Un’idea per Padova, ripensare la città

Pubblicato il 30 marzo 2017, da Realtà padovana

Ho trovato interessante l’intervista di Ruzzante sulla situazione padovana. Piero dice che è sbagliato considerare il primo turno elettorale come se fossero delle primarie. Bisogna sfruttare il tempo che c’è ancora per ricucire il rapporto tra Giordani e Lorenzoni, costruendo le ragioni di un’unica candidatura.

In effetti io ho proposto che invece di litigare sui torti e le ragioni si viva il primo turno con uno spirito positivo, come se fossero delle primarie all’interno del fronte progressista. Sarà perché osservo dall’esterno, sarà perché sono un po’ prigioniero di una idea della politica un po’ agèe, a me sembra impossibile a questo punto raggiungere ciò che non si è raggiunto prima, che è stato offerto dal PD ed è stato rifiutato. Però se questo avvenisse, con l’aiuto di chi ha rapporti con Coalizione Civica, sarebbe una bella cosa. Anche perché una parte di elettori è imbarazzato nella scelta e capisco che lo sia anche Articolo 1.

Potrebbe aiutare il fatto che queste prime settimane di campagna elettorale hanno messo in luce da un lato la difficoltà di comunicare al di fuori della più ristretta cerchia dei supporter, dall’altro che a ben guardare nelle cose essenziali è difficile riscontrare decisive differenze tra la proposta di Giordani e quella di Lorenzoni. Certo possono esserci personalità e accentuazioni diverse, un linguaggio che si rivolge ad elettorati diversi, ma si tratta di specificità perfettamente complementari.

Ben venga dunque una decisione nel senso indicato da Ruzzante, se fosse possibile. E se la cosa si rivela impossibile come impiegare al meglio le nove settimane (e mezzo?) che ci dividono dal primo turno? Bisogna sempre misurarsi con le cose possibili. Una cosa possibile è certamente l’atteggiamento che ha suggerito in una recente intervista Ivo Rossi. Due candidati che parlano alla città, della loro idea di città pensando appunto alla complementarietà dei progetti. Sfruttando le novità che possono portare.

A ben vedere ci sono dei tratti in comune. Da un lato il fatto di non avere precedenti esperienze politico/amministrative. Con modalità diverse (l’uno più accademica/scientifica, l’altra più manageriale) hanno compiuto delle esperienze nel settore pubblico, ma né l’uno né l’altro è stato chiamato ad esercitare l’arte regia di Platone, la Politica. Combinare idee, risorse, visioni, consensi popolari a servizio del bene comune. Unendo le diversità in una visione cooperativa. Speriamo di vederli all’opera nel passaggio tra il dire ed il fare.

Nella crisi dei partiti poi ognuno dei due candidati ha alle spalle anche dei partiti, ma insieme esprimono la novità di movimenti civici veri. In cui si muovono persone senza precedenti esperienze politiche, o con brevi esperienze fuori dal recinto dei partiti. Ci può essere perciò un linguaggio comune e punti di vista convergenti.

Diciamoci la verità: è molto difficile trasmettere all’elettorato una idea di città, una visione solida e lungimirante. Perché i media si interessano di più alle dispute ed alle contrapposizioni. Difatti hanno riservato molto spazio ai tempi per loro felici delle divisioni del PD o dei contrasti con ed all’interno di coalizione civica. E i social per loro natura lavorano sulle tifoserie e sulla semplificazione.unideaperpadova

Ma di una idea di città per muovere animi e cuori degli elettori c’è bisogno. Ci soccorre in proposito un prezioso libro pubblicato dalla Comunità di Sant’Egidio di Padova, con gli interventi tra gli altri di Mirko Sossai, di Alessandra Coin, Umberto Curi, Giampiero Dalla Zuanna, Daniele Marini, Guglielmo Frezza, Francesco Jori. Che si intitola appunto “Una idea per Padova, ripensare la città per vivere insieme”.

Una lettura in profondità della città, attorno a solidi valori di convivenza civile. Per una Padova coraggiosamente aperta al futuro. Una volta erano i partiti capaci di offrire queste chiavi di lettura. Oggi il pendolo si sposta verso la società civile. Il libro dimostra la vitalità di questo pezzo di società. Sarebbe ingiusto attrarre questi ragionamenti negli schieramenti partitici. Ma non c’è dubbio che è lo schieramento riformatore il più indicato per trasformare queste suggestioni in agenda politica. E se si lavora su queste idee, se Giordani e Lorenzoni le utilizzano durante la campagna elettorale la convergenza o subito o dopo sarebbe la naturale e necessaria conseguenza. Con soddisfazione degli elettori.

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1 commento

  1. Paolo
    30 marzo 2017

    Certi settori di sx pensano che Renzi sia peggio di Berlusconi e non amano Giordani parlavo ieri con un amico sacerdote ed era piuttosto contrario a Giordani


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