Razza di imbecille

Pubblicato il 18 gennaio 2018, da Politica Italiana

“Razza di imbecille” è una innocua espressione che può venire alle labbra di fronte ad un comportamento sbagliato. Ad esempio uno che ci attraversa la strada senza rispettare lo stop. Anche “toco de mona” può andare. Niente a che fare con le teorie della razza degenerata di lombrosiana ascendenza.

Qui però la parola razza entra nella campagna elettorale. Probabilmente senza ben capire la gravità. Ma poi sfruttando il clamore suscitato. Cercando di difendersi poi citando a sproposito la Costituzione. In cui i costituenti usarono l’espressione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” in un preciso contesto storico in cui le teorie razziste avevano generato l’Olocausto. Come ci ha ricordato Stefano Ceccanti il presidente del Comitato dei 75 Meuccio Ruini così spiegò l’inserimento: “Comprendo che vi sia chi desideri liberarsi da questa parola maledetta, da questo razzismo che sembra una postuma persecuzione verbale; ma è proprio per reagire a quanto è avvenuto nei regimi nazifascisti, per negare nettamente ogni diseguaglianza che si leghi in qualche modo alla razza ed alle funeste teoriche fabbricate al riguardo, è per questo che — anche con significato di contingenza storica — vogliamo affermare la parità umana e civile delle razze.”

Difesa della razza bianca da una presunta egemonia di altre “razze”. A parte che nella “razza” bianca ci starebbero tra gli altri romeni, albanesi e via cantando, oggetto della propaganda leghista come pericolosi nostri concittadini, e ormai ben accertato che le teorie razziali non hanno alcun fondamento scientifico, con patrimoni genetici ampiamente condivisi. Anzi bisognerà che i propagandisti della tutela della razza si rassegnino alla realtà scientifica che ognuno di noi porta traccia nel proprio Dna di quell’antenato condiviso che viveva nel cuore dell’Africa…Ci sono culture, sistema di valori, religioni diverse e questo può generare dialogo o scontro, allargamento delle menti o paure, ma la razza non c’entra per nulla.

Il fatto che ci deve preoccupare è che queste parole entrano nella campagna elettorale e sollevano l’indignazione di una minoranza. Perché sono convinto che la Lega non avrà alcun danno da questa uscita. Anzi. Dà espressione a paure, rancori, timori che ci sono. Nella parte della popolazione che legge di meno, dai tanti telespettatori dei format televisivi ansiogeni. Del resto Trump vince negli Stati Uniti con questo genere di propaganda.

E’ anche per questo che è grave la scelta di LeU in Lombardia. Perché non si vuole riconoscere il problema che si ha davanti, il declino di un sistema valoriale che è il fondamento della vittoria della destra, che non si ritiene di dover contrastare. Perché Gori= Renzi, e Renzi come Berlusconi. Anche a suo tempo c’era a sinistra chi diceva che tra Prodi e Berlusconi non c’era poi questa grande differenza. E abbiamo visto come è andata. E a volere andare ancora più lontano possiamo ricordare che mentre il fascismo era alla porta la sinistra si divideva, con la spaccatura tra socialisti e comunisti.

I conti comunque li dovremo fare. Perché se fosse vero che ormai il PD è divenuto un partito di destra allora si dovrebbe ritenere che tutta la tradizione della sinistra del nostro paese si è rinsecchita in quel 6/7% di cui è accreditato LeU. Cioè non vi sarebbe alcuna speranza. Non penso che sia così. Penso piuttosto che ci sia bisogno di una profonda rigenerazione culturale di tutta la sinistra per far i conti con le nuove questioni portate dalla modernità. Che si presentano in forme nuove, ma hanno fondamenta antiche: il tema dei diritti e dei doveri, dell’eguaglianza, della dignità di ogni persona, delle libertà…Nel frattempo bisognerebbe contrastare le derive culturali che si stanno realizzando. Distinguendo le diversità dalle inimicizie. Definendo delle priorità nelle scelte politiche.

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