Renzi, Tosi, Brugnaro, Variati: il Partito della Nazione è già qui?

Pubblicato il 29 gennaio 2016, da Veneto e Nordest

Venezie Post, 29 gennaio 1961

Naturalmente è solo una provocazione, giusto per non annoiarsi…e per vedere l’effetto che fa, come diceva il buon Jannacci

Si consolida il rapporto di amorosi sensi tra Renzi e Tosi. C’è senz’altro un tratto di simpatia caratteriale che li attira. Poi ci sono le convenienze: a Renzi non dispiace rafforzarsi al Senato con la piccola pattuglia tosiana e Tosi deve dare uno sbocco politico al suo movimento.

Ma forse Renzi pensa anche al Veneto. Evidentemente deluso dai risultati delle regionali. Forse pensa che il PD veneto non abbia sufficienti risorse in termini di classe dirigente per essere competitivo. Se è vero come è vero che dopo il disastro delle regionali ci sono state le dimissioni del Segretario regionale ma che a distanza di parecchi mesi non si è ancora trovata una soluzione per ripartire con un nuovo ciclo politico. Non sembra esserci una particolare cura di Renzi (questa volta da segretario nazionale del PD) nel promuoverne una. Del resto possiamo ricordare la sua visita agli industriali di Treviso nell’autunno scorso, in cui dette la netta sensazione che dei dirigenti del PD veneto poco gli importava.

Il fatto è che si conferma che nel Veneto è complicato ragionare in termini di schieramenti nazionali. Era difficile in passato, in cui comunque vi erano partiti relativamente solidi, figurarsi adesso. E forse il più rilevante errore commesso dai democratici veneti alle regionali è stata quella di una illusione di autosufficienza, drogati dal risultato di Renzi alle Europee. Voti a Renzi, al suo dinamismo, non voti del PD da replicare automaticamente alle regionali.gorilla

Guardandomi un po’ attorno mi viene da pensare quale can can farebbe oggi il mio amico Giorgio Lago, inventore della suggestione del partito dei Sindaci. Perchè quasi tutti i Sindaci dei capoluoghi (per non parlare di quelli dei centri minori) sono difficilmente inquadrabili negli schemi tradizionali. Di appartenenze chiuse dentro i partiti. Di leadership locali di partiti nazionali. A parte i Sindaci ferreamente leghisti di Padova e Rovigo, per il resto sono sindaci che si muovono in autonomia. Di Tosi abbiamo detto. Dire che Brugnaro sia a capo di una giunta dei partiti di centrodestra sarebbe alquanto umoristico. Comanda lui, si è portato i suoi collaboratori, gli assessori sono più o meno lì per finta. A Belluno c’è un sindaco civico, eletto contro il locale PD ma certamente di area democratica. Manildo a Treviso ha vinto sostanzialmente in proprio, più per liberazione del lunghissimo ventennio gentiliniano, gestito direttamente o per interposta persona. Anche il più “partitico” dei Sindaci, Achille Variati, non ha affatto dimenticato il suo protagonismo passato nelle battaglie contro il centralismo dei partiti, con Cacciari e Insieme per il Veneto, il punto più alto di una rappresentanza non forzaleghista: iscritto al PD, certo, ma non un sindaco a servizio del PD, con una accentuazione civica, che assomiglia all’atteggiamento di vecchi sindaci: i Sala a Vicenza, i Crescente a Padova, i Zanotto a Verona.

Del resto i leader veneti si muovono oltre i partiti. Brugnaro sta organizzando proprie liste almeno nei comuni della Città metropolitana di Venezia, Tosi si occupa di Fare e dintorni, Variati usa il ruolo di Presidente della provincia di Vicenza e presidente nazionale dell’Unione Province per un discorso molto innovativo e trasversale sulla riorganizzazione territoriale. Senza dimenticare che Zaia, pur avendo a che fare con un partito di una certa solidità, si è fatta alle regionali una lista propria che ha preso più voti della Lega. Forza Italia semplicemente non c’è. M5S si muove del tutto fuori dai confini tradizionali.

Risultato: la maggior parte dei voti veneti non sono intermediati dai partiti tradizionali. Sono piuttosto alla ricerca di leadership indipendenti dagli schemi del passato. Vuoi vedere che il Partito della Nazione nascerà in Veneto?

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