Minniti ha ragione e non tradisce i valori della sinistra

Pubblicato il 21 agosto 2017, da Politica Italiana

Le drammatiche vicende spagnole hanno tolto dalle pagine dei quotidiani le polemiche sull’iniziativa del ministro Minniti per nuove regole sulla assistenza in mare ai migranti. È bene però ritornarci, anche perché gli efferati atti terroristici portano con sé nuove paure e nuove chiusure, che vanno gestite.

Voglio ritornarci su un punto specifico: la campagna di stampa che ha caratterizzato in particolare il gruppo Repubblica Espresso con l’accusa al PD di rinunciare ai propri fondamenti valoriali.

Giudizio per me molto superficiale. Ed appoggiato ad un argomento che dimostra esattamente il contrario. E cioè che trattandosi di una crisi epocale e strutturale non è con provvedimenti di “polizia” che può essere affrontata. E che questa idea “securitaria” dei problemi dei migranti sia una idea di destra, la prova del cambiamento genetico del PD.

Ora se c’è un governo in Europa che con più determinazione ha sollevato la questione della necessità di una risposta ambiziosa dell’Europa al problema dei migranti questo è il governo italiano. E la stessa criticata affermazione di Renzi nell’ultimo suo libro sull’aiutarli in Africa al di là delle facili polemiche esprime con chiarezza l’idea che il flusso di migranti si fermerà nel tempo solo con la pace e lo sviluppo di quei territori.

Del resto la prova evidente è data dai cambiamenti che sono intervenuti. Ci ricordiamo quando le prime ondate di migranti provenivano dal Maghreb e noi genericamente parlavamo di marocchini? Anche allora c’era chi si sentiva assediato, eppure con la crescita economica ed una maggiore stabilità di Marocco e Tunisia quei flussi sono cessati. E semmai sono paesi che ora accolgono migranti dall’Africa sub sahariana. E ci siamo già dimenticati che nel culmine della crisi siriana la Germania accolse 1 milione di profughi. Poi anche Merkel ha dovuto fare i conti con l’opinione pubblica…

Il punto è questo: se di ciclo epocale si tratta si può immaginare che l’Italia possa governare il fenomeno da sola e che questo possa essere sufficiente? E che sia una soluzione rendere meno rischioso l’ultimo passaggio sostanzialmente sostituendosi agli scafisti andando a prendere i profughi alle soglie delle coste libiche, nulla potendo fare per le lunghe marce attraverso il deserto dove altrettanti drammi, omicidi, violenze si realizzano? Di fatto rendendo più redditizio e conveniente il lavoro degli scafisti?

E chi governa il paese non ha il dovere di porsi il problema della sostenibilità? Di quanto le comunità locali riescano ad accogliere, di quanto possa sopportare la rete dell’assistenza, quella istituzionale e quella del mondo del volontariato? Per evitare che i centri di accoglienza diventino delle discariche umane in mancanza di alternative e di prospettive? Quando si moltiplicano segnali di razzismo esplicito (le case che non si affittano, il lavoro che non si dà, perfino l’esclusione dai concorsi canori) senza alcuna sensibile reazione. E negli Stati Uniti sfilano le bandiere naziste con la croce uncinata nella comprensione se non nella condivisione del presidente Trump

Non è una soluzione, ma è una necessità. Per governare per quanto è possibile l’accoglienza che spetta all’Italia. Per farla sentire meno sola di fronte a questo compito. È bastata una regolazione più rigorosa per spostare i flussi verso la Spagna. E questo aiuterà a capire che l’Europa non può continuare a ignorare il fenomeno e limitarsi a pensare che l’Italia si deve arrangiare, magari con qualche soldo in più.

P.S. È sempre difficile fare una graduatoria di chi si impegna per il bene degli altri. E ognuno ha le sue vocazioni e specializzazioni. E tuttavia rispetto alle ONG che vanno a prendere i migranti mi sembra che il lavoro fatto da CUAMM Medici con l’Africa per far crescere in Africa un sistema sanitario sia molto più produttivo di risultati di lungo periodo. E salvi molte più vite umane.

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