Bi-tonfo

Pubblicato il 14 novembre 2016, da Realtà padovana

Infine è caduto. Se sarà una caduta senza resurrezione lo decideranno gli elettori al momento delle elezioni. Lo decideranno anche sulla base delle alternative che saranno presenti. Certamente ce ne saranno due, Bitonci con una sua lista e il Movimento 5 Stelle. Se si gioca su vecchi schemi è molto probabile che queste due forze vadano al ballottaggio. Il risultato sarà diverso se saremo capaci di generare una grande alleanza civica per Padova, attorno ad un programma affascinante e convincente con una guida autorevole e credibile. Si vedrà, certo che il tempo è poco e bisogna darsi da fare subito.

Intanto pensiamo a come e perché è caduto Bitonci. C’è stata una capacità di iniziativa del PD che ha messo in campo una opposizione in Consiglio Comunale, ma ha anche saputo inserirsi nelle contraddizioni della maggioranza. Ma tutto è stato reso possibile da una carenza di educazione democratica da parte di Bitonci. Ne ha scritto molto bene Stefano Allievi sul Corriere Veneto http://www.stefanoallievi.it/2016/11/le-fragilita-del-decisionista-la-caduta-di-bitonci/. Un conto è fare il Sindaco di una piccola comunità come Cittadella, in una condizione di sostanziale monocolore e un conto è guidare una coalizione in una città complessa ed articolata come Padova. Illudersi che lo stile padronale sia lo stile più efficace è un errore grave, una visione distorta delle istituzioni. Del resto l’etimologia della parola sindaco deriva dal greco: syn insieme e dike giustizia. Il Sindaco perciò sarebbe chiamato ad amministrare insieme, non in modo solitario. La pretesa di essere l’unico tenutario del mandato popolare non ha riscontro nell’ordinamento. Di per sé i poteri assoluti sono antidemocratici e non sono mai previsti. Neppure quelli del Sindaco, che ne ha molti, ma incontra dei limiti anche politici nel necessario confronto con il Consiglio Comunale, che di poteri ne ha pochi, ma alcuni li ha. Compreso quello di sfiduciare il Sindaco attraverso lo strumento delle proprie dimissioni.stemma

Pensare di governare con propri pretoriani che si sostituiscono alle strutture dell’amministrazione comunale, togliendole terzietà ed indipendenza, considerare gli assessori dei portaborse da comandare a bacchetta, o ossequienti o fuori dai piedi, insultare come “comunista” qualsiasi cittadino che non lo omaggia, sono tutti atteggiamenti che non hanno nulla a che fare con la democrazia. Certo se fai assessori persone senza nessuna esperienza, senza professionalità, senza un proprio lavoro questi ti saranno grati, perché lo stipendio di assessore non è banale. Ma questo serve al proprio portafoglio, non alla gestione efficiente della città.

Intendiamoci: anche Zanonato è stato piuttosto centralista nella gestione della macchina comunale, piuttosto insofferente del Consiglio Comunale, con la briglia stretta nei confronti degli assessori, ma c’era comunque un pluralismo politico, una coalizione da rispettare, che è riuscito a tenere insieme anche nei momenti difficili dialogando ed ascoltando. E comunque questo tipo di gestione basata su una personalità forte l’abbiamo pagata nel momento del passaggio e della successione dopo una lunga sindacatura.

Da questo atteggiamento padronale ne è conseguito anche una mancanza di visione generale della città. In cui gli interventi principali hanno avuto due orientamenti: per principio distruggere le eredità (positive per i cittadini) che aveva ricevuto e compiacere i vari clienti che lo avevano aiutato in campagna elettorale. Così si spiega l’abbandono dell’accordo sull’Ospedale, che aveva il consenso di Comune, Università, Regione, Provincia, per avventurarsi sulla strada incerta di un’altra collocazione piena di problemi urbanistici di cui si vedrà l’esito, ma al momento nulla è stato fatto. O l’abbandono della seconda linea del tram, già finanziata dallo Stato, creando un grave danno al Comune. O l’abolizione dell’auditorium per la musica, che sarebbe stato un motore di sviluppo potente per l’economia cittadina. O il bizzarro progetto di realizzare il terzo stadio di calcio della città, con caratteristiche di capienza, sicurezza, accessibilità inferiori all’Euganeo, per compiacere una ristretta platea di ultras, in gran parte neppure cittadini di Padova, probabilmente nascondendo un disegno speculativo sulle aree dell’Euganeo. Tanti micro interventi nel campo della viabilità hanno proprio un nome ed un cognome, corrispondenti agli interessi privati di chi ha fatto campagna elettorale per lui.

Tuttavia adesso inizia un’altra partita. La comunicazione di Bitonci sarà molto semplice. Io sono stato eletto dai cittadini, sono stato abbattuto da una congiura di Palazzo, ritornerò con il voto dei cittadini. Naturalmente si potrebbe rispondere che in questo caso il Palazzo è la casa della democrazia cittadina, cioè il Consiglio Comunale e che non di congiura si è trattato ma dell’uso del potere che la legge dà ai consiglieri comunali. Proprio per evitare l’arbitrio del Sindaco la legge prevede un rimedio: le dimissioni dei consiglieri comunali. Un rimedio scomodo perché si rinuncia ad una “poltrona” ma un rimedio pienamente democratico, di una democrazia che si fonda sempre sull’equilibrio dei diversi poteri. Perché, è bene ricordarlo, i Consiglieri comunali sono anch’essi come il Sindaco eletti dai cittadini, tra l’altro con il voto di preferenza e non nominati dai partiti.

Però questi sono argomenti non molto efficaci in campagna elettorale. Bisognerà impostare una narrazione diversa, impostata su una patavinitas orgogliosa della storia di una città culturalmente aperta al futuro e non una città spaventata e piena di rancori. Qui però si vedrà anche la capacità della cosiddetta società civile, il mondo della cultura, dell’impresa, della ricerca, del volontariato, delle professioni di non stare a guardare, di non dividersi con mille distinguo o di caratterizzarsi per lo stare a guardare. La posta in gioco vale troppo.

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4 commenti

  1. Lorenzo
    14 novembre 2016

    Buon giorno,questa analisi sulla caduta del sindaco di Padova la trovo corretta e precisa su quello che è accaduto .Purtroppo (x quello che posso capire io) le dimissioni di Bitonci sono avvenute in un momento dove il PDI di questa città x ora non ha un’alternativa credibile x governare la città. Davanti ci sono alcuni mesi prima del voto e volendo si potrebbe trovare un candidato credibile e capace, ma la mia paura è che dopo un po comincino le lotte interne i distinguo,creando confusione ai cittadini. Un esempio può essere il prossimo referendum. …non si dimentichi che Bitonci è stato eletto sindaco di Padova xche il PDI in campagna elettorale si è diviso, e le conseguenze le ha pagate la città. Grazie x avermi dato la possibilità di esprimere il mio pensiero. Lorenzo Lando


  2. Paolo
    14 novembre 2016

    sono d’accordo, bisogna assolutamente evitare di ripetere gli stessi errori. Il fatto che non ci sia una alternativa immediata era inevitabile, perchè la legislatura si è interrotta per le divisinioni della maggioranza, senza le quali era impossibile far cadere Bitonci. Ora occorre che non solo il PD ma tutte le forze politiche e sociali che erano contrarie a Bitonci evitino divisioni, distinzioni, pregiudizi, ecc. grazie del commento


  3. Gianadolfo
    15 novembre 2016

    …non sarebbe male se qualcuno riuscisse nell’intento di far imparare a memoria l’articolo di Giaretta a Bitonci…il tutto in pochi giorni con l’avvertenza che altrimenti il suddetto ex sindaco finira’, per castigo, dietro la lavagna!!!


  4. Paolo
    18 novembre 2016

    mi accontenteri che lo leggessero tutti quelli che vogliono impedire che Bitonci sia rieletto…


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