiara.

Sembra che l’Italia sia condannata ad una anomalia elettorale. Per tanti anni il bipartitismo imperfetto, con la DC al governo con diversi alleati ed il maggior partito dopo la DC, il PCI, all’opposizione, non solo per i risultati elettorali ma anche per l’impossibilità pratica di accedere al Governo nel mondo diviso dalla cortina di ferro. C’è stata la breve stagione della seconda Repubblica, con una ristrutturazione dei partiti tradizionali ed il timido formarsi di un bipolarismo classico, simile a quello esistente in prevalenza nel mondo occidentale, un polo progressista ed uno conservatore. E’ finita questa breve parentesi.

Ora se restasse in vigore l’Italicum al ballottaggio andrebbero due partiti, il PD ed il Movimento 5 Stelle. Un partito progressista (checché ne dicano i critici a sinistra) ed un Movimento difficilmente classificabile negli schemi tradizionali, che ha preso voti sia nell’elettorato tradizionale di sinistra che in quello di destra, come ampiamente dimostrano le vicende romane. Del resto è noto che Le Pen in Francia e Alternative für Deutschland in Germania raccolgono la maggior parte del voto operaio.

Le più recenti rilevazioni di Ilvo Diamanti ci dicono che il PD torna ad essere il primo partito con il 32,1%. M5S paga con quasi 4 punti il caso Roma scendendo al 28,8%. Ma io penso che sarà una parentesi emotiva e che poi potrà recuperare. E’ un voto molto ideologico, contro il resto del mondo più che pro, e resisterà. Infatti un altro sondaggio di Huffington Post ci dice che il 70% degli elettori 5 stelle sono convinti che non vi sia nulla di serio nel caso Raggi e che si tratti di una bolla mediatica e per un altro 27% che si tratti di errori veniali, risolvibili con le scuse. Del resto Berlusconi è resistito 20 anni raccontando una Italia che non c’era e politiche che non riusciva a mettere in atto, e tanti elettori si sono accontentati, pensando comunque che i “comunisti” fossero peggio, fossero ancora pronti a tartassarli con le tasse, espropriarli dei propri beni e a consentire l’invasione dell’Italia. Ricordiamocelo sempre: è soprattutto a sinistra che c’è un elettorato esigente, sempre pronto all’esame del sangue, al dubbio divisivo, al pessimismo, ecc. A destra e nell’area populista sono di bocca buona, si accontentano di slogan efficaci ed hanno maggiore fiducia nel Capo…Partito_Democratico_Simbolo

A destra prosegue la lenta evaporazione di Forza Italia che in un anno è scesa dal 14,2% all’11 e la contestata iniziativa di Parisi per il momento non ferma l’emorragia. La Lega di Salvini, dopo l’exploit estivo, scende sotto Forza Italia con il 10,2%: girare con le bambole gonfiabili e con le divise delle forze dell’ordine può servire ad andare sui media, a far sghignazzare i propri tifosi, ma non fa superare il proprio bacino elettorale. Io penso che ci sia in modo più o meno sotterraneo una voglia di governabilità e di serietà.

E i critici a sinistra del PD? Francamente più urlano e criticano e meno crescono nell’elettorato. Non si schiodano da un dato tra il 5 e il 6%. Troppo poco per essere alternativa, divisi, senza leadership. Al massimo utili per il compito in cui sono specializzati: far vincere la destra dividendo il fronte.

Questa è la fotografia, che vale quel che vale perché poi c’è l’esercito degli astenuti che potranno decidere di tornare a votare, e non si sa per chi, o perseverare nell’astensionismo.

Le variabili sono molte, compreso il fatto che semmai a destra troveranno un federatore il campo elettorale ci sarebbe. Però mi sembra certo che a sinistra l’unico pilastro esistente è il PD. Se si abbatte questo non resta nulla. Sarebbe un pilastro molto più robusto se non ci fosse questo continuo dissidio interno. Tutte le rilevazioni dicono che per gli elettori questo è il maggior punto di debolezza del partito che impedisce una più ampia fiducia.

Una grave crisi di governo, inevitabile se prevalesse il No, non sarebbe la passeggiata che prefigura D’Alema (mente brillante a cui tuttavia è sempre riuscito meglio il distruggere che il costruire). Il PD perderebbe affidabilità negli elettori. Senza riforme, senza legge elettorale, senza una maggioranza politica nell’attuale Parlamento, senza credibilità del PD per presentarsi alle elezioni. Senza alternative reali.

L’unità del PD è un valore. Sta al Segretario rafforzare le ragioni della convivenza (bene l’apertura seria sulla legge elettorale), sta ai critici interni essere consapevoli che alternativa a Renzi non c’è.

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1 commento

  1. zanforlin Buno
    12 settembre 2016

    Il Pd torna ad essere il primo partito … nonostante la sinistra interna..sembra quasi impossibile …


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