I dinosauri: rapacità privata ed imprevidenza pubblica

Pubblicato il 5 aprile 2017, da Realtà padovana

Bene ha fatto Sergio Giordani ad accendere i fari sul fallimento della Mostra sui Dinosauri. Una mostra di modesto valore scientifico (la maggior parte dei reperti erano riproduzioni in resina degli originali) ma di un certo richiamo didattico, perché da sempre i dinosauri sollecitano la fantasia dei più piccoli e non solo. Che però era stata presentata con grande strombazzo da parte della amministrazione Bitonci come la mostra del secolo e si trova a fare i conti con un rosso di mezzo milione di euro. Nonostante i quasi 170.000 visitatori che in sé sono un ottimo risultato per una mostra temporanea.

E’ un esempio interessante perché il risultato è la congiunzione perversa di una imprevidenza pubblica e di una avidità privata. Da un lato il Comune bitonciano concentra su questa mostra pressochè tutti i fondi disponibili per la cultura. Per una Mostra che non ha nulla a che fare con il territorio, che non valorizza per niente le capacità scientifiche locali. Eppure abbiamo a Padova fior di istituzioni universitarie che si sarebbero potute coinvolgere, sapienze scientifiche che avrebbero potuto produrre in proprio.

Ma è la logica di una Amministrazione Comunale senza creatività e visione proprie che compra mostre a scatole chiuse sul mercato. Senza capacità valutativa. Così deve chiudere la Fiera delle Parole, manifestazione culturale di successo, essendo incapace di concordare con gli organizzatori eventualmente un diverso modello culturale. Si affida a scatola chiusa a Sgarbi, il quale si prende un bel pacco di euro, diventa protagonista di sé stesso, eccita un pò di pruderie di certa borghesia locale (quella che compra i libri di successo non per leggerli ma per metterli sugli scaffali intonsi) e poi fa anche un bello scherzo all’Amministrazione perché gli organizza una manifestazione, Babele a Nord Est che, occorre riconoscere, culturalmente è quanto di più distante potesse esserci dalle chiusure culturali e dai localismi della amministrazione leghista.dinosauri

Poi compra sul mercato la Mostra dei Dinosauri. Già vista in Italia. E qui veniamo alla rapacità privata. Chi è l’organizzatore della mostra? “24 Ore Cultura”. Che già aveva propinato a Padova una risibile mostra sul Cibo, preparata in occasione dell’Expo di Milano, altro fallimento ripianato dal denaro pubblico. Dunque una emanazione del quotidiano di Confindustria “Il Sole 24 Ore”. Quello famoso per il suo profondo rosso e con una inchiesta penale aperta perché avrebbe alterato i dati sulla diffusione, ingannando gli inserzionisti.

Naturalmente sulle pagine del Sole non mancano mai (è il loro mestiere) inni alle capacità imprenditoriali e alla necessità che il pubblico riduca il proprio perimetro, lasci spazio alle capacità gestionali del privato, anche per servizi importanti per la qualità della vita dei cittadini. Certo che se le prove gestionali del sistema Confindustria sono quelle dimostrare con il quotidiano di loro proprietà ci sarebbe poco da fare prediche. Quanto al mercato belle parole, ma come spesso capita il mercato è inesistente, si vende a scatola chiusa a Comuni babbei, e il deprecato pubblico diventa il pozzo a cui attingere perché sul mercato non ci si sa stare.

Storia indicativa di come vanno certe cose in Italia. La “casta” additata con successo come la causa di tutti i mali per poter fare, con una politica più debole, i propri affari. Come l’ineffabile Fabio Fazio, censore dei costi della politica, che strilla alle libertà violate perché si vuole ritoccare il suo principesco stipendio…

Così la mostra sta in piedi con un eccezionale contributo pubblico della Fondazione Cassa di Risparmio: 1,2 milioni di euro! Quanto cose migliori si sarebbero potute fare, a beneficio di tutti e non solo di un privato. Ma i poteri forti evidentemente esistono. Specie se Amministrazioni deboli danno loro campo libero.

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